E adesso credeteci tutti / I parte

Succede a volte, nella vita di una persona, che qualcosa si rompa e che all’improvviso si capisca che “così non va”. Succede anche, a volte, che questo qualcosa si rompa contemporaneamente a molte persone. E che ognuno decida che qualcosa deve cambiare. Succede poi, magari, che tutte queste persone, finalmente deste dal loro lungo sonno, si ritrovino insieme a voler cambiare quel qualcosa che non va.
È successo che il 16 ottobre scorso, a Locri, Franco Fortugno, vice presidente del consiglio regionale calabrese, viene ucciso dalla ‘ndrangheta. È successo anche che nelle coscienze di migliaia di giovani calabresi qualcosa si sia rotto e si sia capito che “così non va”, che bisogna cambiare qualcosa. È successo poi che queste persone nuove si siano trovate insieme a manifestare, a dire no alla mafia, mostrando i loro visi e dando i loro nomi in pasto ai media. E a tanti altri. Per far capire che adesso loro non hanno più paura della mafia.
“E ADESSO AMMAZZATECI TUTTI” è il loro slogan, il nome del loro gruppo e del loro blog. Sono stati ribattezzati dai media “I ragazzi della Locride”, ma in realtà loro sentono di essere molti di più, perché da nord a sud migliaia di persone gli sono vicine.

Abbiamo intervistato Aldo Vincenzo Pecora, 19 anni, ragazzo della locride. È l’autore dello slogan che li ha fatti conoscere a tutta Italia e adesso è in prima fila nella lotta che i giovani calabresi hanno appena iniziato contro le mafie. Parlando con lui, al telefono, ci si rende conto di avere a che fare con un giovane maturo e concreto. Non è solo l’emozione del momento ad averlo portato in piazza, ma sono le sue convinzioni profonde e la fiducia nella sua terra. Questa è la prima parte di quello che ci ha detto.

Cominciamo dall’inizio. Un mese fa quando hanno ucciso Franco Fortugno. Un omicidio eccellente che a quanto pare ha fatto scattare qualcosa nelle menti dei giovani calabresi. È così?
Sì. Si è finalmente manifestata la voglia di rompere questa cappa di omertà che ormai da troppo tempo soffocava la Calabria. Chi di noi ha conosciuto Franco Fortugno sa che era una persona pulita da ogni punto di vista, che stava al servizio della politica ma senza avere poteri all’ interno della Regione. Ma al di là del fatto che conoscessero o meno Fortugno, i ragazzi, singolarmente hanno sentito di dover fare qualcosa. La prima reazione di molti di loro è stata quella di tentare di capire perché è successo. Così sono venuti prima gli striscioni bianchi – a sottolineare che fino ad oggi troppe parole sono state versate inutilmente -, poi dopo le sfide anche dirette con gli slogan “l’omertà la loro forza noi la loro fine” e “e adesso ammazzateci tutti”.

Quindi questo movimento nasce dall’iniziativa dei singoli…
Proprio così. È  partito da moltissimi ragazzi, non solo di Locri. Si sono formati dei gruppi all’ interno delle scuole, per esempio. Poi nei paesi dell’interland e poi in tutta la regione.

Allora siete giovanissimi…
Sì, io direi che l’età media è tra i 18 e i 20 anni. Io stesso ne ho 19 e il più grande avrà più o meno 22 anni. Ma una grande maggioranza ha 15 – 16 anni. Questi sono ancora dei ragazzi ma nella lotta si uniscono a noi universitari.
Pensa che in moltissimi casi non ci si conosceva e stiamo iniziando a farlo solo ora. Stiamo cercando di organizzarci per gestire tutto questo. Siamo ancora all’inizio ma i primi, buoni, risultati si sono già visti alla manifestazione del 4 novembre scorso.

Mi sembra di capire che non vi aspettavate la nascita un movimento così vasto…
Questo è certo. Non avrei mai potuto credere che sarebbe nata questa “mostruosità”.
Certo il problema è tutto questo è successo anche perché spesso alcune notizie “vanno di moda”. I media per una settimana parlano di Cogne, per una settimana di terrorismo ecc…
Per una settimana hanno parlato della Calabria. Ci sono stati molti altri morti prima di Fortugno e già altri due dopo di lui. Ma prima del 16 ottobre non si parlava di Calabria. Si liquidava tutto con un “ah, ne hanno ammazzato un altro…”. Una considerazione che, devo ammettere, spesso facevo anche io. Per questo avevo deciso di andare via (Aldo studia giurisprudenza a Roma, ndA). Ma adesso che ho iniziato a veder la mia regione dall’esterno – quando ci cresci non ti rendi conto – ho iniziato a capire che le cose in realtà funzionano diversamente da come le ho sempre conosciute. E per questo ho deciso di tornare. Sicuramente farò la specialistica in Calabria. Voglio ritornare e continuare questa lotta da lì. Perché se tutti ce ne andiamo, la Calabria rischia davvero di essere cancellata dalla carta geografica…

Può essere utile andarsene e poi tornare…
Però noi le università le abbiamo! È il contesto in cui vivi che ti spinge ad andartene perché studiare in Calabria è difficile. Ma io adesso sto dicendo a tutti i ragazzi che ho conosciuto di restare nella loro terra, perché adesso io ne sono convinto!
C’è una cosa che io ripeto spesso, ed è la frase usata ed abusata da tutti di Giovanni Falcone: “gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini”. Le idee di Franco Fortugno e di quelli che sono morti per mano della mafia devono continuare sulla nostre gambe, perché adesso siamo noi queste  gambe. Ma è fondamentale che si continui a camminare nelle stesse strade in cui sono nate queste idee.

