Cinque giorni dopo l'aggressione alla 57enne di Custonaci, a parlare è il marito. È stato lui a ritrovare la moglie priva di sensi in un campo a Valderice, dove aveva trascorso una serata in un'associazione culturale. «Nessuno ha sentito nulla, ma sono brave persone», dichiara a MeridioNews
Valderice, la donna aggredita non è stata violentata Marito: «Mancanza di intimo può essere depistaggio»
Un paio di piste da seguire. A cinque giorni dall’aggressione a Valderice della 57enne trovata all’alba priva di sensi in un campo di via Enrico Toti, il marito della vittima è ottimista sull’esito delle indagini. «La prossima settimana potremmo avere delle novità, gli inquirenti stanno lavorando e anche io sto cercando di fare i miei approfondimenti». Imprenditore attivo nel settore del marmo a Custonaci, è stato lui a ritrovare la moglie. «Martedì mattina sono stato svegliato da mio cognato che mi ha detto che non era tornata a casa – racconta a MeridioNews -. Non dormiamo insieme perché mia moglie si occupa di mia suocera. Ci siamo subito messi in macchina e siamo andati a Valderice, dove l’abbiamo trovata».
La donna – anche lei impegnata nell’azienda di famiglia, con un passato tra la Toscana e i paesi arabi – aveva trascorso la serata nella sede de Gli amici della casa del poeta. «È una casa privata che frequentiamo da qualche mese – spiega il marito -. Ci sono andato circa otto volte, e ci siamo sempre trovati bene. Si tratta di persone di un certo rango: mangiamo, giochiamo a burraco, si sta insieme». Elementi che escluderebbero un qualsiasi coinvolgimento dei partecipanti alla serata. «Non prendo in considerazione questa ipotesi», commenta l’uomo. Che tuttavia ha cercato di ricostruire i tempi intercorsi tra l’uscita della moglie dalla casa di via Toti e il momento in cui anche gli altri ospiti sono andati via. «Lei dovrebbe aver lasciato l’abitazione alle 23.43, un quarto d’ora prima rispetto alle altre persone, che però non sono andate via insieme». Uno di loro ha trovato gli occhiali della donna, ma pensando che li avesse semplicemente persi li ha riportati in casa. «Nessuno ha sentito nulla, grida di aiuto o altri rumori», racconta.
Nonostante ciò, l’imprenditore è convinto che le piste investigative da seguire siano ben definite. A partire dall’incendio dell’auto della cognata, la sorella della vittima, che a Trapani svolge la professione di avvocata. «Si occupa di penale – spiega -. Il rogo risale a un mese fa, potrebbe avere a che fare con quanto accaduto a mia moglie». Tuttavia, se di vendetta si tratta sarebbe comunque indiretta. L’uomo, infatti, smentisce di aver mai ricevuto pressioni dalla criminalità. «In decenni di attività mai avuti di questi problemi», sottolinea. Discorso simile per quanto riguarda il rancore che qualcuno avrebbe potuto covare fino al punto di pestare la moglie. «Siamo persone ben volute da tutti, sono rotariano e frequentiamo persone di un certo rango», confida l’uomo.
Anche se non si sente di escludere al cento per cento che all’origine dell’aggressione possa esserci stato qualcuno deluso dalle recenti scelte aziendali. «È una ipotesi che ritengo remota – tiene a specificare l’imprenditore -. Un anno e mezzo fa abbiamo dovuto licenziare una quindicina di persone, qualcuno potrebbe averla presa male, ma non credo fino a questo punto».
Quello che invece può dirsi con certezza è che la donna non è stata violentata. La possibilità era stata avanzata dopo il mancato ritrovamento delle mutandine. «È una delle poche cose che non sono state trovate – ammette il marito -. Potrebbe trattarsi di un depistaggio per simulare una possibile violenza carnale». Oltre all’intimo, è stato portato via il portafogli, ma non i gioielli e l’orologio di valore che la donna indossava. «È strano», commenta l’uomo, che poi racconta di aver cercato di farsi raccontare dalla moglie quanto accaduto. Anche se i ricordi al momento sono pochi. «Ricorda di essere stata colpita da dietro, ma nient’altro», conclude l’imprenditore.