Un giovane palermitano al lavoro per l’Onu in Africa «Inseguo i miei ideali, ma vivo scortato dai militari»

«Con sentimenti misti ho accettato l’offerta ed ora, anche se le condizioni di vita qui sono dure, mi sento di aver fatto la scelta giusta. Ci si abitua a tutto alla fine, ma le alte temperature, che oscillano tra i 38 e 45 gradi, la mancanza di una vita sociale vera e propria, e i rischi legati al lavoro sono realtà con cui fare i conti ogni giorno». È questa la testimonianza del giovane palermitano Claudio Ferrante, oggi lontano da casa ma contento di svolgere un lavoro a Gao (Mali) vicino a quegli ideali a lungo rincorsi e ricercati. 

Claudio, classe 1985, dopo aver frequentato lo storico Liceo Classico Umberto I, ha scelto però subito dopo di lasciare la città alla volta di Pisa. Lì ha intrapreso i suoi studi universitari laureandosi in relazioni internazionali, che hanno fatto accendere in lui la scintilla e la passione per i viaggi e il lavoro all’estero. «Il mio percorso universitario – racconta Ferrante – insieme ad alcune esperienze lavorative maturate nel corso degli anni, mi ha portato, un po’ per caso, qui a Gao (Mali ndr). Sono sempre stato impegnato nell’ambito sociale, gravitando intorno ad associazioni no-profit e ONG che si occupano di tematiche come la cooperazione, richiedenti asilo e rifugiati e senza fissa dimora. Dopo essermi laureato ho girato parecchio: Parigi, Dublino, Phnom Penh, Bruxelles sono alcuni dei posti dove ho vissuto e lavorato con diverse organizzazioni a partire dal 2010».

Le sue esperienze sono state diverse nel corso degli ultimi anni. Nel 2015 il giovane, viene selezionato per un tirocinio al Parlamento Europeo di Bruxelles. Lì ha trascorso cinque mesi lavorando nell’ambito della comunicazione e delle relazioni esterne. Una volta riuscito ad ambientarsi però, riceve una nuova chiamata, questa volta dall’Onu, per una nuova offerta di lavoro con destinazione Mali. «Da circa otto mesi vivo e lavoro a Gao, una piccola città situata a circa 320 chilometri a sud est della ben più conosciuta città di Timbuktu».

«Le mie giornate qui passano in fretta e sono scandite prevalentemente – ripercorre – da incontri giornalieri con la società civile o i partiti politici. Nel monitorare gli sviluppi del processo di pace ho avuto modo di girare il Mali, visitando piccoli villaggi, parlando con le popolazioni locali e con i gruppi armati ed imparando sempre qualcosa di nuovo di questo incredibile paese e della sua meravigliosa gente. Certo il lavoro è interessante, ma ammetto che vivere in un compound all’interno di un campo Onu, muoversi con veicoli blindati e spesso scortati da militari, non è semplice».

Il Mali è uno tra i paesi più poveri dell’Africa, con una superficie pari a due volte e mezzo quella della Francia dalla quale si è reso indipendente nel 1960. Il suo è un cammino storicamente turbolento fatto di ribellioni, siccità e colpi di Stato. «Dal 2013 le Nazioni Unite sono presenti in Mali – spiega Ferrante – con una missione di peacekeeping, la MINUSMA (United Nations Multidimensional Integrated Stabilization Mission in Mali), incaricata di portare supporto alle autorità e sostegno alle popolazioni locali, con un’ingente presenza civile e militare dispiegata su tutto il territorio nazionale. Io mi trovo qui in veste di United Nations Volunteer (UNV)».

Si tratta di un programma delle Nazioni Unite che da anni recluta ed invia personale con diversi profili ed esperienza utili alle differenti missioni o agenzie dell’ONU presenti in giro per il mondo. Ferrante, lavora attualmente nell’ufficio regionale di Gao come Political Affairs Officer, monitorando e sostenendo le parti firmatarie dell’accordo di pace di Algeri, siglato dal Governo maliano e da due coalizioni di gruppi armati nel 2015.


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