Fa gola a molti la struttura di Punta Cavazzi. Dopo anni di abbandono e degrado, lo Stato ha deciso di lanciare dei bandi per la concessione fino a 50 anni delle opere presenti sul territorio. Di questi, quattro si trovano in Sicilia, la regione con il maggior numero. Licciardi: «Un'occasione unica di rilancio per il territorio»
Il faro di Ustica diventa un resort di lusso Sindaco: «Una grande vetrina per l’isola»
Potrebbe diventare un resort di lusso o essere destinato a ricerche scientifiche. Dipenderà dal tipo di proposte che verranno presentate nei prossimi mesi il futuro del faro di Punta Cavazzi, nell’Isola di Ustica. Un piccolo gioiello nel cuore del Mediterraneo ancora oggi funzionante ma ormai disabitato da tempo, come tanti alti fari sparsi per il Paese. Tutti di proprietà del Demanio e del ministero della Difesa che, accontentando le numerose richieste, hanno deciso di darli in gestione ai privati. Il progetto Valore Paese – Fari prevede diversi bandi di gara per la concessione da 6 a 50 anni di queste opere. L’iniziativa sta facendo tappa in tutto il Paese per illustrare nei dettagli il progetto e nei giorni scorsi è stata la volta della nostra regione. Fondamentale è che le proposte siano credibili senza intaccare i luoghi in cui i fari sono inseriti. E che una parte consistente del progetto sia destinato al restauro dell’opera. In totale i fari messi a bando in Italia sono 11, dei quali quattro in Sicilia. In realtà sono molti di più i fari presenti nell’Isola, 37, ma al momento il ministero e l’Agenzia hanno deciso di cominciare da questi. L’operazione avrà un seguito se questa prima tranche raccoglierà il consenso sperato.
«Come Consiglio comunale – ha detto a MeridioNews il sindaco di Ustica, Attilio Licciardi – abbiamo aderito un anno fa, affiancando il Demanio nelle iniziative necessarie. A settembre, ad esempio, abbiamo aperto il faro alle visite delle persone interessate al progetto. In quella occasione abbiamo avuto almeno 15 manifestazioni di interesse». Proposte solo formali che per diventare concrete dovranno essere presentate ufficialmente sul sito del Demanio e del ministero entro il 12 gennaio 2016. Ad ogni modo, spetterà ai privati l’onere del recupero del bene e toccherà ai progettisti delle singole società individuare il tipo di interventi, comunque non invasivi ma conservativi. Il faro di Ustica, al momento, sembra far gola a tanti. E, tra le proposte non ancora formalizzate, la maggior parte si rivolge alla ricettività turistica di altissima qualità. Altre, invece, ad attività collegate al mare e società sportive di immersione subacquea e persino con scopi scientifici, laboratori di ricerca e musei.
Costruito nel 1883, sorge in un contesto incontaminato, all’interno dell’area marina protetta Isola di Ustica, una delle prime, ma ora necessita di interventi per il suo recupero. «Le proposte – ha proseguito il primo cittadino – saranno valutate da una commissione del ministero e del Demanio: sicuramente saranno prese in considerazione quelle economicamente più vantaggiose e a lungo termine. Ci auguriamo che questa operazione si concretizzi e venga recuperato così un bene abbandonato al degrado da diversi decenni, peraltro in un punto bellissimo dell’Isola. Anche se dovesse intervenire in un segmento turistico particolare – ha concluso – per Ustica sarebbe una grande vetrina e avrebbe una ricaduta positiva sull’economia del luogo». Oltre a faro di Ustica, la Sicilia ne conta altri tre: di Brucoli ad Augusta e di Murro di Porco (entrambi nel Siracusano) e Capo Grosso nell’isola di Levanzo – Favignana (Trapani).
«Con questi bandi puntiamo al recupero di beni che si stavano perdendo – ha detto a Palazzo Cefalà, il direttore generale dell’Agenzia, Roberto Reggi -. I fari prima venivano gestiti dai guardiani che li mantenevano in funzione, oggi sono stati sostituiti dalle macchine. Per questo serve un intervento di manutenzione straordinaria e ordinaria». Oltre ai 4 fari presenti in Sicilia, il progetto include anche quelli della Campania, Puglia, Calabria e Toscana. «Si tratta di un cambiamento culturale rispetto al passato – ha detto il sottosegretario al ministero della Difesa, Gioacchino Alfano -. I fari erano visti come dei gioielli bellissimi ma inaccessibili, destinati solo a funzioni istituzionali. Abbiamo deciso di mettere a disposizione questi beni che da oggi rimangono in attività ma produrranno ricchezza e opportunità – ha concluso -: valuteremo tutte le richieste e sceglieremo le offerte migliori».