Partanna e il randagismo. Un binomio, per alcuni ignorato dalle istituzioni, che ha causato la morte di alcuni cani randagi che da almeno tre anni circolavano nella zona. A darne notizia è l’Organizzazione internazionale della protezione animali locale (Oipa). «Da tempo sollecitavamo il Comune a intervenire per sterilizzare le femmine e trovare per tutti un posto in canile – si legge in una nota divulgata dall’organizzazione di Partanna -, anche per favorirne l’adozione, o di renderli cani di quartiere, figura prevista dalla legge della Regione Sicilia». Adesso però «i cani sono stati presumibilmente avvelenati», sostiene Oipa.
Nel mirino dell’organizzazione c’è il sindaco Nicolò Catania. «Ci siamo più volte fatti carico di portare via cucciolate per poi dare i piccoli in adozione e abbiamo più volte chiesto al primo cittadino di trovare una soluzione per questi poveri cani – si legge nella nota a firma di Andrea La Commare, delegato dell’Oipa di Partanna e guardia zoofila – Ma nostri allarmi sono rimasti inascoltati e qualcuno li ha uccisi». Si tratta di circa dieci cani la cui presenza in contrada Marcato è stata segnalata più volte, soprattutto nelle ultime settimane, anche con la pubblicazione di alcuni video sui social.
«Tra i randagi morti sono stati trovati anche una mamma con i cuccioli al suo fianco che cercavano di poppare il latte – prosegue la nota – Il sindaco ha espresso il suo rammarico per la tragica vicenda, ma questo non basta, speriamo che se ne renda conto». I cani morti sono stati portati al canile comunale in attesa delle analisi da parte dell’istituto zooprofilattico per accertare la causa del decesso. Contestualmente, la polizia municipale ha apposto dei cartelli per segnalare la possibilità di bocconi avvelenati.
Intanto le guardie zoofile dell’Oipa hanno eseguito ieri sera un sopralluogo e hanno individuato alcuni superstiti, due dei quali sembrano essere in procinto di partorire. «Auspichiamo che siano messi al sicuro dal Comune e dall’Asp – conclude La Commare -, anche con il supporto della nostra associazione». Nel frattempo l’organizzazione, nel caso in cui dovesse aprirsi un processo, ha comunicato l’intenzione di costituirsi parte civile.
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