Siracusa, si staccano calcinacci al liceo Quintiliano Ferite due studenti: «Nostre scuole non sono sicure»

Calcinacci si staccano dal tetto e due alunne rimangono ferite. È successo questa mattina, intorno alle 10.30, nella sede centrale del liceo polivalente Quintiliano di Siracusa, in via Tisia. Ad avere la peggio due 17enni, che si trovavano sedute al proprio banco, quando una parte di tetto ha ceduto. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco e l’ambulanza del 118, che ha portato le due adolescenti al pronto soccorso, dove i medici hanno diagnosticato a una un lieve trauma cranico e all’altra contusioni e abrasioni.

In seguito all’accaduto, gli studenti del Quintiliano hanno indetto un consiglio d’istituto straordinario che si sta svolgendo in queste ore. «Vanno presi provvedimenti subito, e che la scuola con le sue finanze non si può assolutamente permettere di sobbarcarsi un intervento così urgente ed importante – dichiara la rappresentante d’istituto Giorgia Tricoli -. Devono arrivare dei finanziamenti pubblici che possano sopperire a questa mancanza e rimettere in sicurezza una scuola fin troppo martoriata».

A denunciare l’accaduto è la Rete degli studenti, con un comunicato in cui si ricorda che un fatto simile era accaduto già quattro anni fa quando un infisso si staccò da una finestra colpendo una ragazza alla schiena. «Stamattina ancora una volta abbiamo assistito al decadimento della scuola pubblica – si legge nella nota a firma del coordinatore Flavio Lombardo -. La stragrande maggioranza degli edifici scolastici siciliani non è a norma e non rispetta i requisiti minimi per essere adibiti a scuola, è normale che sempre più frequentemente si verifichino episodi del genere». Dalla Rete anche un appello al presidente della Regione Musumeci «perché vengano messe in sicurezza tutte le scuole con interventi d’urgenza». A prendere posizione è anche l’Unione degli studenti: «La prova che la condizione in cui riversano le nostre scuole è pietosa – denuncia il gruppo -. Siamo stanchi di ripeterlo, siamo stanchi di guardare in alto per paura che qualcosa cada giù, siamo stanchi di ricordarvi che di scuola non si può morire. Torneremo in piazza».


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