La Finanza contesta diversi reati ambientali al titolare della Sidis, Raffaele Donzelli. Dubbi anche sull'inquinamento della falda acquifera. L'uomo compare nella denuncia del senatore Lumia sulla situazione delle serre del territorio ragusano, dove gli agricoltori sono vittime di metodi mafiosi. Guarda le foto
Vittoria, sequestrata azienda di raccolta plastica Tonnellate di fanghi tossici e oligopolio sospetto
La procura della Repubblica di Ragusa ha posto sotto sequestro l’azienda Sidis srl di Vittoria. È stato denunciato, con altri soggetti, il rappresentante legale della società, Raffaele Donzelli, che da anni si occupa di raccolta e smaltimento della plastica impiegata in agricoltura. Sono diversi i reati ambientali ipotizzati dagli investigatori, legati al trattamento di rifiuti speciali, conseguenti allo smaltimento della plastica . «Le immagini sono già fortemente esplicative dello scempio che è stato causato in un’area ampia oltre 40mila metri quadrati», ha commentato il capitano della Guardia di Finanza di Ragusa, Vincenzo Bovi. «L’unica cosa che le foto non rendono è l’incredibile, fortissimo odore che appesta l’area». Su questa distesa erano stati stoccati centinaia di migliaia di metri cubi di fanghi, sostanze tossiche e nocive per la salute, che potrebbero aver inquinato anche la falda acquifera sottostante. Per questo è stato richiesto l’intervento di personale specializzato dell’Arpa di Ragusa, per effettuare carotaggi e prelievi di campioni.
Il distretto produttivo dell’ortofrutta ragusano ha come epicentro Vittoria. Un territorio composto da una distesa, ampia novemila ettari, di serre, divise in migliaia di aziende. Di consueto, alla fine di ogni ciclo produttivo, la plastica impiegata per la copertura delle serre e del terreno viene rimossa dagli agricoltori; in genere questi ultimi delegano lo smaltimento a terzi, quando non ricorrono, ormai più raramente, alla combustione illegale del materiale che produce nuvole nere tossiche. Donzelli opera a Vittoria in regime di oligopolio nel settore della raccolta della plastica impiegata in agricoltura. Considerato il numero di aziende presenti, si occupa di una mole di migliaia di tonnellate per un volume d’affari di diversi milioni di euro.
Il nome di Raffaele Donzelli compare nell’interrogazione parlamentare che il deputato del Pd Giuseppe Lumia ha presentato al ministro dell’Interno, Angelino Alfano, lo scorso gennaio, come titolare di un’azienda (proprio la Sidis) che «si rifornisce da soggetti, anche gelesi, che spesso utilizzano metodi mafiosi nella raccolta e nei trasporti». Lumia ricorda anche che il padre dell’uomo, Giovanni Donzelli, è stato condannato per associazione mafiosa a seguito dell’operazione Piazza Pulita ed «è da sempre persona di riferimento del clan Dominante di Vittoria». Secondo l’associazione Fai Antiracket di Vittoria quello di Donzelli «è un servizio offerto in una porzione di mercato molto particolare, in cui nessuno può provare ad entrare». Situazione che trova conferma nella denuncia del parlamentare del Pd che parla di «un oligopolio illecito gestito da due aziende»: oltre alla Sidis, l’altra sarebbe quella di Pino Gueli, descritto come «un imprenditore che si avvarrebbe dei servigi mafiosi del parente omonimo Pino Gueli, già incriminato del 416-bis e scarcerato da poco».
Nel campo del recupero della plastica nelle serre negli ultimi mesi si sono registrati diversi episodi di cronaca. Lo scorso luglio, nella periferia di Acate, il capannone della Domiplast, azienda operante nel settore da poche settimane, è stato incendiato. Al suo interno erano conservate circa quattro tonnellate di film plastico. Gli autori dell’azione criminale non sono mai stati trovati. Alla fine di novembre a Gela sono stato arrestate 22 persone, ritenute appartenenti al clan Emmanuello di Cosa Nostra. Secondo la Procura il vertice del gruppo, Pasquale Trubia, si occupava anche di imporre l’esclusiva nella raccolta di plastica e ferro, oltre ai servizi di guardiania sulle aziende agricole. Alla base ci sarebbe un accordo tra il clan gelese degli Emmanuello e gli stiddari vittoriesi del clan Dominante-Carbonaro.
«La storia delle mafie si assomiglia – ha dichiarato pochi giorni fa Tano Grasso, presidente onorario di Fai antiracket – come in passato, queste offrono servizi all’agricoltura per controllare egemonicamente il territorio e affermare il potere; gli agricoltori, un tempo contadini o braccianti, oggi piccoli imprenditori, rimangono comunque schiacciati sotto questo peso». I dati degli ultimi due anni sembrano confermare la tesi di Grasso. Secondo la Camera di Commercio, nel territorio di Vittoria sono andate perdute 1284 imprese agricole su 5510 registrate alla fine del 2013, oltre il 20 per cento del totale.