The terminal, sistema per evitare le gare pubbliche L’ex Dg Gesap: «Sono un Dio, mi maciullo chiunque»

Era il 2010 e uno dei componenti dell’allora consiglio d’amministrazione della Gesap spa aveva esternato agli inquirenti diverse preoccupazioni sull’operato del direttore generale dell’epoca, Carmelo Scelta. Quest’ultimo, finito ai domiciliari ieri mattina, nel corso dell’operazione The Terminal, dovrà difendersi dall’accusa di associazione a delinquere, truffa aggravata e turbata libertà di scelta del contraente e corruzione. Le perplessità di cui parlava il consigliere, sarebbero state legate al ricorso da parte della Gesap alla consulenza esterna per la realizzazione dei suoi progetti. Ma non solo, anche sullo spacchettamento delle opere da realizzare. Un termine, questo, usato più volte dagli indagati ed emerso in occasione delle intercettazioni ambientali della Mobile di Palermo, con cui si intende il frazionamento dei progetti in altri più piccoli allo scopo di aggirare la gara pubblica.

I primi sospetti di irregolarità riguardano il progetto Nuova hall arrivi, che sarebbe stato spacchettato in 15 mini progetti. La Gesap, società per azioni a capitale pubblico, avrebbe dovuto come qualsiasi altro ente di diritto pubblico affidare i lavori, servizi e forniture mediante un bando di gara. È richiesto dal Codice dei Contratti in materia di appalto. La normativa prevede infatti l’obbligo di gara per importi superiori a 211mila euro, mentre per quelli inferiori è previsto l’obbligo di consultazione di almeno cinque operatori di settore. L’unico modo per eludere la norma e i controlli, così come contestato a Scelta e ai suoi stretti collaboratori Giuseppe Liistro e l’architetto Leonida Giannobile, era presentare progetti al di sotto della soglia dei 40mila euro, per affidarli in modo diretto a una cerchia di imprenditori. Tra questi, il capofila sarebbe Stefano Flammini, amministratore unico di FG Tecnopolo con sede a Roma e da oggi sottoposto al divieto di ricoprire qualsiasi carica direttiva per un anno all’interno di società. Il legame tra Scelta e l’imprenditore romano sarebbe stato molto forte, diretto a mettere in atto un meccanismo che appare collaudato, secondo quanto emerso durante l’attività di indagine iniziata nel 2012 e conclusa a fine 2016 .

Flammini dirà: «Abbiamo fatto tutte le varianti per dividere il progetto in aree distinte per cui la congruità c’è». Per ricevere come risposta dall’ex direttore generale: «A me sta bene che mi arrivano tre pezzi separati e ci lavoro io, quello che m’interessa è che le parti siano tutte coerenti…». Il sodalizio tra i due, tuttavia, non avrebbe riguardato solo il frazionamento e l’assegnazione dei vari progetti ma sarebbe andato ben oltre. Gli inquirenti sospettano che l’imprenditore preparasse alcuni progetti, come quello di un autogrill, senza che la Gesap ne avesse prima fatto richiesta. Un modo per costringere la società di gestione dell’aeroporto Falcone e Borsellino a modulare le richieste in base a quanto già ideato. E il patto d’acciaio tra Scelta e Flammini sarebbe stato costruito su basi solide, tanto da indurre gli inquirenti a sospettare che l’imprenditore avesse vere e proprie ingerenze all’interno dell’operato di Gesap.

Una figura di primo piano quella di Carmelo Scelta, licenziato da Gesap nel marzo 2015, che nelle intercettazioni diceva: «Io sono un Dio, cioè mi maciullo chiunque». Secondo il gip Walter Turturici deve andare ai domiciliari perché sussiste «l’attualità del pericolo di recidiva». Il giudice, pone anche l’accento sul ruolo ricoperto da Scelta dopo l’interruzione del rapporto con Gesap, quando sarebbe diventato consulente del sottosegretario al ministero dei Trasporti Simona Vicari «con compiti specificatamente afferenti alla materia aeroportuale». Un ruolo confermato agli investigatori da un sottotenente della Marina militare distaccato al ministero. «Non so come Scelta sia inquadrato giuridicamente in seno alla segreteria del sottosegretario – e ancora – La senatrice mi ha precisato che per qualsiasi pratica pertinente la continuità territoriale aerea con le isole, avrei dovuto relazionarmi con Scelta». L’accusa del gip è chiara: «Scelta può continuare a coltivare una rete di rapporti e contatti fiduciari che hanno costituito l’humus in cui ha dato reiterata prova di spiccata propensione delinquenziale».


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