Ultras, dal caso Raciti ai giorni nostri I rapporti internazionali della curva

La notte buia di Catania è lontana. La sera del 2 febbraio del 2007 sull’asfalto di piazza Spedini rimane senza vita l’ispettore di polizia Filippo Raciti, ma il bollettino medico alla fine dirà anche 62 feriti tra spettatori, uomini della croce rossa e forze dell’ordine. Uno spartiacque per il calcio italiano dopo il quale lo Stato ha iniziato una battaglia che, a giudicare dalle violenze dell’ultima finale di Coppa Italia, sembrerebbe aver perso. I numeri però descrivono una situazione meno allarmante, con il dato totale di feriti, denunciati, arrestati che negli ultimi sei anni è diminuito, ad eccezione di questa stagione in cui si sono registrati nuovi picchi. Le analisi dell’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive parlano anche di fenomeni nati di recente, da cui il mondo ultrà catanese non è escluso. In particolare l’aumento delle amicizie internazionali tra tifoserie – la curva sud del Catania con quella del Borussia Dortmund – e il coinvolgimento che scavalca i muri degli stadi e arriva in strada, nei cortei, nelle manifestazioni, dove c’è da «menar le mani». Il teatro esterno per la tifoseria del Catania in questo caso è stato il Movimento dei forconi dello scorso inverno. Anche se va sottolineato come quest’esperienza in Sicilia sia stata assolutamente pacifica, a differenza di altre regioni italiane.

 

 

 

 

 

 

 

«La malattia da curare – scriveva lo scorso febbraio Roberto Massucci, vice presidente operativo dell’Osservatorio – presentava sintomi gravissimi: stazioni devastate, treni assaltati e utilizzati da branchi senza controllo, stadi in cui l’accesso era regolato dalla capacità dei facinorosi di creare disordini, scontri continui con le forze di polizia, che lasciava sul campo, in un quinquennio, quello precedente i tragici fatti di Catania, oltre 3mila 800 operatori feriti». Da questo scenario il capoluogo etneo non fa eccezione, anzi. L’esplodere della violenza nel derby contro il Palermo del 2007 non è un fatto isolato. La tifoseria del Catania si distingue negativamente già nel 2000/2001, stagione in cui la squadra milita nel girone B della serie C1 (perderà la finale dei play off per l’accesso alla serie B contro il Messina). «In quell’annata Catania ha il record di incidenti a livello nazionale, ricorda Maurizio Marinelli, esperto del Centro studi per la sicurezza della polizia. E proprio nella gara di ritorno della finale, disputata allo stadio Celeste della città dello Stretto, un tifoso messinese, Antonio Currò, perde la vita a causa di una bomba carta lanciata dal settore ospiti, riempito dai supporter del Catania. In un primo momento l’accusa ricade su un minorenne del gruppo degli Irriducibili della curva sud. Ma successivamente, dopo un attento controllo delle registrazioni, il ragazzo viene prosciolto. Otto anni dopo, nel 2009, il caso verrà archiviato senza essere riusciti ad individuare alcun responsabile.

C’è sempre il Messina sulla strada più buia del Catania. L’ingiustificabile notte del 2 febbraio – è un venerdì e si gioca in anticipo per permettere alla città di festeggiare la santa patrona Agata senza ulteriori distrazioni – ha un antefatto. Al di là della rivalità che divide ultrà catanesi e palermitani, in piazza Spedini i nemici diventano ben presto le forze dell’ordine. Quasi una resa dei conti che arriva a seguito di un lento ma costante logorìo dei rapporti tra la polizia e le curve etnee. Una distanza a cui avevano contribuito diversi fattori: la mancanza di capi – in gran parte sottoposti a squalifiche e Daspo – capaci di tenere a bada i cani sciolti della tifoseria, e la conseguente assenza di interlocutori per le forze dell’ordine. A questo si aggiungono alcuni pericolosi precedenti. Il più importante per provare a dare spiegazioni alla follia del 2 febbraio, riguarda ancora una volta un match contro il Messina. La stagione 2006/2007 vede in serie A le tre principali squadre siciliane. Il 23 settembre, alla quarta giornata di campionato, al Cibali arriva la formazione giallorossa. La partita finirà in parità, 2 a 2. Ma un episodio all’interno della curva Nord avrà delle conseguenze importanti. Nel corso dell’incontro, due infermieri della Croce rossa varcano l’ingresso della curva per prestare soccorso ad una persona colta da malore. Sono accompagnati da due rappresentanti delle forze dell’ordine, passaggio inusuale che genera la reazione di alcuni sostenitori. Nel breve volgere di pochi istanti si forma un capannello di uomini nella zona del parterre e la situazione precipita. Uno dei carabinieri che accompagnava gli uomini del soccorso viene trasportato fuori con la testa sanguinante. Un episodio grave, che provocherà l’inasprimento dei rapporti tra gli ultrà rossoazzurri e le forze dell’ordine.

