Il sociale inverte la tendenza e si mobilita per ottenere il riconoscimento di diritti che sempre più spesso non vengono tutelati. «Le pubbliche amministrazioni ci pagano in ritardo, forse non capiscono che siamo lavoratori», lamentano
Terzo settore, le difficoltà di fare impresa sociale in Sicilia «Diamo lavoro a 40mila persone ma la politica ci ignora»
Circa 21mila realtà che danno lavoro a oltre 40mila persone. Sono i numeri (dati Istat, ndr) del Terzo settore in Sicilia: non solo volontariato, ma spesso vere e proprie imprese sociali. Queste ultime dimenticate, però, dalle istituzioni, tra mancati pagamenti e i dubbi che la politica possa non prestare l’attenzione dovuta.
Quella del Terzo settore è una definizione che forse ancora non sembra essere entrata del tutto nel linguaggio comune, ma di cui talvolta ne fanno parte vere e proprie imprese. Che, proprio dalle istituzioni, spesso attendono per anni i compensi di quanto dovuto per la prestazione dei servizi sociali. Tra queste c’è anche la cooperativa sociale Etnos, di Caltanissetta: con 120 dipendenti, negli anni ha accompagnato circa trecento donne vittime di violenza verso una vita indipendente e accolto i minori migranti. Proprio da Etnos è partita la mobilitazione per vedersi riconosciuto quanto fatto dalle tante associazioni del Terzo settore. «Una cooperativa perlopiù costituita da soci lavoratori – commenta il presidente Fabio Ruvolo ai microfoni di Direttora d’aria in onda su Radio Fantastica e Sestarete -, abbiamo avviato la mobilitazione in un giorno importante come la commemorazione di Falcone, perché siamo stanchi di diventare complici di un sistema culturale mafioso consistente nella costante ricerca dell’amico o del conoscente per ottenere un favore o vederci riconoscere un diritto, una cosa che ci ha sempre attanagliato e continua ancora a tenerci prigionieri, io rassegnerò le mie dimissioni davanti al prefetto perché possa farsi carico delle nostre richieste».
Tra le quali rientra anche quella di ottenere pagamenti più celeri. «Secondo la normativa gli enti dovrebbero pagare entro trenta giorni – spiega Ruvolo – ma per rendere l’idea, stamattina il Comune di Catania mi ha chiamato proponendomi di pagarci solo il 40 per cento di quanto ci devono dal 2015. Ovviamente non ho accettato – incalza -, come potrei pagare le 120 persone che lavorano nella cooperativa? Per non dire dei problemi con Riscossione Sicilia: in trenta giorni non ci hanno mai risposto al telefono. Però ci rifiutiamo di chiedere favori. Noi vogliamo dignità».
«Mi chiedo – chiosa il portavoce del Terzo settore Sicilia Pippo Di Natale intervenuto a Direttora D’Aria – se i politici si siano mai chiesti cosa sarebbe successo durante la pandemia senza gli enti che operano nel sociale». Eppure, a remare in favore degli enti locali, ci sarebbe la normativa che legittima gli enti locali in crisi finanziaria o economica a estinguere i debiti pagando meno. «Una proposta forse adatta a essere rivolta alle attività commerciali, ma non certo a chi si è occupato e si occupa di anziani, diversamente abili e delle altre fasce deboli della popolazione – conclude Di Natale – Perché le pubbliche amministrazioni pagano sempre in ritardo? Beh, forse pensano a noi come dei bravi ragazzi che fanno volontariato e non – conclude – come settore economico da 40mila occupati solo in Sicilia».