Partono oggi le zone rosse a Catania. L’esperta di diritto: «Ordinanza illegittima con premesse razziste e classiste»

Sei zone rosse che saranno attive per tre mesi, da oggi fino al 30 aprile a Catania. Dallo spazio attorno a piazza Duomo alla villa Bellini, passando per piazza Università e piazza Stesicoro. Infine la stazione centrale, in piazza Giovanni XXIII, e quella del teatro Massimo Bellini. Porzioni del capoluogo etneo, nelle quali sono inglobate diverse arterie limitrofe, tutte «caratterizzate da una maggiore esposizione a rischi per la sicurezza». Dopo Firenze, Bologna, Milano, Roma e Napoli, anche a Catania è arrivata la firma dell’ordinanza, da parte della prefetta Maria Carmela Librizzi, con la quale si dispone il divieto di stazionare in alcune zone della città, con la possibilità di allontanamento in caso di violazione. Destinatari i soggetti che «assumono atteggiamenti aggressivi, minacciosi o insistentemente molesti, determinando un pericolo concreto per la sicurezza pubblica, tale da ostacolare la libera e piena fruibilità di quelle aree». Il divieto è rivolto anche a chi risulta essere destinatari di mere segnalazioni all’autorità giudiziaria per un’ampissima categoria di reati «di allarme sociale»: percosse, lesioni, furto, rapina, reati in materia di stupefacenti e parcheggiatori abusivi.

In tutte queste aree della città di Catania, come si legge nel documento prefettizio, le forze dell’ordine potranno attuare «ulteriori e straordinarie iniziative di prevenzione e sicurezza urbana». Le zone in questione sono state individuate sulla base di alcuni criteri, dopo un comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica tenutosi a fine dicembre. L’elenco comprende la vocazione turistica, l’esistenza di infrastrutture ferroviarie e di trasporto urbano, la destinazione di aree parcheggio, la presenza di locali della movida e, infine, il dato statistico – che nel documento non viene esplicitato – della commissione di reati predatori o di allarme sociale nei due anni precedenti. «L’ordinanza di Catania è più argomentata rispetto a quelle già applicate a Roma e Milano ma il modello è sempre lo stesso – commenta a MeridioNews l’avvocata e dottoranda in Sociologia del diritto Federica Borlizzi – Si utilizza, in maniera illegittima, un potere prefettizio previsto da una legge fascista del 1931 (il Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, ndr) che dovrebbe essere utilizzato solo in caso di “necessità e urgenza” ma che viene esercitato per aumentare paradossalmente la percezione di sicurezza dei cittadini, senza alcun dato reale rispetto all’aumento della criminalità». Inoltre, nel documento predisposto nel capoluogo etneo ci sono dei riferimenti che rappresentano un elemento di assoluta novità.

«Con premesse razziste e classiste – spiega Borlizzi – viene fatto un catalogo dei soggetti ontologicamente pericolosi come, per esempio, i parcheggiatori abusivi o le prostitute, che saranno oggetto di divieti di accesso e ordini di allontanamento che, se violati, comporteranno l’applicazione di una sanzione penale». Il riferimento è alla zona rossa numero 3 in cui ricade anche il vecchio rione San Berillo e l’ex quartiere a luci rosse che «si caratterizza per la presenza di donne dedite alla prostituzione – si legge nell’ordinanza – con tutte le conseguenze che tale situazione comporta in termini di degrado sociale». «Dunque – aggiunge la legale – uomini e donne che non hanno posto in essere alcun comportamento offensivo, sono spinti in una spirale di criminalizzazione, acuendo ancor di più le situazioni di marginalità. In questo documento – continua – si mette insieme di tutto; dai furti a coloro che sono ritenuti fonte di degrado soltanto perché esistono nel contesto urbano, affrontando ancora una volta complesse problematiche sociali come questioni di ordine pubblico».

Il riferimento è anche a quanto scritto in merito alla presenza, sempre in zona rossa numero tre, di «numerosi esercizi commerciali gestiti da cittadini stranieri, soprattutto gambiani e senegalesi». «Con delle presunzioni impregnate di xenofobia e razzismo – commenta l’avvocata – si associa la presenza di queste attività a quanto riportato subito dopo nell’ordinanza – spiega – ossia al fatto che si registrino delle risse nelle zone limitrofe». Nell’ordinanza firmata a Milano, per esempio, continua a fare discutere una sorta di presunzione di pericolosità per i giovani extracomunitari di seconda generazione. «Sono ordinanze illegittime con le quali vengono colpiti coloro che sono già marginalizzati – spiega l’esperta – E in più viene data ampia discrezionalità alle forze dell’ordine nell’identificare cosa può essere ritenuto un atteggiamento molesto. Date le premesse razziste di questo provvedimento, la conseguenza dell’ordinanza – sostiene Borlizzi – potrebbe essere potenziare una pratica già censurata dal Consiglio d’Europa: ossia le profilazioni razziali da parte delle forze dell’ordine».

Tra i tanti dubbi legati all’istituzione delle zone rosse, oltre a quello sulla compromissione della libertà di circolazione, c’è quello sulle diseguaglianze del tessuto urbano, con città in cui esistono zone di serie A e zone di serie B. «La retorica del decoro riguarda classicamente solo alcune aree delle città, quelle del centro, da trasformare in vetrine per turisti e cittadini perbene, con la conseguente espulsione di tutti coloro che sono considerati elementi di disturbo. Questi ultimi – conclude Borlizzi – vengono spinti nelle aree periferiche delle città, dove si acuiscono ancor di più le problematiche sociali causate dall’abbandono istituzionale». Le zone rosse saranno attive a Catania a partire dal periodo della festa di Sant’Agata ma anche per Pasqua e il 25 aprile. Una durata trimestrale che sgombera il campo alle ipotesi, circolate in queste ore, che l’istituzione delle aree rosse sia una diretta conseguenza delle annunciate proteste di alcuni cittadini del quartiere San Giovanni Galermo, rimasti senza casa dopo l’esplosione dovuta a una fuga di gas. Gli stessi che hanno dichiarato di essere pronti a bloccare l’uscita della carrozza del Senato il 3 febbraio, in occasione della processione per l’offerta della cera.


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