Secondo Luigi Crispino, fondatore della prima low cost siciliana, un collegamento tra i due capoluoghi non risolverebbe i problemi nei trasporti dopo il crollo del pilone sull'A19. Eppure fino a 15 anni fa la tratta esisteva: «Facevamo un prezzo politico, 30mila lire, ma solo per raccattare qualche centesimo»
Volo Ct-Pa, Air Sicilia ci aveva provato 15 anni fa «La stronzata del secolo, avevamo due passeggeri»
«Un volo Palermo-Catania? È la stronzata del secolo». Luigi Crispino è il fondatore di Air Sicilia, la prima low cost siciliana, che per un periodo ha coperto proprio questa tratta. L’azienda è fallita nel 2003 e Crispino è stato accusato e poi assolto con l’accusa di bancarotta fraudolenta. Il suo giudizio sulla soluzione aerea alle difficoltà nei collegamenti in Sicilia dopo il crollo del pilone sull’autostrada A19 è tranchant come d’abitudine. Ad avanzare l’ipotesi la scorsa settimana era stato il sindaco di Catania, Enzo Bianco: «Chiederò ai vertici di Ryanair di istituire, per il periodo in cui la nostra Isola continuerà a rimanere spezzata in due, un collegamento aereo tra le due maggiori città siciliane».
«Dal 1998 al 2000 abbiamo fatto la tratta Palermo-Catania-Bari», racconta Crispino. «C’era una richiesta dalla Sicilia all’Italia meridionale, avevamo un Atr (un piccolo velivolo di linea regionale da 50 posti al massimo, ndr) libero nel pomeriggio e abbiamo sperimentato questa soluzione». Ma sulla tratta tra i due capoluoghi siciliani non aveva alcun mercato.
«Facevamo uno-due passeggeri su Palermo-Catania – ricorda Luigi Crispino – Erano addetti ai lavori, impiegati degli aeroporti, equipaggi che dovevano spostarsi». Al tempo «facevamo un prezzo politico, 30mila lire, ma solo per raccattare qualche centesimo. Il business era la rotta su Bari». Dalla Sicilia si recuperavano una ventina di passeggeri in ciascuno dei due aeroporti, poi si proseguiva verso la Puglia. «La sosta a Catania non allungava di molto la rotta, solo 20 minuti. Era un servizio che facevamo perché c’era questa esigenza di traffico».
Eppure una serie di incontri per studiare la soluzione si sono già tenuti e l’azienda irlandese si è detta disponibile ad aprire un tavolo. «La domanda è: chi paga?», chiede l’ex imprenditore. «Ryanair non lo farà mai, a meno che non si trasformi in una onlus – afferma sarcastico – I costi di handling (i servizi a terra, ndr) incidono sia che il volo duri 15 minuti o che sia di tre ore. Se già prendono 27 euro per le tasse, più l’handling, più il costo delle spese, quanto dovrebbe costare un biglietto?». Insomma, «che possa reggere economicamente con questi tassi, è una cosa che non sta né in cielo né in terra. Potrei anche prenderlo l’aereo per fare Catania-Palermo, ma spenderei meno se andassi in elicottero», conclude con una risata.
Assieme alla questione economica, ci sono anche i tempi. «Bisogna presentarsi un’ora prima dell’imbarco – spiega Crispino – Il volo in sé dura 18 minuti», ai quali sono da aggiungere gli spostamenti con le navette, «altri dieci minuti». Infine, «per i bagagli, con i tempi medi di attesa, servono venti minuti prima di poter uscire dall’aerostazione». In totale si arriva a due ore. «Poi calcoliamo i tempi di trasferimento da Punta Raisi e Fontanarossa al centro delle città».
Una «mistificazione, un’idiozia, una truffa conclamata» viene invece definita l’ipotesi di un collegamento tra l’aeroporto di Comiso e quello di Palermo Boccadifalco (oggi usato solo dalle forze dell’ordine), messa in campo come ipotesi per alleggerire il traffico del Sud-est della Sicilia. «Quella pista non può ospitare un aeroplano – afferma categoricamente Luigi Crispino – la pista è aperta solo per qualche aereo della polizia. Non è aperto al traffico commerciale. Chi dà queste notizie fa pura demagogia».
«Pensano di mettere un volo, così?», commenta con un pizzico di amarezza il fondatore della compagnia siciliana. «Cominciamo a chiederci quanti pullmann vanno a a Catania e a Palermo, credo dieci corse al giorno; almeno 500 persone in un senso e 500 nell’altro». Se venisse impiegato un Atr, «ci vorrebbero dieci voli per trasportare tutti i passeggeri. Istituire un volo per andare e uno per tornare, non serve ai poveri cittadini che non possono andare con la macchina. Non sono numeri che si possono assorbire con un aereo, sarebbe una soluzione inutile, che servirebbe solo a pochissimi».