L'1 febbraio la pista dell'aeroporto di Birgi è rimasta al buio per un guasto tecnico. Ma un black out ben più grave si profila all'orizzonte: il contratto di co-marketing tra la low cost irlandese e un gruppo di soggetti pubblici guidati dalla Camera di Commercio sarebbe sempre più lontano
Trapani, sempre più a rischio il futuro di Ryanair Comuni non pagano, difficile rinnovo dell’accordo
Non si è trattato di un black out. La pista dell’aeroporto di Trapani Birgi, lo scorso 1 febbraio, è rimasta al buio a causa di una lampada fulminata. Tuttavia un vero e ben più grave black out, però tra lo scalo e Ryanair potrebbe arrivare a partire dal prossimo mese di marzo, col blocco di tutti i voli.
Intanto a fare chiarezza sulla vicenda del volo della low cost irlandese, dirottato a Catania lo scorso primo febbraio, è il presidente dell’Airgest, Franco Giudice. L’aereo, proveniente da Bergamo, doveva atterrare a Trapani attorno alle 23.30, ma dopo alcune ore di attesa è stato spostato sul capoluogo etneo. «Pista completamente al buio, impossibile procedere con le manovre di atterraggio», è stata la spiegazione data dal personale di bordo ai passeggeri, che hanno potuto raggiungere lo scalo trapanese solo il giorno dopo.
«Il disagio – precisa Giudice – è stato causato non da un black out, ma da una lampada del sistema Papi che aiuta gli aerei in fase di atterraggio. In teoria non è un grosso problema, ma le norme relative al volo civile, a differenza di quello militare, sono molto restrittive in fatto di sicurezza e prevedono che tutte le lampade devono essere funzionanti. Sono lampade particolari e per sostituirle bisogna rendere non operativa la pista. Inoltre le luci vanno riallineate e indirizzate verso il sentiero di discesa».
Ma i problemi più seri potrebbero essere dietro l’angolo. Il rinnovo dell’accordo di co-marketing infatti resta in bilico a causa dell’inadempienza dei sindaci del territorio, che non hanno ancora provveduto a pagare le rate del 2016 previste dall’accordo. Soldi che devono essere versati alla Camera di Commercio di Trapani, istituzione capofila della compagine pubblica che, assieme ai Comuni di Marsala e Trapani, assicura la quota maggiore dell’accordo, per oltre 360mila euro. Ma solo l’Ente camerale ha rispettato i patti versando la sua intera quota.
Una situazione che mette a serio rischio il rinnovo del co-marketing previsto per il mese prossimo. Neanche le proposte alternative per scongiurare l’addio della compagnia aerea sembrano far presagire nulla di buono. L’Airgest, infatti, non potrebbe che garantire un contratto da quattro milioni di euro; cioè, quelli messi sul piatto dalla Regione a novembre che però sono finalizzati espressamente «all’incremento turistico degli aeroporti periferici» e non a garantire una quota di protezione dello scalo trapanese.
Altro punto spinoso della questione è l’individuazione del ruolo di capofila tra i soggetti pubblici coinvolti. Ruolo fino ad oggi ricoperto dal presidente dell’Ente camerale trapanese Pino Pace, che però è intenzionato a lasciare perché l’accorpamento delle Camere di Commercio non dà certezze di governance e soprattutto perché il comportamento dei Comuni preoccupa. Difficile che il neo commissario Raimondo Cerami possa prendersi questa responsabilità, nonostante il Libero consorzio abbia le necessarie disponibilità di cassa. La problematica è già sul tavolo del governo regionale che, al rientro dell’assessore alle Finanze Alessandro Baccei, dovrebbe riunirsi alla presenza del dirigente Salvatore Sammartano e dei colleghi Giovanni Pistorio e Baldo Gucciardi, nel tentativo di trovare una soluzione alla vicenda.