L’università è una cosa occupata

Caro diario,

l’Università è una cosa occupata.

Quando, alle 9.00 di giovedì, piazza Dante ha cominciato ad affollarsi, l’umore generale era piuttosto basso. Poche centinaia di persone, una discreta rappresentanza della CGIL-FLC e un certo numero di studenti medi.

 

Pare che, in barba all’informazione, un gruppo di manifestanti abbia portato panza e presenza in piazza Roma, toppando clamorosamente l’appuntamento concordato.

 

«C’era molta più pubblicità per il 30 Ottobre. Noi siamo venute a conoscenza di questo corteo solo ieri sera», dicono Daniela e Stefania, matricole di Scienze Biologiche «Si deve continuare ad oltranza, finché non otterremo qualcosa».

Convinto che si debba perpetrare lo sciopero è anche Giovanni Consalvo, lavoratore della scuola, sindacalista: «Si sta facendo di tutto per farci tornare alla lotta di classe, vogliono dividerci. Il valore ce l’hanno i soldi e non la cultura».

Ma la CISL si è lavata le mani di fronte alla crocifissione dell’Università?

«La FLC è la sola che combatte per i lavoratori dell’istruzione. Gli altri sindacati, generalmente, sono stati presi a strascico. Il 28 Ottobre, durante l’ultima riunione sindacale, il tavolo era pieno. Poi sono iniziati i disaccordi». Ma da che parte stanno gli “altri”? «Credono che sia giusto firmare per un contratto con 16€ netti in più al mese, che arrivano a 30€ per chi ha sulle spalle almeno venti anni di servizio. Accettare una proposta simile significherebbe rendere nulla l’ultima manifestazione di Ottobre».

Passa il tempo e il corteo prende forma, i dispersi di piazza Roma si aggregano in corsa e il flusso si riempie di giovani teste. Le giugulari dei megafomani, per l’ennesima volta, rischiano l’esplosione.

La Digos parla di 5.000 persone intervenute: è il popolo dell’Università, solo lui, compatto, o quasi.

Dai negozi e dagli uffici arrivano consensi.

«E’ una finta democrazia, questa in cui viviamo», sostiene una donna che lavora al Tabacchi di via Cappuccini. «E’ giusto scioperare, ma in maniera seria, non per gioco».

Gioco? E chi gioca?


Tacciati di mancanza di originalità e di eccessiva politicizzazione, gli studenti rispondono facendo partire, per più di tre volte, “Bella ciao”. In fondo non è colpa loro se gli altri, quelli che non intonano questa canzone, preferiscono stare in silenzio.

Alle 12:10, il trionfale ingresso in piazza Università. Il rettorato è invaso ed occupato, la tanto discussa Bastiglia, alfine, ha capitolato. Il Movimento Studentesco Catanese, dopo le parole, dimostra di portare a compimento anche azioni forti, sostenuto da chi, in blocco, nel giro di pochi minuti, ha appeso ogni tipo di striscione alle balconate.

Una volta occupato il magnifico rettorato, c’era solo da stanare il Magnifico Rettore. L’insistenza dei ragazzi del Movimento ha costretto qualcuno ad aprire le porte dell’ufficio, che hanno fatto passare unicamente una delegazione di tre membri dell’MSC, i quali sono stati ricevuti alle 12:55, dopo venti minuti di attesa.

Il Magnifico era in riunione, s’è precisato.

Ottenuto tutto il possibile, l’assemblea permanente poteva cominciare, avendo a disposizione “bagni, luce, telefono e fax”, per dichiarazione del Magnifico in persona. No, cioè, forse… Telefono e fax magari no. Ecco, l’assemblea permanente poteva cominciare, avendo a disposizione bagni e luce, per rettifica del Magnifico in persona.

Antonio Scalia, MSC, megafomane veterano, spiega le ragioni di un gesto così plateale.

«Vogliamo proseguire l’occupazione almeno fino a sabato, dopo pranzo. Questo vuole essere un forte segnale, che gridi che non accettiamo nessun compromesso sul nostro futuro. Il fronte sindacale si spacca, i rettori svendono la lotta e accettano i tagli… Eppure tutti si pronunciano contro: contro i tagli, contro il turn over. E il diritto privato? Chi si pronuncia contro quello che tocca direttamente gli studenti?»

Intanto, si formano gruppi di studio, per non rendere infruttuoso il tempo passato a presidiare il rettorato, e si stabilisce un ordine del giorno, sicché ogni momento possa essere sfruttato al meglio.

Ad occhi stranieri, tutto questo è sembrato splendido.

Ian, da un mese a Catania, originario di Ginevra, sorrideva vagando alla ricerca di una rete wireless dalla quale potersi connettere al web.

«Ginevra», mi spiegava «è un po’ come Barcellona. Solo più piccola. Però la sfera, come dire?, alternativa è altrettanto forte, e sembra forte pure a Catania. Qua, però, è diverso. E’ fantastico.»

Rimango interdetta. Perché?

«Perché qua sono tutti sobri!»


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