Ritardi, code chilometriche negli orari di punta e la quasi spasmodica ricerca di strade alternative per evitare gli incolonnamenti. La tangenziale di Catania ormai è più croce che delizia di migliaia di automobilisti e per trovare una soluzione c’è già l’equazione che potrebbe risolvere i problemi. A illustrarla, all’Assemblea regionale siciliana, è stato l’assessore regionale per le Infrastrutture e la mobilità Giovanni Pistorio: «Faremo la terza corsia», ha sintetizzato. Troppe macchine? Più strade perché quell’arteria ha «i più alti indici trasportistici da Napoli in giù». Una misura alla quale dovrebbe aggiungersi, come annunciato, anche il pagamento di un pedaggio. Che dovrebbe servire a contenere i costi che il futuro Cas (la Concessionaria autostrade siciliane sognata da Pistorio) dovrà sostenere per la manutenzione dell’arteria.
Ma l’ampliamento, soluzione forse scontata, non convince gli esperti in materia, come il professore dell’università di Catania Giuseppe Inturri, del dipartimento di Ingegneria civile e ambientale. «Rispondere alla crescita di traffico di una strada allargandola è semplicemente inutile», spiega a MeridioNews. Una bocciatura senza mezzi termini anche se «nel breve periodo ci sarà sicuramente un apparente beneficio, ma se si lavora in prospettiva non è sicuramente così». Pistorio tuttavia sul punto è stato chiaro, parlando ai deputati in aula di «un progetto già esecutivo, per una scelta che va compiuta». L’assessore della giunta Crocetta, in passato al vertice della Sanità regionale sotto la presidenza di Totò Cuffaro, aveva già accennato a questa soluzione durante l’ultima visita del ministro dei Trasporti Graziano Delrio a Catania. Parlando in conferenza stampa del «suo personale pressing» per l’allargamento della tangenziale e l’introduzione del pedaggio come forma di autofinanziamento ma soltanto per «l’uso extraurbano», specificando che «non pensiamo mai di tariffare la strada per le tratte urbane».
«Catania ha il più alto indice di motorizzazione in Italia – spiega Inturri – con un rapporto di 720 auto ogni mille abitanti. Se vengono inclusi motorini e mezzi per l’autotrasporto praticamente anche i neonati risultato possessori di veicoli». La soluzione per il professore è soltanto una: «Aumentare la dotazione di traposrti alternativi come autobus e treni in una logica di rete». Andando indietro nel tempo la saturazione che presenta la tangenziale viene paragonata a quella della circonvallazione. «Quest’ultima era stata realizzata per evitare di entrare in città ma è stata assorbita dallo sviluppo urbano. Anche la tangenziale ha finito la sua vita rapportata alle capacità di traffico che può sopportare».
Ma come potrebbe funzionare con il pedaggio? «Se la tariffa è commisurata ai costi che si generano è giusto, con il rischio tuttavia di ridurre l’utilizzo dell’arteria e la ricerca di vie alternative». All’elenco dei costi per il gestore della tangenziale, poi, c’è da aggiungere anche quello per la collettività: dal privato che paga per il mantenimento delle vetture, fino a incidenti e inquinamento. L’unica soluzione sembrerebbe quindi quella di regolare la domanda di automobili. «In Olanda – conclude Inturri – si è pensato di azzerate i costi facendo pagare ogni chilometro percorso». Gli esempi nel mondo si sprecano: dai biglietti per accedere alle strade troppo trafficate fino alle tariffe differenziate per le ore di punta, sperimentate a Stoccolma. In attesa di trovare una soluzione ecosostenibile, per la tangenziale di Catania l’assessore Pistorio sembra non avere dubbi.
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