Ucciso a coltellate, l’uomo fermato confessa Ruperti: «Verifiche sulle presunte minacce»

«Aveva minacciato la mia famiglia». Sarebbe questo il motivo che avrebbe spinto Giovanni Pizzuto, 28 anni, a uccidere Francesco Paolo Maronia, 58 anni, un parcheggiatore abusivo del quartiere Acquasanta, accoltellato ieri sera in vicolo Pipitone, forse al culmine di una lite. La confessione è arrivata nella notte quando, come riferisce la polizia, Pizzuto ha rivelato agli agenti della squadra mobile di Palermo di essere l’autore dell’omicidio. Il giovane è stato quindi sottoposto a fermo con l’accusa di omicidio volontario, per ordine del pm di turno Sergio Mistritta. La polizia scientifica ha raccolto elementi decisivi per definire il quadro probatorio, soprattutto le impronte digitali trovate sul coltello che è rimasto conficcato nel torace della vittima.

«Sul movente stiamo ancora lavorando, al momento sembra un movente futile sfociato tragicamente ieri con questa coltellata. Questioni di vicinato forse e purtroppo anche questioni di degrado. Sulle presunte minacce stiamo facendo delle verifiche, al momento sono solo esternazioni dell’uomo fermato», spiega il capo della mobile Rodolfo Ruperti. «Quando siamo intervenuti abbiamo trovato la vittima a terra già coperta con un lenzuolo bianco che gli era stato messo sicuramente da qualche vicino che aveva assistito – dice ancora – All’inizio non abbiamo trovato alcuna forma di collaborazione, poi abbiamo iniziato una serie di controlli a tappeto in zona e siamo stati indirizzati da alcune persone verso l’autore dell’omicidio. Autore che subito ha confessato a noi che siamo intervenuti, poi abbiamo raccolto sulla scena tutto il necessario per addebitare la responsabilità alla persona che avevamo intenzione di fermare».

L’uomo ha confessato anche in un secondo momento, durante l’interrogatorio. È stato ritrovato in stato confusionale, ma da subito ha ammesso le sue responsabilità. «Continuiamo a lavorare per fare in modo che anche in quei quartieri di Palermo più tristemente famosi si rispettino criteri minimi di legalità – aggiunge Ruperti – Non sembrano esserci legami con la mafia della zona, al momento stiamo lavorando su un omicidio avvenuto in un contesto di degrado e fra persone confinanti».


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