Un modello per parlare al mondo

E’ stato un incontro sobrio, considerata anche l’ora insolita, le 21,00 nei locali delle edizioni Paoline in corso Vittorio Emanuele, a Palermo. Ospite: uno dei più interessanti intellettuali della Chiesa, il nuovo direttore del Centro Televisivo Vaticano, Don Dario Viganò.

Un curriculum d’eccezione, quello di Monsignor Vigano, per un grande comunicatore che ha presentato la sua ultima fatica letteraria dal titolo: “Il Vaticano II e la Comunicazione. Una rinnovata storia tra Vangelo e società”. Alla presentazione, promossa dalla Facoltà Teologica di Sicilia e dalla Libreria Paoline, e coordinata dalla giornalista Fernanda Di Monte, sono intervenuti Rino La Delfa, preside della Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia, Nino Barraco, giornalista, Francesco Romeo, docente alla Facoltà Teologica di Sicilia.

Per il preside della Facoltà teologica, il libro di Viganò rappresenta il primo passo verso la formazione di una teologia della comunicazione. “Con il Concilio Vaticano II si inizia un nuovo percorso che porterà i mezzi di comunicazione a cui la Curia romana era poco abituata”, ha detto La Delfa. Suor Fernanda, responsabile delle edizioni paoline, ha invece posto l’attenzione sull’importanza del Decreto “Inter mirifica”, approvato il 4 dicembre 1963: un documento che segna la presa in carico della comunicazione di massa da parte della Chiesa Cattolica portando il Concilio a fare i conti con un modello di comunicazione nuovo.

Apprezzato anche l’intervento del decano dei giornalisti Nino Barraco.

Intriso di spiritualità e filosofia teoretica, l’analisi del giovane docente di materie cinematografiche della facoltà teologica Francesco Romeo, che ha parlato di libro “montato” bene. Riferendosi alle fasi di montaggio di un film, Romeo, ha richiamato Pasolini, con “Il Vangelo secondo Matteo”. Si è poi soffermato sul concetto di “pazienza” che si contrappone all’impazienza. “Tutti dovremmo dedicarci un tempo più lungo, un giusto tempo, l’otium” latino, come vita contemplativa”.

Don Viganò ha aperto l’intervento con le sue origini formative, giovane sacerdote che lavorava nell’ufficio stampa di quel gigante della Chiesa che è stato il Cardinale Martini. Nel racconto di Viganò, un ruolo centrale viene occupato da Papa Giovanni XXIII. L’autore ha offerto al pubblico chicche inedite, in primis il dvd
allegato al libro con gli archivi dell’istituto Luce sul Concilio Vaticano II che contengono anche servizi di colore come il defilè di abiti di preti e suore.

Poi le riflessioni più intime del Pontefice annotate nei diari di padre Tucci, di ‘Civiltà cattolica’; i curiali del tempo non accolsero bene la notizia della convocazione del Concilio, li considerava “di mentalità piccola e ristretta, incapaci di vedere le cose in una prospettiva universale”. Come universale fu il Concilio, quasi 3 mila Vescovi da ogni angolo del pianeta.

Don Dario Viganò parla di due periodi, il primo con i lavori coperti da segreto, interamente in lingua latina; il secondo con i mezzi di comunicazione più coinvolti, con l’apertura di una sala stampa.

Su dieci mila temi proposti soltanto diciotto parlavano di comunicazioni sociali. Tra il 1962 e il 1965 vennero approvate 4 Costituzioni, 9 Decreti e 3 Dichiarazioni, tra cui il decreto “Inter mirifica”, un documento piccolo, come lo chiama don Dario, che segna la presa in carico delle comunicazioni di massa da parte della Chiesa cattolica, sempre attenta alla dimensione comunicativa, che grazie al procedere sempre meno incerto dei lavori conciliari affiorerà con decisa pertinenza e puntuale comprensione nei successivi documenti.

Già consigliere d’amministrazione del Centro Sperimentale di Cinematografia, Don Dario Viganò, mantiene la sua passione per il cinema e la ricerca. Autore di numerose pubblicazioni come “La maschera del potere”, “Carisma e leadership nel cinema”, “Cari maestri, sul ruolo pedagogico del cinema nell’educazione, e ancora “Chiesa e pubblicità”, “Gesù e la macchina da presa”.

A chiusura dell’incontro, Don Viganò ha indicato la via della rilettura del Concilio Vaticano II senza giudizi e pregiudizi. “La questione che emerge con forza supera la necessaria competenza mediale circa linguaggi, formati e strumenti e invita tutti noi a vivere l’esperienza credente come una ginnastica del desiderio [Sant’Agostino] delle cose del Cielo. Come dire, la necessità di rinascere dall’alto [Gv 3,3] perché la nostra vita, la nostra testimonianza e la nostra comunicazione siano opera dello Spirito, unico capace di attrarre nel seno del Padre”.

 

 

Ivan Scinardo

 


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