Come te anche gli altri giovani sono convinti di questo ora?
Io posso dire che nel gruppo di universitari fuorisede, la stragrande maggioranza sì. Lo sono anche molti ragazzi che non sono neanche calabresi. Si è creato un clima di simpatia e solidarietà verso i giovani calabresi.
I più giovani poi, quelli delle superiori ad esempio, ci credono veramente. Io ho visto con i miei occhi questi ragazzi litigare con i propri genitori perché magari questi non volevano più che il proprio figlio si esponesse ancora!

Ma perché tutto questo succede proprio ora?
Io penso perché in fondo noi siamo una buona generazione, quella dei figli degli anni ottanta cresciuta nei novanta. Perché secondo me, aldilà delle etichette di “generazione della Tv” e simili, c’è qualcosa che ci unisce e che non riusciamo ancora a capire. Forse è una passione civile che abbiamo imparato a scoprire e a  conoscere. Ognuno di noi ha la voglia di riscattare la Calabria. Non sappiamo ancora spiegare quanto ci sta succedendo, è una di quelle cose che accadono e basta…

È come se parlassi di un miracolo…
C’è qualcosa di questo, sicuramente. Quello che mi dispiace è che c’è qualcuno che tenta sempre di appropriarsi delle cose positive, di mettere i tentacoli. Ci sono stati diversi tentativi in questa direzione, partendo dai giornalisti per finire ai politici…

Ma se la Carovana antimafia è arrivata a Locri, significa che i gruppi antimafia credono in voi…
Sì. Più che altro è un segno di vicinanza. Don Ciotti c’è sempre stato presente in Calabria. Ancora prima che succedesse quello che è successo, lui c’era con Libera.

Rita borsellino si è candidata alle primarie della Sicilia per la presidenza della regione. Questa scelta politica e il risveglio dei giovani calabresi fanno esultare il mondo dell’ antimafia. Tu come vedi questa candidatura? Può portare ad una soluzione del problema mafioso o anche Rita borsellino verrà sopraffatta dai giochi politici, non proprio limpidi, che la sua eventuale carica le metterebbe sul tavolo?
 Io conosco la Borsellino per quello che hanno scritto su di lei, soprattutto in relazione a ciò che ha fatto dopo l’uccisione del fratello. Adesso sta succedendo la stessa cosa anche in Calabria: la vedova Fortugno si sta adoperando con impegno per dare un senso alla morte del marito.
La scesa nell’agone politico di Rita Borsellino è certamente una cosa positiva. Anche se ho un dubbio: secondo me chi vuole fare davvero la politica, deve restare fuori dai palazzi. Io non sono un anarchico, anch’io faccio politica, però credo che in regioni difficili come le nostre, occupando certe cariche, è difficile restare fuori dai giochi di potere.

Scusa, non è un’affermazione contraddittoria questa? Non sono proprio questi giochi a dover finire?
Io sono più favorevole ad altri modi per sconfiggere la mafia. Se c’è una cosa che non può sconfiggere la mafia, quella è la politica. L’imprenditoria può! Bisogna creare posti di lavoro, perché le mafie, tutte, attecchiscono dove c’è disoccupazione e povertà.
La mia non è una concezione fatalista, ma sono consapevole che la mafia è una piaga che non potremo mai debellare. La si può indebolire, questo si, ma mai sconfiggere definitivamente. Solo migliorando la nostra società si può raggiungere questo risultato.
Non c’è dubbio, ad esempio, che ci sono persone che nella mafia vedono qualcosa di positivo: la settimana scorsa a Stromgoli, un paese della Calabria, si è tenuto un convegno sulla legalità e da alcune interviste è venuto fuori che i giovani del paese sono convinti che la mafia “è una cosa buona, che porta lavoro”. Davvero! Per fortuna la notizia non è arrivata ai circuiti nazionali…Questa purtroppo è una concezione che si tramanda dai genitori ai figli, che ti consiglia di andare d’accordo con queste persone, perché se hai bisogno loro possono aiutarti… Ecco cosa bisogna cambiare.

Ma come condannare chi, per portare avanti la famiglia, accetta di scendere a compromessi (tipo pagare il pizzo…). Io ho difficoltà a condannare queste persone, che in caso di denuncia non hanno garanzie di sicurezza e che per continuare a vivere devono cambiare vita, città, lavoro… si devono combattere piuttosto coloro che possono fare qualcosa e non agiscono, no?
Hai perfettamente ragione. Non dobbiamo prendercela con chi è vittima, dobbiamo combattere i carnefici. È per questo che dico che la politica non sconfiggerà mai la mafia, perché ormai la mafia ha messo i suoi uomini nei posti della politica, a tutti i livelli. È dentro le strutture governative.
E allora qui la soluzione dovrebbe essere un’altra, quella di far finta che la mafia non esiste, e andare a votare tranquillamente. Ma purtroppo il segreto dell’urna è parziale, e loro sanno per chi voti e se sbaglia non sei più al sicuro. Né tu né la tua famiglia. Ed è per questo che ripeto che non dobbiamo essere noi a fare i nomi, come dice Giuliano Ferrara, perché i nomi la magistratura li ha già… Il nostro compito è cercare di convincere gli altri giovani che esistono altre vie!

Link al loro sito:www.ammazzatecitutti.org/

Link al blog: blog.repubblica.it/rblog/page/AMelone


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