Acireale, l’odissea di un gruppo di canadesi Se in Sicilia c’è ancora chi schifìa il lavoro

Se una rondine non fa primavera, è pur vero che dal modo in cui la rondine si libra in volo si può capire se l’inverno durerà ancora a lungo o ci sarà presto il cambio stagione. Così è per gli episodi della vita di ogni giorno. L’episodio che stiamo per raccontarvi, nella incredibile sequenza dei fatti accaduti, merita attenzione e purtroppo non è un fatto isolato. Immaginate un brevissimo viaggio Acireale-Catania e ritorno; un andirivieni fra uffici che, nella calura afosa post ferragostana, si trasformano rapidamente in sportelli di complicazione delle cose semplici. Sempre che gli sportelli ci siano.

«Per non lasciarli soli al loro destino, avremmo dovuto aiutare alcuni nostri amici canadesi – ci racconta M.F., una ragazza di 16 anni di Acireale, che ha trascorso un soggiorno di studio in Canada lo scorso autunno – a convertire in biglietti cartacei quattro prenotazioni on line, regolarmente pagate in anticipo, effettuate sulla tratta Acireale-Salerno. Non so se lei conosce la stazione ferroviaria di Acireale, ma io che prendo il treno regolarmente posso dire che non esiste un ufficio informazioni degno di questo nome; è carente la biglietteria con relativo personale; sito web e numero telefonico sono praticamente non operativi».

Conosciamo la stazione di Acireale, le rispondiamo. Quando fu inaugurata in pompa magna alla fine degli anni ottanta dall’allora sottosegretario ai Trasporti Nicola Grassi Bertazzi, eravamo fra i giornalisti presenti che, nel riportare la notizia, si chiedevano come mai Acireale che disponeva di una dignitosa stazione ferroviaria al centro la doveva sostituire con una, più simile ad uno scalo merci, sita in periferia, alle porte di Acicatena. «Ebbene – prosegue M.F. – proprio perché non ci ha risposto nessuno in stazione, lunedì 18 agosto ci siamo dovuti recare in un’agenzia viaggi di Acireale per avere quelle informazioni che la stazione acese non è in grado di fornire regolarmente. Ovviamente l’agenzia, il cui sistema operativo è inabilitato a compiere l’intervento da noi richiesto, ci ha indirizzato alla più vicina stazione di Catania, consigliandoci di informarci alla biglietteria. Così, la mattina del giorno dopo, poche ore prima della partenza dei nostri amici canadesi per Salerno, abbiamo lasciato Acireale alla volta di Catania. Arrivati lì, abbiamo raggiunto gli sportelli informazioni e atteso pazientemente per circa dieci minuti. Nel momento esatto in cui il signore avanti a noi in fila ha concluso la sua operazione, l’addetta alle informazioni decideva deliberatamente di chiudere il suo sportello. Mi chiedo: ma perché non informare prima la clientela sull’imminente chiusura dello sportello, evitando inutili code?».

Domanda interessante se te la pone una ragazza intelligente e piena di speranze alla quale dovresti avere il coraggio di rispondere che in Sicilia, per molte persone e nonostante la crisi economica, etica e professionalità sul posto di lavoro sono due termini sconosciuti. «Con un’attesa di circa un quarto d’ora, riusciamo finalmente a parlare con un’altra addetta – continua nel suo racconto la ragazza – la quale, dopo averci chiesto qualche informazione riguardante la prenotazione, ci rimanda alla macchina self service in quanto il nuovo sistema installato nel computer non consentiva di avviare la conversione delle prenotazioni. Così, spostandoci nuovamente verso la macchinetta automatica, digitando il numero di prenotazione, abbiamo premuto l’opzione ritira biglietto, ma sul display è comparsa l’informazione di assenza dei biglietti disponibili. Siamo nuovamente ritornati dall’addetta allo sportello, che questa volta se ne è lavata del tutto le mani suggerendoci di mostrare il foglio di prenotazione al capotreno al momento della partenza. Ma lo immagina lei un gruppo di canadesi che dovrebbe parlare in Inglese al capotreno e spiegare tutta la tiritera?».

E com’è andata a finire, le chiediamo? Acireale-Catania però non è un viaggio di sola andata. Il gruppo italo-canadese ha deciso così di rientrare alla stazione di Acireale, provando da lì a stampare i biglietti, ovviamente senza alcuna assistenza di personale, e l’operazione inaspettatamente si è resa possibile. La domanda del cronista sorge spontanea al riguardo. Ma perché non vi siete recati subito alla stazione di Acireale anziché iniziare il calvario dall’agenzia di viaggi? «La domanda gliela faccio invece io – replica M.F.. E’ mai possibile che ad Acireale, città sulla carta vocata al turismo, la stazione ferroviaria è sporca, i ritardi sono all’ordine del giorno, la struttura è priva di sportello informazioni, gli annunci vocali poco chiari? E poi, perché non rispondono al telefono? E ancora, può un capoluogo di provincia come Catania avare una stazione ferroviaria dove è così sprovveduto il personale allo sportello? O sarà tutta colpa dei turni post-ferragostani imposti a personale che non sa fare bene il proprio mestiere?».

Non c’è che dire. Dai nostri ragazzi c’è tanto da imparare. Proprio da loro che stanno scalpitando per entrare in un mondo del lavoro ove sembra che lavoro non ce ne sia più e dove quel poco che esiste viene svolto spesso in modo svogliato e disinteressato da chi ha una busta paga. Non ci resta che ricordare a M.F., la nostra giovanissima interlocutrice, il vecchio detto siciliano «c’è cu’ disìa, cu’ schifìa, e cu’ mori disiannu». Nella nostra Sicilia, che anche in tempi di crisi potrebbe campare tranquillamente sul turismo, c’è ancora chi schifìa il lavoro.

[Foto di Pino D’amico]


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L’incredibile viaggio di un gruppo di canadesi tra le stazioni di Acireale e Catania per stampare una prenotazione on line. La conversione in biglietti cartacei si trasforma in un incubo. «Non esiste un ufficio informazioni degno di questo nome, - racconta M. F. - È carente la biglietteria con relativo personale e il sito web e il numero telefonico sono praticamente non operativi»

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