Niente arresti domiciliari per Filippo Mosca. Così hanno deciso i giudici romeni che, nel corso dell’udienza di questa mattina, hanno respinto la richiesta avanzata dai legali del 29enne di Caltanissetta arrestato a maggio dell’anno scorso e detenuto nel carcere di Porta Alba, a Costanza, in Romania. Il 29enne nisseno è stato condannato in primo grado a […]
Filippo Mosca resta in carcere in Romania. La madre: «Lì la giustizia è un muro di gomma»
Niente arresti domiciliari per Filippo Mosca. Così hanno deciso i giudici romeni che, nel corso dell’udienza di questa mattina, hanno respinto la richiesta avanzata dai legali del 29enne di Caltanissetta arrestato a maggio dell’anno scorso e detenuto nel carcere di Porta Alba, a Costanza, in Romania. Il 29enne nisseno è stato condannato in primo grado a otto anni e tre mesi per traffico internazionale di sostanze stupefacenti. «Non hanno accettato la richiesta del nostro legale – spiega la madre Ornella Matraxia – Non nutrivo molte speranze».
A raccontare a MeridioNews le condizioni «disumane» in cui il giovane è costretto a vivere in carcere da quasi nove mesi era stata la fidanzata Claudia Crimi. «Celle da trenta metri quadrati dove vivono più di venti persone con un solo bagno». Che, in realtà, è solo buco nel pavimento spesso intasato. «E poi topi, cimici e pulci anche tra il cibo e sui materassi sporchi». In questa situazione, Filippo Mosca è finito durante una vacanza in Romania con la ragazza e una coppia di amici. Tutto inizia con un pacco consegnato nell’hotel dove alloggiavano. Dentro ci sono ketamina, hashish e mdma ma il 29enne lo scopre solo durante il blitz della polizia. L’effettiva destinataria del pacco si assume ogni responsabilità ma a essere condannato è comunque il 29enne. A suo carico ci sarebbero solo delle conversazioni dai toni accesi, registrate dalla polizia nelle 24 ore di fermo dei ragazzi. Dialoghi che, che per i familiari, sarebbero stati riportati e tradotti in modo fantasioso e non corrispondente al vero.
«Purtroppo, la giustizia in Romania funziona in questo modo – commenta la madre di Mosca – È come un muro di gomma. Sono molto triste e scoraggiata. Ma andremo avanti». Durante l’udienza di questa mattina, al 29enne è stato permesso di partecipare in videoconferenza. Della decisione dei giudizi sulla concessione degli arresti domiciliari, arrivata dopo dopo la fine dell’udienza e l’interruzione del collegamento in video, però il giovane è ancora al corrente. «Non è facile dargli questa notizia – conclude Matraxia – e sarò io a dovergliela comunicare». Intanto, giovedì 7 marzo è la data già fissata per l’inizio del processo d’Appello per Filippo Mosca in Romania.