Tennis, riprende la stagione europea

Dopo la pausa post-americana, al vecchio e molto glamour – dicono quelli che se ne intendono – country club di Montecarlo, il circo del tennis ricomincia la stagione europea sulla terra rossa. E’ una sorta pranzo di gala che comincia con succosi antipasti (a Montecarlo e Barcellona) continua con degli stuzzicanti primi piatti (Madrid e Roma) e si conclude in una sorta di Trionfo di gola (per i nostri nostalgici lettori) in pompa magna a due passi dall’Arc de Triomphe, a Parigi – e dove sennò?

Gli interrogativi sembrano maggiori rispetto a quelli degli ultimi anni che vedevano la puntuale resurrezione di Nadal e il frustrato tentativo di Federer di riconquistare la Ville Lumiere dopo la parentesi – per alcuni invero agevolata dalla anomala sconfitta di Nadal – del 2009. L’anno scorso gli antipasti e primi piatti furono abbastanza sorprendenti grazie all’eplosione del Djoker, al secolo Novak Djokovic che dopo aver dominato i master americani si prese la soddisfazione di insinuare numerosissimi dubbi nella testa di Nadal. Se questi dubbi non furono sufficienti a far crollare il regno del maiorchino probabilmente si deve all’insperato aiuto ricevuto da uno dei miglior Federer degli ultimi tre anni, così centrato da sembrare – agli smemorati of course – la riedizione dell’alieno che solcava i campi nel quadriennio 2004-07, ma in ogni caso sufficiente a sbatacchiare l’incredulo serbo in una magnifica semifinale. Quest’anno i motivi di interesse sembrano maggiori. Il majorchino scricchiola sempre di più insieme al suo ginocchio e ai più o meno leciti modi per sistemarlo. Nadal non vince un torneo proprio dal Roland Garros dell’anno scorso, praticamente un’eternità. Se non si trattasse di lui in pochi scommetterebbero su una sua resurrezione ma Rafasito ha abituato fan e detrattori a questo e ben altro. Il secondo quesito è quello che sta tediando da un paio d’anni il circuito: Federer è ancora Federer o quello che circola nei campi è un maturo signore ancora in grado di mettere a posto i giovani rivali solo se questi stanno pensando ad altro? Il vecchietto svizzero non meriterebbe di essere considerato così se pensiamo agli ultimi sei mesi in cui ha tranquillamente messo in fila i rivali al master, vinto un paio di “1000” e ha perso non più di tre partite, meno di tutti gli altri. Il problema è che una di queste era la più importante di tutte, la semifinale degli Australian Open e quindi gli interrogativi tornano ad avere una loro legittimità.

La domanda che può invece sembrare irriverente riguarda invece il numero uno del mondo. L’anno scorso Djokovic fu in grado di fare sei mesi pazzeschi ma anche per lui sono arrivati rapidamente degli inquietanti segnali d’allarme. Curiosamente, o forse no, il serbo si trova esattamente nella posizione opposta di Federer. In questi ultimi sei mesi non ha combinato granché perdendo abbastanza ingloriosamente un po’ ovunque, e spesso rifiutando addirittura la tenzone, ma nel momento in cui serviva, a Melbourne, il buon Nole ha dato una dimostrazione di forza fisica impressionante riuscendo a giocare (e vincere) per 11 ore in due giorni.  Si mormora che dopo la bulimica stagione dello scorso anno l’unica cosa che lo interessi sia vincere Parigi per completare una sorta di piccolo grande slam (i quattro tornei major vinti consecutivamente, ma non nello stesso anno solare). Come che sia non sembra probabile il ripetersi del filotto Roma-Madrid dello scorso anno.

Il resto non è solo contorno. Il quarto dei Fab Four dice che si sente pronto a vincere Parigi; l’inverno americano ha portato alla ribalta Isner, un gigante non molto elegante, famoso per l’incredibile partita di Wimbledon contro Mahut, ma che già l’anno scorso ha portato Nadal al quinto a Parigi e che pochi mesi fa ha sconfitto Federer in Davis. Che possa far benissimo il vostro cronista non lo crede plausibile ma non sarebbe la prima volta che prende lucciole per lanterne e quindi meglio usare un po’ di cautela.

Purtroppo ci si può invece tranquillamente sbilanciare sui nostri valorosi portabandiera. Anche se è di qualche ora fa una buona notizia – l’ingresso di Giannesi in tabellone a Montecarlo, insieme a quella dell’ex reprobo Bolelli – a Parigi scadrà una cambiale fondamentale per il povero Fognini che farà un consistente balzo indietro in classifica che potrà compromettere il suo traballante “quarto posto tra i nati del 1987” (Binaghi dixit). Dai bravi figlioli Seppi, Starace, dal redivivo Volandri, dal volenteroso Cipolla non sembra lecito attendersi una decina di partite vinte. Complessivamente ahimè. In attesa del salvatore, continuiamo quindi a divertirci con servi, spagnoli, svizzeri, britannici e francesi. In fondo siamo tutti europei no?

Roberto Salerno

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