L'arteria che collega via Filocomo al viale Fleming de anni deve fare i conti con una situazione di abbandono. In inverno bastano poche gocce d'acqua e si trasforma in fiume. C'è poi il nodo del pericoloso incrocio con via Calatabiano. Guarda le foto
Via Eleonora d’Angiò, tra degrado e tombini otturati «Vigili urbani? Li vediamo soltanto per gli incidenti»
Tombini otturati già prima delle continue cadute di cenere vulcanica, strisce pedonali inesistenti o completamente scolorite e un incrocio molto pericoloso, spesso teatro di incidenti. L’ultimo, spettacolare ma senza gravi conseguenze per gli automobilisti, il 6 giugno scorso. Via Eleonora d’Angiò, arteria in cui insiste il teatro Ambasciatori e che collega la parte finale di via Filocomo con il viale Fleming e via Milo, al degrado sembra averci fatto il callo, con buona pace della principessa angioina a cui è stata dedicata la strada.
Già all’inizio dell’arteria, alla fine di una curva, c’è un attraversamento pedonali quasi del tutto scolorito. Poco prima delle strisce anche un pezzo di asfalto in cattive condizioni. Proseguendo verso il teatro, a immondizia e cenere vulcanica, si aggiunge la cattiva manutenzione del verde. Un problema, quest’ultimo, da imputare anche ai privati. Di fatto rami e piante invadono il marciapiede, con i pedoni costretti a spostarsi lungo la corsia per evitarli. La situazione non è migliore nello slargo antistante il parco Madre Teresa di Calcutta, piccolo polmone verde in cui non guasterebbe qualche lampadina in più per essere meglio illuminato. Nei pressi del parcheggio e vicino la fermata del trasporto pubblico, diversi cittadini hanno segnalato la presenza di un filo scoperto della luce, ultima traccia di una colonnina distrutta ormai da diversi anni.
Poco più avanti il pericoloso incrocio con via Calatabiano. La presenza su entrambi i lati delle macchine in pieno divieto di sosta rende difficile la visuale e così gli incidenti sono all’ordine del giorno. «I vigili urbani? Li vediamo quando vengono a fare i rilievi – spiega un commerciante a MeridioNews – Per il resto la zona è praticamente abbandonata». In compenso tutta la strada, quando piove, si trasforma in un fiume d’acqua. «I tombini, già prima della cenere dell’Etna, erano pieni», conclude l’uomo