Rifiuti, ecotassa milionaria sull’indifferenziata Amenta: «A pagare saranno sempre i cittadini»

Si chiama incentivo alla raccolta differenziata, nella pratica è una tassa che a partire dal 1 gennaio del 2017 graverà su tutti i siciliani. In misura maggiore per quelli residenti in Comuni che praticano una cattiva raccolta differenziata, meno se hanno la fortuna di avere amministrazioni virtuose in tema di gestione dei rifiuti. L’Assemblea regionale siciliana ha approvato due giorni fa l’ecotassa, prevedendo sei fasce diverse in base al livello di raccolta differenziata annua: sotto il 15 per cento scatta la sanzione maggiore e i Comuni dovranno pagare 0,021 centesimi per ogni chilo di spazzatura portata in discarica; all’opposto i centri dove si supera il 65 per cento di differenziata pagheranno il minimo, 0,005 a chilo. Tra i due estremi altri quattro livelli. E non bisogna farsi ingannare dai millesimi perché, moltiplicandoli per le migliaia di tonnellate di rifiuti che arrivano ogni giorno nelle discariche siciliane, si ottengono sanzioni milionarie

Prendendo in considerazione gli ultimi dati certificati dall’Istat e risalenti al 2012, Palermo si troverebbe costretta a pagare una sanzione di 6,8 milioni di euro; Catania di 4,1 milioni e Messina di 2,5 milioni. Somme figlie del deficitario livello di differenziata nelle tre principali città siciliane: il 10,6 per cento a Palermo, il 12,8 a Catania e il 5,5 per cento a Messina. È come se ogni palermitano portasse in discarica 485 chili di spazzatura all’anno; più o meno la stessa quantità in capo a ogni messinese, 478 chili. Mentre il record di munnizza spetta ai catanesi: 661 chili pro capite. Negli ultimi tre anni qualcosa è migliorata – è partito il servizio porta a porta in alcune aree dei tre capoluoghi – ma senza superare l’asticella del 15 per cento. 

Chi pagherà la sanzione? «I cittadini, su questo non ci sono dubbi – spiega Paolo Amenta, sindaco di Caniccatini Bagni e vicepreisdente dell’Anci Sicilia -. È una tassa illogica perché, prima di applicarla, bisognava approvare il piano di impiantistica sovracomunale che è di competenza regionale. Invece, come sempre, iniziano dalla fine». Il ragionamento di Amenta è chiaro. «Se tutti i Comuni facessero già ora una differenziata al 65 per cento non ci sarebbe dove portare l’umido, perché non ci sono gli impianti, così come mancano quelli per il compostaggio». In realtà, come ha spiegato l’assessora al ramo Vania Contrafatto, una tassa simile c’era già, dal 1997. «Qualunque Comune che conferisce rifiuti in discarica – ha spiegato l’ex magistrata – paga un tributo di 12 euro a tonnellata (cioè 0,012 al chilo, ndr), che faccia l’1 per cento di raccolta differenziata o ne faccia il 62 per cento. Il nostro scopo è rimodulare questo tributo». Anche il presidente Rosario Crocetta ha spiegato che la sanzione era necessaria perché «abbiamo verificato che il meccanismo di stabilire un progetto di differenziata è un tentativo perfettamente inutile, perché nella stragrande maggioranza delle municipalità siciliane a nessuno interessa raggiungere questi obiettivi». 

Tornando ai numeri, l’ultimo rapporto dell’Ispra sulla produzione dei rifiuti urbani nel 2014, vede Trapani in testa nella classifica delle province siciliane più virtuose, con il 24 per cento di differenziata; seguono Catania, con il 16,8 per cento; Ragusa con il 15,1 e Caltanissetta con il 14,9 per cento. All’ultimo posto Enna che si ferma al 6,1 per cento, fanno poco meglio Palermo e Siracusa, entrambe con il 7,8 per cento, mentre Agrigento è a metà graduatoria con il 13,2. In media, quindi, i Comuni di sei province su nove rientrano nella fascia con la sanzione massima. 

Tuttavia la norma approvata dall’Ars prevede alcune agevolazioni: i Comuni che riescono nel prossimo triennio ad incrementare la loro raccolta di almeno 10 punti percentuali, avranno uno sconto del 30 per cento del tributo. Per chi, invece, riuscirà ad aumentarla di quindici punti percentuali, la riduzione sarà del 40 per cento. Infine, grazie a un emendamento presentato dal Movimento cinque stelle e fatto proprio dal governo, è stato stanziato un fondo di 15 milioni di euro per i Comuni che superano il 65 per cento di differenziata, da spendere per progetti di recupero e riciclo dei materiali.


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