Ridare valore a ciò che non serve più. Così Linda Schipani, ingegnera ambientale, vuole implementare nuovi processi di economia circolare. «Si prestano alla colorazione. Ho iniziato trasformando i rifiuti di Dakar», afferma a MeridioNews
I gusci di mandorla siciliana diventano preziosi gioielli «Esaltarne forma e bellezza col riutilizzo degli scarti»
C’è chi della mandorla vuole tenersi solo il frutto all’interno. Prelibata, da gustare sotto forma di granita o di latte da bere, l’albero che fiorisce sotto i raggi del sole di Sicilia adesso potrà dar vita a frutti da cui ricavare anche gioielli. Linda Schipani, ingegnere ambientale, ha dimostrato che dalla mandorla non si butta via niente. Originaria di Messina, dove in una vecchia azienda dismessa di via Croce Rossa ha allestito una factory in cui crea ed espone le sue opere ricavate dal riciclo degli scarti d’azienda, Schipani è stata coinvolta in un progetto per la valorizzazione della mandorla a guscio duro. L’iniziativa dal nome Succo di Sicilia, il latte di mandorla in un istante è stata presentata nel 2019 a Noto e ha avuto non soltanto lo scopo di intensificare nel Val di Noto la produzione della varietà del fascionello, romana e pizzuto, ma ha visto al centro la promozione di un macchinario che permette di produrre il latte di mandorla espresso direttamente con l’inserimento dei frutti appena raccolti. Il progetto del macchinario, che deve ancora essere realizzato, nasce da un’idea dell’ingegnere Antonino Musso. Dall’altro lato, nel territorio del Siracusano, ci si è posta pure la domanda sul cosa farne dei gusci scartati dopo il procedimento.
Ecco che entra in gioco il ruolo di Schipani. «Nel produrre il latte di mandorla con i metodi che ci sono finora, Musso ha voluto coinvolgermi per poter ridare vita ai gusci – spiega Schipani a MeridioNews – Possono essere usati come concime o materiale ligneo, ma bisognava trovare qualcosa di realmente nuovo, che andasse oltre al recupero convenzionale, per valorizzarla nella più alta forma». Così ecco che Schipani dai gusci crea ciondoli, orecchini e anelli, che poi vengono forati, uniti e rivestiti con foglia d’oro, argento e rame. «I gusci venivano rotti col martello – continua Schipani – man mano abbiamo imparato a romperli a metà, quanto più perfettamente possibile. Ho visto che il guscio ha questa forma, che definirei perfettamente imperfetta, tanto da prestarsi alla colorazione con metalli nobili». Non solo gioielli, ma anche bottoni per cappotti. «In questo caso ho utilizzato una cromatura a pennello – sottolinea – L’obiettivo è quello di esaltare la mandorla con tutte le sue caratteristiche, parliamo poi di un frutto tipico siciliano. Quindi è un modo per valorizzare anche la nostra terra».
L’idea di valorizzare il guscio delle mandorle adattandolo ai diversi contesti è mossa soprattutto dal principale obiettivo di riutilizzare gli scarti industriali generati dalla trasformazione della materia, conferendogli una nuova vita, secondo un processo di economia circolare. «Non si scarta niente – ribadisce l’ingegnera – Bisogna trasformare lo scarto in opportunità. Io, attraverso la mia factory, cerco di trasformare lo scarto di ogni attività produttiva in un’opportunità. È un modo per implementare i processi di economia circolare attraverso l’arte e il design. Nel caso delle mandorle, diciamo che la gioielleria può essere una forma d’arte: anche in questo modo, dunque, si può trasformare il rifiuto in una risorsa». Il lavoro di Schipani passa dall’arte e si coniuga con la sostenibilità. Una professione mossa dall’ideale che l’esperta porta avanti già da anni. «La foglia d’oro l’ho già utilizzata nella lavorazione delle bottiglie di plastica in Senegal – racconta – Questo materiale proveniva dalla discarica del Dakar, dove è nato il progetto, una delle discariche più grandi del mondo. Tornata da Dakar ho lavorato sulla plastica. Una di queste opere è diventata il simbolo della mostra in una gioielleria di St. Moritz, dove sono state esposte alcune mie opere. Da lì ho avuto l’idea di trasformare i rifiuti in gioielli».
Gli scarti dei materiali elettrici rappresentano il primo materiale lavorato da Schipani, che poi è passata alla plastica, alla carta, fino alla gomma e ai pezzi d’officina. «Il primo progetto l’ho presentato a Expo 2015, ero tra gli orafi di Sicilia – continua Schipani – Il progetto che ho lanciato si chiama Arteco design, presentato anche attraverso proposta di legge nel 2019, durante il decennale della Serr (settimana europea per la riduzione dei rifiuti) con l’obiettivo di proporre strategie alle aziende per ridurre i rifiuti alla fonte, facendo diventare gli scarti nuove materie per nuovi processi creativi». Le opere realizzate da Schipani hanno l’obiettivo di essere messe in commercio. «Al momento sono acquistabili solo in una zona della factory», conclude l’esperta.