Noto, ricettazione a impresa catanese Mezzi rubati durante lavoro in scuola

Mezzi rubati nel cantiere della scuola Maiore di Noto alla ditta catanese Ma.Ge.Co e, secondo gli inquirenti, pronti per essere usati per mettere in atto un’estorsione alla stessa azienda. Due uomini, Daniele Mirmina Spatalucente, 27 anni, e Adriano Pannuzzo, 34 anni, sono stati arrestati con l’accusa di ricettazione in concorso dalla polizia del locale commissariato, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura distrettuale antimafia di Catania. 

Daniele Mirmina Spatalucente

I fatti risalgono al marzo del 2015: i due soggetti, entrambi di Noto, sarebbero entrati nel cantiere allestito nell’istituto scolastico nel quartiere Portavecchia, rubando un escavatore con cingoli gommati, un bobcat, martellone e benna, di proprietà dell’impresa etnea che stava eseguendo lavori di ristrutturazione, avendo vinto l’appalto. 

Partendo da un’attività di indagine, gli investigatori hanno messo sotto controllo Mirmina Spatalucente e Pannuzzo. Dalle conversazioni intercettate, sia telefonicamente sia ambientali, è emerso il tentativo di rivendere i mezzi rubati, o di restituirli al proprietario attraverso il cosiddetto cavallo di ritorno. In particolare Pannuzzo, all’alba del 3 aprile 2015, dopo avere raggiunto a bordo di un furgoncino il garage della casa di Mirmina Spatalucente, ha caricato una parte della refurtiva, ma è stato fermato dagli agenti del commissariato di Noto in prossimità della Statale 115. L’uomo, vedendo il posto di blocco, avrebbe fatto retromarcia imboccando una stradina di campagna, ma è stato raggiunto dai poliziotti. A bordo del suo furgone è stata ritrovata la benna rubata. 

Adriano Pannuzzo

Inutili i tentativi dell’uomo di avvertire il complice di far sparire il resto della refurtiva. «Gli sto dando i documenti… quello là in campagna levalo nel caso dovessero venire», avrebbe detto al telefono. Dall’immediata perquisizione nella campagna di Pannuzzo emergevano infatti il martello pneumatico riconosciuto di sua proprietà dal titolare della ditta Ma.Ge.Co. «È probabile – sottolinea la polizia – che il ritrovamento parziale della refurtiva, abbia fatto desistere i due individui dal portare a compimento o tentare una condotta di natura estorsiva nei confronti del proprietario della ditta». I due sono stati posti agli arresti domiciliari dal giudice per le indagini preliminari che ha accolto le richieste del pubblico ministero. 


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