A un anno di distanza dalle proteste degli animalisti davanti il canile di via Tiro a Segno, la giunta promuove l'adozione dei cani attraverso la collaborazione di altre realtà. Orlando: «Servirà ad alleggerire una struttura che ha bisogno di urgenti lavori di risanamento»
Sui randagi dal Comune progetto di cooperazione Lav: «Sono ottanta i cuccioli in cerca di una casa»
Dopo le polemiche dello scorso anno sulla gestione del canile municipale di via Tiro a Segno, il Comune di Palermo corre ai ripari. E adesso diventa protagonista di un modello di cooperazione proposto dalla LAV per favorire l’adozione dei randagi. Sono 540 al momento gli animali presenti nella struttura di Brancaccio, tra i quali vi sono circa 80 cuccioli in cerca di una famiglia. L’iniziativa è stata presentata questa mattina a Villa Niscemi, alla presenza degli enti e delle associazioni coinvolte.
«Si tratta di una generosa cooperazione – ha detto il sindaco Orlando – anche al fine di alleggerire al più presto il canile, una struttura che ha bisogno di urgenti lavori di risanamento. Un altro obiettivo è garantire una più radicata cultura della prevenzione, e per questo saranno messe a disposizione di volontari e operatori specifiche attività di formazione e aggiornamento. Il progetto è la dimostrazione che anche in una situazione critica e complessa si può dare vita a un sistema efficace ed efficiente, intervenendo non solo con riferimento alla realtà “canile” ma anche sul territorio, con attività per preparare al meglio gli operatori. Ci sono tutte le premesse perché questo progetto possa costituire un precedente positivo e utile anche per altre amministrazioni comunali del Sud – ha continuato il primo cittadino – afflitte dalla piaga del randagismo che, oltre ad avere conseguenze sulla qualità della vita degli animali, rappresenta un costo per l’amministrazione e dunque per la collettività».
Secondo stime LAV, infatti, in Italia un cane in canile costa mediamente 1.277,50 euro l’anno, che salgono a 8.942,50 euro considerando il tempo medio di permanenza di un cane in un canile, che in assenza di adozioni è di sette anni. Il progetto prevede il coinvolgimento dei rappresentanti di altri canili d’Italia, che sono diventati parte attiva del progetto con la loro esperienza nel campo delle adozioni: il Parco Canile di Milano, il Parco Canile di Firenze, il Canile di Modena, il Canile intercomunale di Magreta, La Fattoria di Tobia, il Canile sanitario di Bari, insieme ai referenti degli Uffici tutela animali dei Comuni di Milano, Firenze, Bologna e Formigine (Modena).
«Per la prima volta alcune tra le più efficienti realtà della penisola, nel campo della gestione dei randagi, mettono a disposizione esperienza e competenze per favorire le adozioni dei randagi del Comune di Palermo – ha aggiunto Federica Faiella, responsabile LAV Adozioni -. Il progetto nasce esattamente un anno dopo le proteste di un gruppo di volontari che, fuori del canile di Palermo, si batteva per la tutela del diritto all’adozione consapevole e responsabile dei cani ospitati nella struttura. Con lo stesso intento, l’area adozioni LAV e il Comune di Palermo hanno lavorato, nel corso degli ultimi mesi, per realizzare questo progetto a favore dei cani randagi del Comune, siano essi ospitati in canile o liberi sul territorio, e per la prima volta sono scese in campo realtà “virtuose” di altre zone d’Italia per mettere a disposizione la propria esperienza. Siamo intervenuti per offrire una prospettiva costruttiva – ha aggiunto l’animalista – con un approccio progettuale come strumento di soluzione alle criticità del territorio e di tutela degli animali coinvolti: le parole chiave di questo progetto sono adozioni, risanamento, formazione, prevenzione, cooperazione e salvezza per i quattro zampe presenti nel canile comunale e nei canili privati convenzionati del Comune».