Ritratti pop del boss Messina Denaro, gadget e t-shirt con slogan e immagini stereotipate della sicilianità vendute sulle bancarelle dei luoghi turistici e su Internet. Ma davvero Cosa Nostra è solo un souvenir? - "Il Padrino come Narcos: i ragazzi cercano solo di distinguersi"- Lupo: "In Sicilia vince ancora l'indifferenza"
Se la mafia è un “ricordino”
Quando si va in vacanza, in qualunque parte del mondo ci troviamo, c’è un richiamo al quale nessun essere umano può resistere: quello dei souvenir. Così, dopo aver visitato splendide capitali europee, esotiche terre lontane, bellissime località marittime (o semplicemente di ritorno da una gita scolastica nel paesino più recondito della Calabria) entriamo in casa con la valigia straripante di gadget di qualsiasi specie, forma e dimensione. L’importante è che questo “ricordino” sia qualcosa che identifichi univocamente il luogo in cui siamo stati. Insomma, qualcosa di particolare e di caratteristico.
Fermatevi un attimo a riflettere: voi cosa portereste via dalla Sicilia? Tra pupi e ceramiche, vini e biscotti tipici, molti turisti, che affollano le più importanti località caratteristiche dell’isola (da Taormina a Catania, passando per i paesini dell’Etna), da qualche tempo possono scorgere con sempre maggiore frequenza gadget e magliette che in qualche modo ricordano la mafia. Sembra incredibile, ma quest’ultima trovata commerciale, oltre che attirare attenzioni ed interesse di molti visitatori, soprattutto stranieri, ha incrementato considerevolmente le vendite di questi esercizi.
Se prima si storceva il naso nel vedere in questi negozi le statuette a mezzo busto del duce, o quelle delle icone dell’uomo e la donna siciliana – lui con tanto di “coppola”, gilet nero e lupara sotto il braccio; lei con il grembiulone da cucina, baffi, seno generoso e sedere extralarge – adesso i poveri siciliani sono costretti pure a sorbirsi le magliette con la classica iconografia del padrino e di “Al Capone”, oltre a quelle, recentissime, con su scritto “Mafia è bello”, “Mafia Made in Italy”, “Baciamo le mani” “Lupara, tecnologia sicula è” eccetera.
Quasi increduli abbiamo chiesto alla titolare di una bottega di souvenir vicino al “Rifugio Sapienza”, alle pendici dell’Etna, il motivo di questa sua scelta: “In realtà non sono molto d’accordo nel reclamizzare la mafia – scandisce la signora – ma vi assicuro che questi gadget hanno avuto un buon riscontro per le nostre vendite, quasi un boom. Così ho deciso di continuare a commercializzarle e sinceramente non mi posso lamentare, anzi.” Non sono pochi i negozi che hanno fatto la stessa scelta, infatti tutti gli altri commercianti responsabili delle botteghe del “Rifugio Sapienza” espongono questi particolari souvenir. Stesso panorama in altri esercizi commerciali, come quelli che si trovano a Taormina e in Piazza Duomo a Catania.
Chissà quanti siciliani, improvvisati ciceroni degli amici di chat o del cugino del Nord, davanti a queste bancarelle hanno avvertito un senso di disagio: ma allora vi piace essere bollati come mafiosi (o comunque malviventi e nullafacenti – è infatti commercializzata nei negozi in questione anche la maglietta con su scritto “In Sicilia il lavoro fa male”)?
Ma non finisce qui. Infatti anche su Internet è possibile comprare questi gadget. Sul famoso portale di compravendita “ebay” già c’è chi vende “un fantastico stock di souvenir siciliani”, cento per l’esattezza, magliette col faccione di Marlon Brando versione Godfather e la scritta Mafia made in Italy. Ancora su “ebay” si trovano le statuette dei mafiosi, scomponibili in quattro pezzi come le matrioske russe, una dentro l’altra, alla modica cifra di circa 5 euro cadauna. E che dire dell’immagine a metà tra il glamour e il pop dell’ “ultimo padrino”, Matteo Messina Denaro?
Anche se è risaputo che il mondo del mercato è fatto di nuove idee, innovazioni e trovate geniali e che qualunque modello abbia un buon riscontro è “sovrano”, ci si chiede dove sia finito quello spirito che spirò dopo la morte di Falcone e Borsellino, portato avanti da quel popolo dei “lenzuoli bianchi” che mai si sarebbe sognato di indossare disinvoltamente una t-shirt con su stampato “Io sono un mafioso”. Anzi: la maglietta da portare in giro era quella con le facce dei due magistrati, l’uno accanto all’altro, sorridenti.
Davvero, come dice qualcuno, questi sono i segni della sconfitta della mafia, diventata roba da museo, o accattivante brand per giovanissimi?