I timori ‘pelosi’ di Confindustria Sicilia

La protesta si fa dura. E comincia a fare sentire i propri effetti su tutta la società siciliana. Anche perché a scendere i n piazza non sono solo gli autotrasportatori, ma gli agricoltori siciliani (forse i più colpiti dalla crisi, anche per l’incapacità del governo regionale di dare risposte concrete al settore), le Marinerie dell’Isola, studenti e tanti cittadini stanchi di una politica truffaldina e autoreferenziale.
Le ‘Cinque giornate della Sicilia’ (che, proprio perché stanno dando grandi risultati in termini di rivolta sociale, potrebbero essere ripetute a breve) spaventano anche le associazioni degli imprenditori siciliani, che hanno dato vita a un comunicato congiunto.
“Le manifestazioni di protesta che stanno mettendo in ginocchio l’economia siciliana – si legge nel comunicato – sono il frutto delle responsabilità del governo nazionale e regionale, che purtroppo continuano ad ignorare le drammatiche condizioni in cui versano tutti i settori produttivi dell’Isola. Le Associazioni di rappresentanza delle imprese siciliane hanno piena consapevolezza del collasso a cui è giunta l’economia siciliana e da tempo la rappresentano all’opinione pubblica e al governo Lombardo. Proprio per questo considerano inaccettabili le forme di protesta adottate in queste ore poiché arrecano ulteriore danno ai cittadini e a tutte le attività produttive peggiorando le condizioni economiche delle imprese”.
Il documento congiunto porta in calce la firma dei vertici regionali di Confindustria, Confartigianato, Confagricoltura, Confederazione Italiana Agricoltori, Cna, Casartigiani, Confapi Sicilia, Confcommercio, LegaCoop, Confesercenti Sicilia, Confcooperative.
“Le associazioni – si legge ancora nel comunicato – esprimono poi preoccupazione per gli episodi di intimidazione messi in atto nei confronti di imprenditori in numerosi centri e denunciano i tentativi di infiltrazioni criminali e di strumentalizzazioni politiche che nulla hanno a che vedere con le ragioni delle imprese”.
Le intimidazioni vanno sempre respinte. E la presenza di “infiltrazioni criminali” vanno sempre verificate con grande attenzione e sanzionate. Giusto imporre a tutti – manifestanti in testa – il rispetto della legalità. Ciò posto, però, non vorremmo trovarci davanti al solito tentativo di sollevare polveroni non sostanziati da accuse precise e circostanziate.
Forse, i rappresentanti di queste associazioni imprenditoriali – che, per inciso, dovrebbero associare anche i tanti imprenditori siciliani che in questi giorni sono scesi nelle strade dell’Isola – si dovrebbero chiedere se, fino ad oggi, è stato fatto abbastanza per combattere l’attuale crisi che attanaglia la Sicilia. I big di queste associazioni dicono di aver rappresentato “all’opinione pubblica e al governo Lombardo” il collasso a cui è giunta l’economia siciliana.
Ebbene, se oggi tanti altri imprenditori – autotrasportatori, agricoltori, pescatori e via continuando – sono scesi in piazza è proprio perché l’azione di queste associazioni è stata insufficiente. Forse i rappresentanti di queste associazioni imprenditoriali – a partire dai ‘Sepolcri imbiancati’ di Confindustria Sicilia – farebbero bene a passarsi una mano sulla propria coscienza.
Dalle pagine del nostro giornale, nelle scorse settimane – sempre per restare alle contraddizioni di Confindustria Sicilia – abbiamo denunciato la gestione dissennata e truffaldina del servizio idrico in provincia di Agrigento. Dove una decina di Comuni rischiano il dissesto finanziario grazie a una gestione privata che ha svuotato le tasche dei cittadini, sotto gli occhi ‘dstratti’ delle tante autorità. Confindustria Sicilia, con in testa il suo presidente Ivan Lo Bello, farebbe bene a chiedersi e a chiedere come mai le tante ‘autorità’ non hanno ancora fatto piena luce sulla gestione del servizio idrico ad Agrigento e provincia.
Confindustria Sicilia farebbe bene, inoltre, a fare sempre piena luce sulla gestione della discarica di Siculiana – altra vicenda inquietante della provincia di Agrigento – che, da pubblica, è diventata privata. Anche in questo caso, con il solito appesantimento delle ‘casse’ pubbliche. E pazienza se il presidente Ivano Lo Bello, per fare chiarezza sulla discarica di Siculiana, dovrà chiedere ‘lumi’ al suo vice presidente, Giuseppe Catanzaro.

 

 


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