Ponte sullo Stretto, il Piano economico finanziario della società: «Risorse pubbliche a fondo perduto»

«Non c’è alcun project financing, ma un Piano economico finanziario con risorse pubbliche (13,5 miliardi di euro) a fondo perduto che non devono essere rimborsate». Così l’amministratore delegato della società Stretto di Messina Pietro Ciucci commenta dei dubbi sulla sostenibilità economica del ponte. Dopo la bocciatura del progetto da parte della Corte dei conti.

Il Piano economico finanziario per il Ponte sullo Stretto

«La Stretto di Messina è una società in house del ministero dell’Economia e – spiega Ciucci – sottoposta al controllo del ministero delle Infrastrutture e non è previsto che faccia utili. Pertanto, i ricavi attesi dal pedaggio sono unicamente destinati a coprire i costi di gestione e manutenzione. Per questo – aggiunge – è stato possibile ridurre le tariffe di attraversamento rispetto all’attuale traghettamento».

Il pedaggio previsto nel Piano economico finanziario (Pef) per le auto sarà compreso tra circa 4 e 7 euro per tratta. Meno 80 per cento rispetto al traghetto. Con il valore più favorevole andata e ritorno in giornata. Per i camion/tir la tariffa è pari a circa 100 euro (meno 20 per rispetto al traghetto). «I ricavi complessivi attesi dal pedaggio – illustra Ciucci – sono pari a circa 125 milioni di euro che garantiscono, nel periodo di esercizio dell’opera, l’equilibrio economico-finanziario della concessione. E la copertura integrale dei costi operativi, della manutenzione ordinaria e straordinaria. Ciò in quanto – prosegue l’ad di Stretto di Messina – come più volte rilevato, l’investimento per la realizzazione del Ponte (pari a 13,5 miliardi), è interamente coperto da risorse pubbliche. Sotto forma di contributi a fondo perduto e, quindi, da non rimborsare».

Per la sostenibilità del Piano economico finanziario e la conseguente copertura dei costi è stato «stimato un traffico di 4,5 milioni di mezzi. La stima del traffico alla base del Pef deriva dall’applicazione al traffico veicolare, che attualmente interessa lo Stretto, dei tassi di crescita del 1,5 per cento e del 2 per cento annuo, rispettivamente per i passeggeri e le merci. Al suddetto incremento – continua Ciucci – si aggiunge la domanda indotta, legata sia al miglioramento dell’accessibilità sia all’abbassamento delle tariffe rispetto al costo attuale. I tassi di crescita – conclude l’amministratore delegato della società – sono stati stimati analizzando il traffico complessivo Sicilia – resto d’Italia. Che, nell’ultimo decennio, ha registrato per tutte le modalità di trasporto una crescita del 21 per cento per i passeggeri e del 24 per cento per le merci. Nonostante la crisi economica del 2010/12 e gli effetti del Covid19».


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