Terriccio fertile da bucce e avanzi Guida al compostaggio domestico

Dei 750 chili di rifiuti all’anno che secondo i dati Istat produce ogni catanese, il 35 per cento – più di 200 chili – è costituito da scarti organici. La categoria di rifiuto che nel capoluogo etneo si fa più fatica a separare. Da quando è partita la raccolta differenziata, infatti, i cassonetti marroni destinati a raccogliere l’umido sono sempre stracolmi di ogni tipo di immondizia. Tanto che all’inizio di settembre il Comune è stato costretto a sigillarli. Da qualche settimana sono stati riaperti, ma i risultati non sono ancora quelli sperati. Eppure la soluzione al problema è alla portata di tutti. Basterebbe riservare un angolo del proprio balcone al compostaggio domestico. Perché separare in casa questi rifiuti e trasformarli in compost – fertilizzante naturale – non è così complicato e sgradevole come si pensa.

Gli scarti organici sono costituiti per l’80 per cento di liquidi, quindi nella pattumiera si getta principalmente acqua. Elemento fondamentale, insieme all’aria, per attivare il processo biologico del compostaggio. Un processo che aiuta l’ecosistema e fa risparmiare. Il compost infatti è un toccasana per l’ambiente: permette di ridurre i rifiuti da conferire in discarica e di evitare i concimi chimici. Scarti di distillazione del petrolio, che di fatto hanno reso la terra più vulnerabile agli attacchi di parassiti e batteri nocivi, mentre il compost è concime biologico che nutre il terreno di microrganismi sani. Per non parlare della notevole riduzione dei costi di discarica. Il conferimento in discarica costa 110 euro a tonnellata e, visto che ciascun cittadino produce in media più di 200 chili di umido all’anno, se solo cinque persone facessero il compostaggio domestico si riuscirebbero a risparmiare 110 euro, senza considerare i costi di raccolta e smaltimento.

Riciclare in questo modo gli avanzi di cibo vuol dire rispettare le direttive europee che pongono come scopo fondamentale la riduzione della produzione dei rifiuti. Per raggiungere l’obiettivo, bisogna associare alla pratica del compostaggio altre buone abitudini, come quella di eliminare gli imballaggi acquistando per esempio dal fruttivendolo piuttosto che al supermercato, o evitare i prodotti usa e getta.

Nelle città più virtuose si investe sulla procedura del compost fatto in casa, tanto che le compostiere vengono distribuite dal Comune in comodato gratuito. Catania sembra al momento lontana da questo traguardo, ma per supplire alle attuali mancanze basta un po’ di buona volontà e una spesa che va dalle 50 alle 100 euro. Basta recarsi in un negozio di giardinaggio ben fornito e comprare un vaso da fiori di coccio o di plastica, anche se la terracotta è preferibile perché permette ai materiali compostabli di respirare meglio. La grandezza del contenitore dipende dalla quantità di scarti prodotti in base al numero dei componenti del nucleo famigliare. Perché niente si deve sprecare, neanche lo spazio in terrazza.

Per un buon compost e per evitare del tutto i cattivi odori è sufficiente fare respirare l’umido, sia nella fase di raccolta nella pattumiera sotto il lavello che nella compostiera, e acqua quanto basta.

Noi vi mostriamo come si fa con l’aiuto di Danilo Pulvirenti, chimico di mestiere e ambientalista per vocazione, che ha cominciato a fare il compostaggio domestico in balcone seguendo la guida del dottor Federico Valerio, redatta con la collaborazione del Comune di Genova, dell’associazione Italia Nostra – Associazione nazionale per la tutela del patrimonio storico, artistico e naturale della nazione e della scuola Agraria del parco di Monza. Istruzioni che Danilo ha sintetizzato per la comodità di chi come lui vuole cimentarsi in una pratica che costituisce una sana e responsabile abitudine.

[Foto di di kirstyhall

Agata Pasqualino

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