Ieri si è tenuto un incontro pubblico promosso in difesa del Tribunale amministrativo di Catania la cui chiusura è stata decisa da un decreto del Governo di Matteo Renzi. «Applicheremo ciò che va in gazzetta, ma fino a quel momento vogliamo provare a discutere», afferma il presidente del Tar, Salvatore Veneziano mentre il sindaco Enzo Bianco annuncia una sua audizione in commissione Affari e giustizia e il rettore Giacomo Pignataro auspica un impegno comune in difesa del territorio
Tar: le autorità locali pronte a difenderlo Bianco: «Mercoledì ne parlerò alla Camera»
«Oggi siamo qui perché a Catania ci sono le condizioni oggettive perché si possa interloquire con il governo e trovare uno spiraglio affinché la sede distaccata del Tar etneo non venga chiusa». Così il presidente di sezione del Tribunale amministrativo di Catania, Salvatore Veneziano, ha dato il via all’incontro, ieri pomeriggio, nella sede di via Milano. Presenti le forze politiche, economiche e sociali che compongono il territorio. «La sento una responsabilità personale, non solo istituzionale ed è una battaglia giusta, perché rappresenta una vasta realtà locale e non di una lobby», ha dichiarato Veneziano.
Tanti gli intervenuti e tanta la solidarietà arrivata dal mondo politico e produttivo per scongiurare la chiusura, decisa con il decreto governativo sulla Pubblica amministrazione inserito in Gazzetta ufficiale nei giorni scorsi. Ma il tutto «si deciderà alla Camera», come sostengono i molti intervenuti, dati i tempi ristretti di conversione in lege del decreto.
«La prossima settimana comincia il tempo degli emendamenti per cambiare la norma che prevede il Tar solo nei capoluoghi di regione», continua Veneziano. «Sono oggettive le ragioni per cui vale la pena che rimanga il Tribunale amministrativo etneo, – continua che ricordiamo è il terzo in Italia per i carichi di lavoro, per utenza e circoscrizioni». «Una finta sede distaccata, insomma», sostengono molti degli intervenuti. E se il sostegno è arrivato da più parti, con anche l’impegno da parte dei parlamentari della Sicilia orientale a sostenere la causa proprio in Palamento, è il sindaco di Catania, Enzo Bianco, a essersi intestato la battaglia sul piano politico con il governo.
«Sono tante le ragioni della profonda ingiustizia di questa norma», afferma Bianco che spiega che ha contatto le più alte cariche del governo e i parlamentari della commissione Affari e giustizia, il cui parere è fondamentale per l’approvazione della legge. «Ho già ottenuto un primo risultato che speriamo rappresenti un vero spiraglio perché il decreto venga modificato», dichiara.
Così il prossimo mercoledì verrà ascoltato in audizione insieme al sindaco della città di Lecce i rappresentanti delle due città in cui le sedi distaccate dei Tar hanno un carico di lavoro maggiore rispetto a quello della città capoluogo – per tentare la strada di una parziale modifica della legge. In questa direzione, infatti, si spingono gli emendamenti che verranno presentati dai parlamentari della Sicilia orientale che tutti insieme si sono impegnati allo scopo.
«Applicheremo ciò che va in Gazzetta ufficiale, ma fino a quel momento vogliamo provare a discutere», aggiunge ancora il presidente Veneziano.
Una lotta congiunta, di cui a breve si conoscerà l’esito, ma che comunque «deve essere presa come spunto per applicare un nuovo metodo: lavorare tutti insieme», sostiene il rettore dell’università di Catania, Giacomo Pignataro. «Questa non è una difesa corporativa, ma il ragionato tentativo di tutela dell’interesse di un territorio che significa l’insieme degli attori economici, sociali e istituzionali. In questo senso sta l’impegno dell’Università», dice. «Questa vicenda deve insegnarci che garantire un servizio alla giustizia è fondamentale per qualsiasi territorio perché è la certezza al diritto che fonda rapporti eco prosperi. Mi pare invece che si sceglie sempre la strada più breve per cui, a causa dell’incapacità di un sistema tecnico ai tagli, si arriva alla strategia per cui si decide di demonizzare qualcosa per dare l’idea che si sta lavorando», conclude.