Ladykillers di Joel e Ethan Coen

Ladykillers di Joel e Ethan Coen
commedia
U.S.A. 2004
con Tom Hanks e Irma P. Hall

 

 

Una banda strampalata di criminali guidata da un raffinato truffatore che si spaccia per dotto professore, dotato di affascinante capacità affabulatoria, una vecchietta di colore, bigotta e ossessionata dal ritratto del marito morto vent’anni prima, con cui dialoga e che diventa inquietante coscienza della casa. Casa in stile vittoriano, interessante per il distinto gentiluomo che si dice in cerca del luogo adatto nel quale provare la musica sacra rinascimentale che suona con il suo equivoco gruppo.
Tutto questo, filtrato attraverso la sorprendente capacità creativa dei Coen.

L’ultimo film dei fratelli Joel e Ethan, che per la prima volta firmano insieme la regia, non può considerarsi certo un mero remake del classico degli anni ’50, “La signora omicidi”.
Il materiale di base è lo stesso, sì, ma i fratelli Coen hanno la rara capacità di manipolare e sottoporre qualunque materia ad un trattamento a base di corrosivo humour nero e superba tecnica cinematografica.

Siamo lontani, in questo film, dalle derive intellettualistiche e dai raffinati toni noir di precedenti pellicole, ed è vero che l’ultima produzione dei Coen si è rivolta decisamente alla commedia con non sempre brillanti risultati (“Intolerable cruelty”), ma non si può certo etichettare Ladykillers come un film banale e vuoto.

La Londra fumosa e grigia degli anni ’50 lascia il posto ad un Mississipi color seppia trasudante miseria, sottile cattiveria e fervore religioso, il profondo Sud tanto amato dai Coen di “Fratello, dove sei?”
Le ambientazioni e la scelta delle inquadrature giocano un ruolo importantissimo nella resa tecnica, di altissimo livello, di questo film, la cui fotografia è ancora una volta firmata da Roger Deakins.

La storia si volge quasi tutta tra la casa della vecchia signora Munson, tra salotto e cantina, e il ponte sul fiume, epilogo di tragiche quanto paradossali evoluzioni della messa in atto del colpo al casinò, che evoca atmosfere gotiche degne di E. A. Poe, non a caso esplicitamente citato nella teatrale declamazione del Prof. Dorr, interpretato da un Tom Hanks superbo, perfettamente a suo agio nell’esilarante mondo creato dalle prolifiche e visionarie menti dei due registi.

Il gruppetto da lui capeggiato resta un po’ in ombra, con personaggi che restano esclusivamente “spalle” dai tratti fumettistici, di scarsa efficacia.
Ma la vis comica esplode dal contrasto, stridente, tra registri opposti, a tutti i livelli: si passa dall’eloquio forbito e ampolloso del Prof. Dorr allo scatenato turpiloquio dei compagni criminali in lite, dal savio e pacato dialogo in salotto al delirante ritmo narrativo della cantina, dalle colte citazioni letterarie alle parolacce più esplicite. Anche sul piano musicale, l’accostamento, e il contrasto, tra gospel e rap, ripropone il parossismo sotteso a tutto il film: ogni gesto, ogni parola, è prontamente smentito e messo in ridicolo dal successivo: lo spocchioso rapper sale baldanzoso dalla cantina per uccidere la vecchia signora che finisce per picchiarlo e rimbrottarlo, il duro picchiatore e l’esperto di esplosivi finiscono a lavare i piatti subito dopo aver partecipato alla fredda decisione di far fuori la vecchietta.

Diventa ozioso a questo punto domandarsi quanto i registi americani siano rimasti fedeli alla pellicola da cui traggono ispirazione: i Coen hanno un linguaggio assolutamente originale, e mai vi rinunciano, anche quando i risultati sono frettolosamente catalogati tra i meno brillanti.


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