Precari: qualche domanda a Cgil, Cisl e Uil

CONTRARIAMENTE A QUELLO CHE HANNO CERCATO DI FAR CAPIRE QUESTE TRE ORGANIZZAZIONI SINDACALI, NELLA ‘MACCHINA’ REGIONALE NON C’E’ PIU’ NIENTE DA TAGLIARE. LE PESANTI RESPONSABILITA’ DELLA POLITICA SICILIANA

Le dichiarazioni rilasciate stasera in un comunicato sulla questione precari (comunicato che riportiamo per intero in altra parte del giornale) sono a dir poco stupefacenti. Ci rendiamo conto che quando ci si deve arrampicare sugli specchi, si sa, qualche difficoltà c’è. Ma affermare che per pagare i solo 23-24 mila precari degli enti locali ci vuole un po’ di spending review, come ha chiesto il Governo nazionale, è veramente fuori dalla grazia di Dio. E’ evidente che gli amici di queste tre organizzazioni sindacali hanno le idee un po’ confuse.

Gli esponenti di Cgil, Cisl e Uil dovrebbero sapere che nel funzionamento della ‘macchina’ regionale non c’è più altro da tagliare: è stato già tagliato tutto quello che era possibile tagliare. Quando Roma invoca una nuova ‘tosatura’ si riferisce alla riduzione del personale della Regione. Cgil, Cisl e Uil vogliono forse licenziare una parte del personale regionale per pagare i 23-24 mila precari degli Enti locali?

La verità è che quello che sta succedendo è una sceneggiata. La Regione non ha più i soldi per pagare i precari: i 23-24 mila precari degli Enti locali e gli altri 55 mila e forse più precari dislocati negli uffici della Regione, negli enti e nelle società regionali, provinciali e comunali, i precari delle Asp, gli infermieri precari, i lavoratori degli Ato rifiuti e via continuando.

E’ stata la politica siciliana a creare, nel corso degli anni, questo esercito di precari. E l’ha fatto in cambio di voti, in barba alla Costituzione del nostro Paese, che prevede la celebrazione di concorsi pubblici per accedere negli uffici della pubblica amministrazione. L’ha fatto con la connivenza dello Stato, anche con leggi truffaldine e incostituzionali che avrebbero dovuto essere impugnate e che invece non sono state impugnate e sono state applicate. Una follia.

Oggi si sta chiudendo un’epoca. Perché i soldi, nelle ‘casse’ della Regione, sono finiti.

A differenza di tanti Comuni siciliani, che sono in fase di pre-dissesto, la Regione è, di fatto, in dissesto. Il colpo di grazia gliel’ha dato il Bilancio di quest’anno, con lo scippo di 914 milioni di euro operato dallo Stato.

Roma ha ‘inghiottito’ i soldi con i quali l’amministrazione regionale pagava l’esercito dei precari: i 23-24 mila degli Enti Locali (300 milioni circa l’anno) e tutti gli altri con i restanti 600 milioni di euro.

Con lo scippo di 914 milioni di euro di quest’anno – che il nostro giornale ha contestato, mentre i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil della Sicilia restavano zitti – e con l’ulteriore scippo di un altro miliardo di euro che Roma si accinge a prendersi dal Bilancio del 2014, i soldi per pagare i precari sono saltati. Definitivamente. Ne dovranno prendere atto quei precari degli Enti locali che ci prendevano in giro quando un anno fa gli abbiamo anticipato quello che sta avvenendo.  

I conti sono questi. Il resto sono chiacchiere.

Ora la politica siciliana ha paura. Perché negli occhi di tutte queste persone illuse da anni di precariato non c’è rassegnazione, ma esasperazione. Perché, giustamente, a quarant’anni e forse più, dopo anni di lavoro in un ufficio pubblico non si può andare a casa.

In queste ore la politica siciliana tema l’esplosione di una rivolta sociale. E Cgil, Cisl e Uil, che non hanno fatto nulla per evitare questo epilogo, stanno vagliando l’ipotesi di cavalcarla, magari per ‘addomesticarla’. Cioè per provare a ‘gattopardizzarla’. Penoso.

Così la politica siciliana sta cercando di ‘scaricare’ a Roma la responsabilità del licenziamento di circa 80 mila precari. Ovviamente d’accordo con Roma, che in quanto fisicamente lontana si può accollare la parte del ‘cattivo’ che licenzia tutti. A questo serve la legge approvata stasera dal Parlamento nazionale: a fornire l’alibi alla fallimentare classe politica siciliana che ha creato questi 80 mila precari.

Insomma, questa legge-farsa approvata da Roma serve a far dire ai politici siciliani: la colpa non è nostra, è Roma che ha deciso di mandarvi a casa. Una recita a soggetto di pessimo gusto.

 

 


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