Il presidente rosanero è un fiume in piena: «Mascardi mi ha truffato, voglio denunciarlo». E sul tecnico di Ascoli Piceno rincara la dose: «Lo scorso luglio aveva già un accordo con la Samp, voleva che lo esonerassi»
Zamparini, sfogo a tutto tondo «Mascardi da galera, Iachini un vigliacco»
Palermo truffato da personaggi che nel mondo del calcio non dovrebbero stare. Questo, in sintesi, il pensiero di Maurizio Zamparini, che nel corso di una conferenza stampa in città dice la sua sulla sentenza dell’Alta Corte di Manchester sul contenzioso per l’acquisto di Paulo Dybala: «Dybala è costato dodici milioni, due dei quali andavano al procuratore e alla famiglia. Gli altri dieci dovevano spartirseli la società proprietaria del cartellino a cui spettava il 40%, e Mascardi a cui spettava il resto. Arrivavano voci che il giocatore non avrebbe firmato, così Mascardi venne da me. Mi ha estorto 2,8 milioni per firmare il contratto». Parole dure del patron rosanero anche nei confronti del Tas: «Mascardi ha preferito rivolgersi a un’organizzazione che emette sentenze delinquenziali, il Tas. Scrivetelo pure, vorrei mi denunciassero. Certi procuratori pretendono soldi che non sono loro. È una vera e propria associazione a delinquere, le persone come Mascardi vanno messe in galera perché succhiano il sangue alle società. I regolamenti Fifa dicono che i procuratori non possono prendere compensi nelle cessioni, ma sistematicamente si sono inventati situazioni e fogli di vari colori».
L’intenzione della società di viale del Fante è chiara: «Vogliamo denunciare Mascardi – prosegue Zamparini –, chiedo che sia condannato per truffa. Io li denuncio penalmente, mentre loro mi hanno solo chiesto l’esecutività del lodo Tas. La Corte d’appello non è entrata nemmeno nel merito. Il fatto che io debba milioni a una società inglese non è vero, è solo un titolo di giornale. Quando ho ceduto Dybala alla Juventus, ho chiamato Pilla, l’avvocato del ragazzo, che mi ha detto di volere lui i 2,8 milioni perché era lui ad aver fatto l’operazione Dybala». Di problemi con i procuratori, il Palermo ne aveva già avuti anche in passato: «Abbiamo avuto problemi anche con l’ingaggio di Pastore: per lui pagai sei milioni e mezzo per metà del cartellino e potevo riscattare la restante metà a nove milioni dal procuratore Simonian entro due anni. Poi mi disse che li voleva in contanti e che l’affare con il Psg sarebbe saltato senza quei soldi. Ma il giocatore aveva già firmato e abbiamo trovato un accomodamento a 15: insomma, mi ha estorto sei milioni. Io prima pago, poi spero che la giustizia faccia il suo corso e punisca l’estorsione».
A questo punto, il numero uno del club rosanero guarda anche al futuro a lungo termine, senza scordare quello immediato: «Vlado e gli altri procuratori? Sicuramente mi possono dare una mano per arrivare a qualche calciatore, ma non entreranno mai nel Palermo. Stiamo avendo dei problemi nel tesseramento di Schelotto perché sembra che un allenatore straniero non possa essere ingaggiato da una società italiana. Felicori sta lavorando per capire cosa si può fare, ma l’argentino andrà in panchina come dirigente accompagnatore visto che può andarci chiunque. Come allenatore ci sarà Bosi». A tenere banco in questi giorni è stato anche l’eventuale ingresso in società di Predrag Mijatovic, ex giocatore e ds del Real Madrid: «Mijatovic è un amico di Vlado Lemic e vorrei dare inizio a un progetto con lui. Per ora è solo un osservatore, ma con lui vedremo chi prendere per l’anno prossimo. La priorità è quella di comprare dei giocatori top, ma vediamo cosa riusciamo a fare in questi sei mesi. È da molto tempo che sto cercando un supporto economico e vorrei qualche imprenditore di Palermo. Sapete quanti riccastri ci sono qui? Anche più di me».
Il patron, comunque, non si ferma qui, parlando anche dei progetti societari in termini di impianti: «Stiamo lavorando per il nuovo stadio, spero che il nostro progetto sarà sostenuto da un supporto economico che sto cercando da tempo. Facendo così, non avremo bisogno del Credito Sportivo». E si dimostra per nulla soddisfatto del momento che sta attraversando la squadra: «A Genova l’atteggiamento è stato molto negativo, ma forse era normale visto che la squadra non era condotta da nessuno. Adesso spero in Schelotto, a lui ho consigliato di fare come Donadoni quando arrivò a Bologna, ovvero di non stravolgere la squadra. Penso che vedremo in campo la stessa squadra che ha battuto il Frosinone e fatto bene con la Lazio, senza troppi rischi e troppe invenzioni. Schelotto può chiedermi quello che vuole sul mercato, ma non penso ce ne sia bisogno. Abbiamo fatto degli accorgimenti spendendo sei o sette milioni per aggiungere alternative e colmare alcune lacune».
Il discorso si sposta poi su Beppe Iachini, esonerato lo scorso novembre. Anche qui Zamparini usa parole dure nei confronti dell’ex tecnico, fornendo la sua versione dei fatti: «Iachini aveva trovato da tempo l’accordo con Ferrero e con la Samp, ma non me lo diceva. Se me lo avesse detto, glielo avrei fatto andare subito. C’erano liberi Donadoni e Guidolin, potevo prendere uno di loro. Iachini parlava con voi – dice il presidente ai giornalisti – e non con me. A un certo punto non si è neppure presentato all’allenamento prima della partita contro il Genoa che vincemmo fortunosamente. Sperava nel mio esonero e la cosa non va bene. Io a Beppe voglio bene come un figlio, gli vorrei insegnare le cose della vita ma lui non vuole apprendere. Voleva andarsene da Palermo perché la nostra squadra, a parer suo, non era competitiva». La fama di mangia-allenatori ormai lo precede da anni, ma anche su questo il presidente precisa alcune cose. «A Palermo – conclude Zamparini – sono felice, ma il sistema è malato. Esonero spesso gli allenatori, è vero. Ma perché quando si vince il merito è dell’allenatore e quando si perde la colpa l’hanno i giocatori e il presidente? I meriti e i demeriti vanno divisi tra tutti. Iachini, come molti allenatori italiani, si è montato la testa e pensa di essere il salvatore della patria. Per questo non è tornato».