Wind Jet, concordato fa sperare i passeggeri «Creditori non privilegiati ma strategici»

Ottenere un rimborso da una società sull’orlo del fallimento è un terno al lotto. Lo sa bene chi è stato gabbato da Wind Jet, la compagnia etnea che ha smesso di volare qualche giorno prima di Ferragosto, nel periodo più caldo per il trasporto aereo. Senza liquidità, la società di Antonino Pulvirenti ha lasciato a terra migliaia di passeggeri. Ultimi tra i creditori ad avere diritto per legge alla restituzione dei propri soldi. Le associazioni per la tutela dei consumatori si sono messe subito a lavoro e adesso che la compagnia ha depositato domanda di concordato preventivo con continuità aziendale alla sezione fallimentare del Tribunale di Catania sperano che qualcosa si muova.

Il Codacons ha promosso una class action che, solo a Catania, ha superato le 250 adesioni. Sul sito generale dell’associazione, si annuncia la proroga del termine per accedere all’azione collettiva, pagando sei euro, che mira a un «risarcimento di mille euro». «Si deve inviare una raccomandata con ricevuta di ritorno a Wind Jet – spiega Tiziana Cantarella, avvocato del Codacons Catania – chiedendo il rimborso sia del biglietto, sia del sovrapprezzo pagato per ottenere un posto su un volo di una compagnia diversa». La cosiddetta riprotezione. Mentre Confconsumatori, che aveva chiesto ai suoi utenti di attendere di conoscere le scelte sul futuro della società, si impegna a dare tempestiva comunicazione sul suo sito dell’udienza per la convocazione dei creditori in seguito alla domanda per il concordato preventivo presentato da Wind Jet e delle indicazioni per parteciparvi.

La società ha depositato la settimana scorsa un ricorso per essere ammessa alla procedura di concordato preventivo con continuità aziendale al tribunale di Catania. Pulvirenti ha scelto la strada della procedura concorsuale utile a trovare un accordo con i suoi creditori e superare la crisi in cui versa la società. Per cui il presidente accusa il mancato acquirente Alitalia. «Wind Jet – si legge nel documento – è stata resa più vulnerabile dalla trattativa con Alitalia rispetto a un quadro competitivo e macroeconomico, di per sé difficile, che avrebbe altrimenti potuto affrontare da indipendente in modo sicuramente più aggressivo e favorevole, così come sempre aveva fatto in passato». Adesso si attende di conoscere i dettagli del piano industriale presentato. «Nell’attesa evidenziamo che l’art. 182 quinquies della Legge fallimentare prevede che il debitore ammesso alla procedura possa esser autorizzato dal tribunale a pagare i cosiddetti creditori strategici, tra cui potrebbero essere inseriti anche i passeggeri in quanto essenziali alla prosecuzione dell’attività aziendale e funzionali alla miglior soddisfazione dei creditori», si legge in una nota di Confconsumatori. «Non si può pensare di andare avanti in un piano di ripresa delle attività aziendali senza pensare ai passeggeri – dichiara Carmelo Calì, responsabile Trasporti e turismo dell’associazione – I passeggeri rimborsati, infatti, tornerebbero ad avere fiducia nella compagnia e ad acquistare i biglietti. Non saranno quindi per legge creditori privilegiati, ma sono certamente strategici».

Sia Codacons che Confconsumatori suggeriscono ai passeggeri che hanno acquistato i biglietti con carta di credito di chiedere alla società emittente o alla propria banca il rimborso dell’importo pagato. Il Codacons ha intanto comunicato il primo successo: «La banca che ha emesso la carta di credito con cui era stato pagato il biglietto Wind Jet rimborsa i 224 euro del relativo costo». Ma Cantarella precisa che «quello del rimborso tramite banca è un risultato al quale non molti possono aspirare. Nei fatti, si tratta di bloccare il pagamento ed è un’operazione che aveva valore esclusivamente i primi giorni dopo l’acquisto del biglietto». Di diverso avviso, Confconsumatori suggerisce di tentare lo stesso con la richiesta. «È necessario telefonare al servizio clienti. La stessa società emittente la carta di credito indicherà le modalità per attivare la relativa procedura», spiega.

Nessuna certezza quindi che chi è stato lasciato a terra dalla Wind Jet verrà rimborsato. «Onestamente, non so quante speranze ci siano, stando le cose come stanno adesso, di ottenere dei soldi da Wind Jet», dichiara Cantarella. «Se venisse rimessa in piedi il rimborso sarebbe dovuto, ma se venisse acquistata da un’altra compagnia…». Quest’ultima potrebbe decidere di non farsi carico dei debiti: «In un meccanismo simile a quello della bad company nel caso di Alitalia: si lascia una società in fallimento e si salva tutto il resto creando una nuova entità».

Per questo, la costola catanese dell’associazione dei consumatori invita a chiedere un rimborso anche all’Enac, l’Ente nazionale per l’aviazione civile. «Dovrebbe essere il garante del trasporto aereo, però non solo ha lasciato che Wind Jet continuasse a vendere biglietti per mesi, ma ha anche permesso che le altre compagnie riproteggessero i voli a costi esorbitanti», prosegue Cantarella. Una posizione non condivisa da Confconsumatori, per cui «non ci sono i presupposti per chiedere un rimborso anche all’ente». Per Codacons, invece, l’Enac ha «una responsabilità indiretta, e per questo, qualora Wind Jet non fosse in grado di restituire ai passeggeri i soldi che deve loro, deve farsi carico dei rimborsi». Perché «dietro un biglietto aereo ci sono delle persone, e quelle devono essere rispettate. E, conclude Tiziana Cantarella, «l’incertezza sul futuro di una compagnia non può trasformarsi nell’incertezza per i cittadini a ottenere giustizia».


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La settimana scorsa la low cost etnea ha presentato domanda di concordato preventivo con continuità aziendale al tribunale di Catania, che prevede l'accordo con i creditori per superare la crisi in cui versa la società. Tra questi anche i passeggeri, che però non hanno ancora nessuna certezza sul rimborso. Per Confconsumatori dovrebbero riceverlo in quanto «creditori strategici». Codacons , intanto, consiglia di chiederlo anche all'Enac

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