Truffe ad aziende in crisi tra Catania e Firenze Sette arresti, guadagni illeciti per 4 milioni

Avrebbero individuato imprese in difficoltà economiche per proporsi ai titolari come intermediari nella richiesta di finanziamenti agli istituti del gruppo Monte dei paschi di Sienza e Mps capital service. E per favorire il buon esito delle pratiche avrebbero chiesto provvigioni che si aggiravano tra il quattro e il sei per cento dei fondi richiesti. Ma i loro nomi non figuravano tra gli iscritti all’apposito albo della Banca d’Italia. Sette persone sono state arrestate con accuse a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata all’abusiva mediazione creditizia, attività che avrebbe fruttato loro guadagni illeciti per oltre quattro milioni di euro. Molte delle aziende coinvolte nella truffa oggi si trovano in fallimento o in liquidazione. I proprietari avevano chiesto accesso ai fondi per oltre 300 milioni di euro.

In manette sono finiti Domenico Marcuccio (nato a Giarre il 29 novembre 1948, consulente aziendale), Davide Zuppelli (nato a Catania il 19 ottobre 1974, perito informatico), Giuseppe Quattrocchi (nato a Catania l’8 febbraio 1950, commercialista), Placido Bruno (nato ad Adrano il 10 ottobre 1951, impiegato di banca), Angelo Salvatore Porto (nato a Catania il 21 giugno 1963, libero professionista), Giampiero Meschino (nato a Firenze il 18 aprile 1956, all’epoca dei fatti funzionario di banca), Andrea Conti (nato a Dicomano, provincia di Firenze il 3 aprile 1947, pensionato). Coinvolto anche l’ex eurodeputato fiorentino Paolo Bartolozzi.

La banda era organizzata sull’asse Sicilia-Toscana. Tutto partiva da Marcuccio che – con l’aiuto di Quattrocchi, Bruno e Salvatore Porto – spacciandosi come funzionario della Fondazione del Monte dei Paschi di Siena avrebbe materialmente individuato quali potessero essere le aziende da contattare. Gli incontri sarebbero avvenuti a Firenze. Zuppelli, dunque, avrebbe avuto il compito di prendere contatti con gli imprenditori in difficoltà economica e proporre loro le condizioni della consulenza offerta. Grazie alle intercettazioni ambientali e ad accertamenti bancari, gli inquirenti hanno ricostruito i movimenti del gruppo. Le indagini sono partite da due segnalazioni sospette giunte dall’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia relative alle operazioni di Domenico Marcuccio, relative al versamento di assegni bancari per oltre tre milioni di euro emessi da società con sedi in Lombardia, Toscana, Lazio, Campania e Sicilia. Somme che, poi, venivano puntualmente prelevate.

Tra gli indagati risulta anche l’ex eurodeputato Bartolozzi, eletto tra le file del Pdl nella legislatura 2009-2014. Il suo compito sarebbe stato influenzare i dirigenti della banca toscana. A fare da intermediario con il gruppo sarebbe stato Conti, destinatario anche di diverse ricariche postpay dirette poi al politico. Coinvolto anche Giampiero Meschino, funzionario della Mps capital service spa, che avrebbe esaminato e aggiustato le pratiche da trattare, ma avrebbe anche suggerito alla banda i nomi da contattare grazie al suo ruolo interno nel gruppo bancario.

Nel periodo preso in esame durante le indagini (2009-2012) dal conto corrente intestato a Marcuccio sarebbero passati quattro milioni 200mila euro. Parte degli introiti sarebbero stati poi girati agli altri membri del gruppo anche su conti di terze persone, per non destare sospetti. Gli inquirenti hanno anche condotto dei controlli sulla posizione specifica di Domenico Marcuccio. Alla sua ditta nel 2013 è stata contestata un’evasione fiscale di oltre sei milioni di euro, realizzata mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per oltre tre milioni di euro. All’imprenditore sono stati sequestrati beni e attività finanziarie per circa un milione 600mila euro.


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