Arresto Messina Denaro, l’ironia sui social: «Quella clinica non è un buon posto per giocare a nascondino»

«Stava a duecento metri dalla Dia, praticamente lo hanno ordinato su Glovo». Il cerchio attorno a Matteo Messina Denaro ha finito di stringersi. E il suo è il primo arresto mafioso eccellente, quello che chiude il periodo dello stragismo corleonese, all’epoca dei social. Dove a farla da padrona è l’ironia. Specialmente tra le recensioni su Google della clinica privata La Maddalena di Palermo dove è stato catturato. Un po’ mosce solo fino a qualche ora fa con le classiche stelline degli utenti, adesso piena di commenti sarcastici. «Ottimo personale, qualificato e gentile. Purtroppo, però, la clinica non è un buon luogo per giocare a nascondino». C’è chi finge di avere condiviso il tempo di attesa per il proprio turno fianco a fianco con il superlatitante: «L’assistente mi ha chiesto se volessimo aspettare qualche minuto in sala d’attesa. Il tipo di fianco a me ha risposto: “Io ho passato gli ultimi trent’anni ad aspettare». E poi c’è chi pensa addirittura a segnalare la struttura per disturbo della quiete pubblica: «Troppo rumorosa…Troppe sirene dei carabinieri!».

Poco spazio ai commenti di chi redarguisce gli utenti a non falsare le classifiche online per la struttura. «Alta competenza e professionalità. Un po’ invasivo il servizio di sicurezza, oggi per accompagnare fuori un paziente di Castelvetrano sono arrivati in 120 armati fino ai denti». Un altro scrive: «Esperienza terribile, all’inizio sembravano tutti cortesi e disponibili, lasciando l’intero piano a disposizione di mio nonno – che da oltre 30 anni cercava una clinica affidabile – per le sue cure oncologiche. Peccato però che si è rivelata essere una trappola». Una trappola a cui qualcuno lega l’ipotesi che si sia arrivati a Matteo Messina Denaro dopo «il microchip introdotto con il vaccino anti-Covid». E c’è chi allerta gli altri ipotetici pazienti della clinica: «Occhio perché non è segnalato all’ingresso ma può contenere tracce di latte, uova e Matteo Messina Denaro». E chi chiede se la clinica privata sia davvero accessibile per chiunque: «Ma si può venire anche se si è cittadini non latitanti?».

Nonno, zio, fratello. In molti fanno finta di essere imparentati con la primula rossa di Cosa nostra. «Ottima struttura peccato per i tempi di attesa, mio zio Matteo di Messina ha aspettato 30 anni per una visita alla prostata». Un altro nipote lamenta la poca tutela della privacy da parte della clinica nei confronti dei pazienti promettendo di non mettere più piede all’interno della struttura: «Mio zio, persona molto riservata, si era recato presso questa clinica per passare qualche giorno di tranquillità, ma purtroppo questa mattina ha ricevuto una visita indesiderata. Pessima tutela della privacy, non torneremo». La stessa cosa che lamenta un altro sedicente parente: «Poca riservatezza, questa mattina ero andato a trovare mio zio, non lo vedevo dal 1993 perché si era allontanato alla mia nascita. Appena entrato in clinica mi hanno assalito portandomi via insieme a lui, ora mi ritrovo chiuso in pulmino con venti agenti armati». «Sono venuto con mio nonno a fare una visita per il cancro al colon – si legge in un’altra recensione – Medici e infermieri molto cortesi però non capisco il perché le guardie della vigilanza ci hanno portato subito via per la macchina in divieto di sosta. Non è accettabile il fatto che un povero anziano malato se sia dovuto andare frettolosamente solo per pagare la multa in caserma». «Esperienza pessima – commenta un altro utente – Sono entrato con il mio Bro Matteo e delle persone poco cordiali e armate sono entrate nella stanza (senza nemmeno chiedere il permesso) e hanno portato via il mio Bro».

Pochi i video postati su Instagram e TikTok delle fasi della cattura – montati con colonne sonore epiche – e i calorosi abbracci dei cittadini palermitani alle forze dell’ordine. A essere più ironici sui social sono i commenti alla foto segnaletica di Matteo Messina Denaro diffusa dai carabinieri dopo l’arresto. C’è chi dubita sia lui e chiede che venga fatta addirittura la prova dell’esame del Dna. Vista la poca somiglianza con i recenti identikit del superlatitante. «Lasciate libero quell’uomo. Non è Messina Denaro è Alessandro Cecchi Paone», commenta un uomo che, per permettere a tutti di fare un raffronto, posta pure le due foto una accanto all’altra. Tra le immagini che stanno facendo il giro del web c’è anche quella con il fotomontaggio di Salt Bae. Il volto del cuoco dei vip diventato virale in occasione della vittoria dell’Argentina dei Mondiali quando teneva in mano la coppia. Imbucato – in post produzione – ovunque, nei mesi successivi, non poteva mancare sul furgoncino a bordo del quale è stato caricato l’ormai ex latitante numero uno.


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