Il recordman di presenze con la maglia rosanero, legato emotivamente al capoluogo siciliano, non nasconde la propria amarezza commentando il momento che sta attraversando la compagine di De Zerbi. Strada in salita contro il Milan guidato da Montella, una delle big del campionato
Un grande ex incoraggia il Palermo Biffi: «A volte Davide può battere Golia»
Ha lasciato il club di viale del Fante da molto tempo ma, dal punto di vista emotivo, Roberto Biffi non ha mai reciso il cordone ombelicale con il Palermo. Undici anni di militanza con la maglia rosanero (dal 1988 al 1999 tra serie B e C) hanno lasciato un segno indelebile nel percorso professionale ma anche nei sentimenti dell’ex difensore, recordman di presenze (321) con i rosa: «Seguo sempre il Palermo e, quando non riesco a vedere la partita, quello dei rosanero è sempre il primo risultato che chiedo – ha ammesso Biffi, milanese classe 1965, intervistato da MeridioNews – ho trascorso nel capoluogo siciliano momenti indimenticabili e non nascondo che, in futuro, potrei tornare a viverci. Con la mia famiglia ne abbiamo già parlato e non escludo questa possibilità». Biffi, allenatore in questo momento in stand-by ed ex beniamino del popolo rosanero (il motivetto Biffi-gol, Biffi-gol, Biffi-gol…resterà scolpito per sempre nella mente dei tifosi), nonostante la distanza continua ad interessarsi delle vicende della sua ex squadra e, in qualità di osservatore esterno, si terrà aggiornato sul risultato del match con il Milan. Sfida che vivrà da doppio ex avendo indossato la maglia rossonera sia nelle giovanili che nel campionato di B 1982/83 culminato con la promozione.
Impegnativo il compito degli uomini di De Zerbi chiamati contro una big del campionato ad invertire il trend negativo di risultati: «È impossibile trovare dei giocatori che non abbiano stimoli in questo genere di partite. Non va sottovalutata la forza di questo Milan, un club che ultimamente ha attuato una politica diversa da quella dei rosanero puntando con decisione su un blocco di giovani italiani. Confesso di non essere particolarmente ottimista sul fronte rosanero anche perché la compagine di Montella si trova ai vertici della classifica e farà di tutto per restarci. È il classico duello tra Davide e Golia, ma il bello del calcio è che a volte Davide può battere Golia». Pesando il valore delle due squadre, tuttavia, l’ago della bilancia allo stato attuale pende nettamente dalla parte degli ospiti: «Non me ne vogliano i giocatori del Palermo che magari saranno bravissimi ma, se si esclude qualche individualità tipo Diamanti o Nestorovski, faccio fatica a ricordare la formazione rosanero. L’impressione, dall’esterno, è che la squadra stia diventando una sorta di multinazionale formata da tanti stranieri con i quali anche l’allenatore fatica a comunicare. Il vento è cambiato. Prima, grazie anche alle ottime intuizioni dei collaboratori di Zamparini, gli addetti ai lavori rosanero scoprivano giocatori che poi si sarebbero rivelati dei campioni come Amauri, Pastore o Dybala. La realtà ora è diversa, non è facile indovinare sempre le mosse e trovare talenti sui quali potere investire e attraverso i quali ottenere grandi vantaggi sul piano economico».
Questo Palermo non è paragonabile alla squadra che ha fatto sognare i tifosi nei tempi d’oro dell’era Zamparini ma, nonostante le difficoltà e i limiti strutturali, la formazione di De Zerbi ha l’obbligo morale di scuotersi e provare a reagire. La serie di cinque sconfitte consecutive tra le mura amiche, ad esempio, è una macchia che va cancellata al più presto. «Bisogna dire che, ad eccezione dell’Udinese che poteva essere alla portata, il Palermo finora ha affrontato in casa avversari piuttosto blasonati. Detto questo, però, non può avere molte scusanti una squadra che in casa non riesce a ottenere neanche un punto». I rosa proveranno a cambiare rotta in occasione del match con i rossoneri. Una gara il cui risultato potrebbe avere ripercussioni sul futuro del tecnico De Zerbi. Intanto, conoscendo Zamparini e la storia recente della società, è già una notizia il fatto che dopo quattro ko di fila il presidente abbia deciso di rinnovare la fiducia al tecnico: «Non è una cosa abituale. Non vorrei che questo fosse un segnale di resa da parte del presidente e non mi riferisco alle prospettive in chiave salvezza. Intendo dire che, magari, anche Zamparini con l’avanzare dell’età si è stancato del suo solito giochino – ha concluso -, e ha allentato un po’ la corda».