Oggi quella situazione sembra lontana. E Catania non fa eccezione. «L’emergenza che aveva contraddistinto gli anni precedenti e quelli immediatamente successivi la morte di Filippo Raciti è da considerarsi indubbiamente superata – spiegano dall’Osservatorio – Lo testimoniano in maniera oggettiva i dati monitorati dal Centro nazionale di informazione sulle manifestazioni sportive dell’Ufficio ordine pubblico del Dipartimento della pubblica sicurezza. Lo si rileva, anche, dalle testimonianze dei frequentatori degli stadi e dei gestori dei servizi lungo le vie di trasporto dei supporter. Sono cambiati radicalmente i comportamenti dei gruppi di tifosi, soprattutto nelle trasferte; raccontano di questo cambiamento i responsabili della sicurezza dei club, gli steward e le stesse forze di polizia».

Secondo l’ultimo censimento diffuso dalla Direzione centrale della polizia di prevenzione, nelle curve delle serie professionistiche risultano attivi 388 club (erano 417 l’anno precedente) composti da circa 41mila supporter (erano 45.000) con un trend che segnala una leggera ma costante diminuzione. Con le tifoserie di destra presenti prevalentemente nella serie A ed in regioni del Nord, come la Lombardia ed il Veneto, oltre che nel Lazio, mentre quelle di sinistra sono presenti anche nelle serie professionistiche minori (serie B e Lega Pro) e risultano concentrate nelle regioni centrali (Toscana, Umbria, Molise ed Emilia Romagna). Nel Sud invece si registrano pericolose commistioni con la criminalità.

 

Resta immutato «l’odio viscerale e preconcetto per la divisa». «La ricerca sistematica di una occasione di scontro con le forze dell’ordine sembra cresciuta proprio in costanza, e forse anche in ragione, degli incontestabili risultati anche investigativi conseguiti negli ultimi anni», sottolinea l’analisi. E gli incidenti fuori dagli stadi sono aumentati proporzionalmente alla maggiore sicurezza degli impianti sportivi. «Nelle aree di servizio, sui treni, in prossimità degli stadi ed infine nelle piazze delle città ogni qualvolta se ne sia presentata l’occasione. Gli ultras sono stati presenti in forma più o meno organizzata in tutti i contesti, i più disparati, dove c’era da menar le mani». L’analisi cita le discariche nel napoletano, le manifestazioni di massa a Roma, ma anche il Movimento dei Forconi che ha visto scendere in strada ultrà di 19 città, tra cui Catania, «sulla spinta impressa dai movimenti della destra radicale.

 

 

 

 

 

Secondo l’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive, infine, un altro aspetto di interesse è dato dai rapporti internazionali. Gli ultras padroneggiano «le nuove tecnologie telematiche stringendo amicizie ed alleanze anche in ambito europeo: attualmente 80 sodalizi ultras italiani intrattengono rapporti con tifoserie straniere, 24 dei quali con connotazioni ideologiche estremiste». Il caso più importante che viene richiamato dagli analisti vede come protagonisti ancora una volta gli ultras del Catania, in particolare gli Irriducibili della curva Sud. Che recentemente hanno stretto un gemellaggio con i supporter tedeschi del Borussia Dortmund. Nei giorni successivi alla gara tra Dortmund e Malaga dello scorso 9 aprile (quarti di finale di Champions League), su Facebook, sono apparse foto di ultras etnei all’interno dello stadio tedesco mentre esponevano due striscioni con le scritte Assenti forzati I.R.A.91 e Curva Sud Catania. Un episodio simile si è registrato anche nello stadio dell‘Hertha Berlino, il 9 dicembre del 2012. Durante la partita contro il Paderborn nella serie B tedesca, i tifosi berlinesi esposero lo striscione Speziale Libero. Nel settembre scorso ultras di diverse curve tedesche e svizzere – su iniziativa del giornalista Kai Tippmann – realizzarono un calendario e una parte dei proventi delle vendite fu inviata all’avvocato Giuseppe Lipera a sostegno delle spese processuali della famiglia Speziale.

«Una cosa è certa – scrive Roberto Massucci -: da alcune stagioni le partite internazionali sono quelle più esposte al rischio di incidenti. A poco a poco il web è diventato un strumento di espressione comune e di costruzione di una identità collettiva, un proficuo spazio idoneo a travalicare i confini nazionali ed a costituire e consolidare rapporti (anche trasversali) con sodalizi ultras stranieri».


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