Il referendum non s'ha da fare. Madrid sceglie il pugno duro contro le aspirazioni indipendentiste della catalogna. Che , a dire il vero, si mostra per nulla intimorita dalle minacce della capitale spagnola. Ieri, il governatore della regione, artur mas, ha fissato la data ufficiale della consultazione popolare per il prossimo 9 novembre.
Catalogna e Paesi Baschi insieme contro l’autoritarismo di Madrid. E in Italia?
Il referendum non s’ha da fare. Madrid sceglie il pugno duro contro le aspirazioni indipendentiste della Catalogna. Che , a dire il vero, si mostra per nulla intimorita dalle minacce della Capitale spagnola. Ieri, il governatore della regione, Artur Mas, ha fissato la data ufficiale della consultazione popolare per il prossimo 9 Novembre.
I Catalani dovranno rispondere a due quesiti: “Vuole che la Catalogna sia uno stato?” e in caso di risposta affermativa “Vuole che questo stato sia indipendente?”.
La decisione di indire il referendum era stata presa a larga maggioranza dal Parlamento di Barcellona il 23 Gennaio scorso.
Per tutta risposta, la vicepresidente del governo centrale Soraya Saenz de Santamaria, sempre ieri, ha seguito le orme autoritarie del premier Rajoy e ha ribadito che si tratta di una scelta incostituzionale. Ricordando la sentenza della Corte Costituzionale spagnola che così lo ha definito.
Ma la stessa sentenza è alquanto controversa. Per i Catalani, che avevano chiesto la ricusazione per tre magistrati considerati troppo vicini al Primo ministro, i giudici non sono stati imparziali e parlano di una vera e propria “sentenza politica” da parte di un organismo che risponde a Madrid.
E, infatti, all’indomani del pronunciamento del 24 Marzo scorso (di cui vi avevamo raccontato qua) Barcellona aveva fatto apere di non avere intenzione di indietreggiare “nemmeno di un millimetro”. E così è stato.
Un muro contro muro dagli esiti incerti.
Colpisce (ma non stupisce se guardiamo anche all’Italia), la concezione della democrazia di Madrid, che a differenza del Regno Unito, dove il refrendum scozzese si è tenuto con il via libera di Londra, ha deciso di mostrare il suo volto più autoritario. In spregio al principio dell’autoderminazione dei popoli, riconosciuto anche dall’Onu.
Intanto però Madrid dovrà fare i conti anche con le pressioni che arrivano dai Paesi Baschi:
“Esiste un’alleanza sempre più ampia a difesa del diritto di decidere”. E’ quanto si legge in un comunicato pubblicato dall’Eta, il gruppo separatista basco, in cui si chiede “un processo costituente” per la regione dei Paesi Baschi. Il documento è stato trasmesso dal quotidiano “Gara” ieri, lo stesso giorno in cui il capo del governo catalano Artur Mas ha convocato ufficialmente il referendum sull’indipendenza,
Una sorta di alleanza dunque che vede due regioni lontane tra loro e con storie diverse, ma pronte ad unirsi per scardinare il potere centralista e autoritario di Madrid. Intelligenza politica allo stato puro.
Una idea, quella di un’alleanza di scopo, che si sta affacciando anche in Italia, dove la Lega Nord si dice pronta ad alleanze con i meridionali (e sono tanti) e con i veneti che aspirano al federalismo o comunque ad una forma di autonomia più ampia.
L’ipotesi, dalle nostre parti è molto dibattuta. C’è chi pensa che, ancora una volta, non mancano i conservatori che a differenza dei catalani e dei baschi condannano una eventuale alleanza sulla base di considerazioni eccessivamente campaniliste, o sulla base di pregiudizi e inutili questioni di principio.
In Sicilia c’è anche una parte di autonomisti consapevoli del fatto che il sogno dell’ indipendenza per ora è troppo lontano, e che una forma di federalismo accentuata, così come in verità prevede lo Statuto siciliano, sarebbe già una grande conquista per la Regione.
LOnu si schiera con le battaglie indipendentiste di Catalogna e Scozia