Studiare in carcere in Sicilia non è più un’aspirazione impossibile, ma restano comunque diverse criticità. «Da quando sono stati costituiti i poli universitari penitenziari, è diventata effettiva per la popolazione carceraria l’opportunità di studiare a livello superiore», spiegano da Antigone Sicilia. Molto è dovuto all’impegno di docenti tutor, del personale amministrativa e anche del personale […]
Il diritto allo studio nelle carceri siciliane. Antigone: «Ci sono ancora troppe zone d’ombra»
Studiare in carcere in Sicilia non è più un’aspirazione impossibile, ma restano comunque diverse criticità. «Da quando sono stati costituiti i poli universitari penitenziari, è diventata effettiva per la popolazione carceraria l’opportunità di studiare a livello superiore», spiegano da Antigone Sicilia. Molto è dovuto all’impegno di docenti tutor, del personale amministrativa e anche del personale delle strutture detentive. Eppure, «rimangono delle zone d’ombra – lamentano dall’associazione che si occupa della tutela dei diritti e delle garanzie nel sistema penale e penitenziario – relative a case circondariali dove il diritto allo studio universitario è compresso se non ostacolato per incomprensibili motivi burocratici».

Stando a quanto rilevato da Antigone, questo sarebbe il caso della casa circondariale Bicocca di Catania. «I manuali e le dispense, nonostante siano stati consegnati dall’Università a settembre del 2023, sono arrivati agli studenti solo a maggio del 2024, rendendo oltremodo difficoltoso il percorso didattico». Un disagio che è stato denunciato nel corso dell’ultima giornata della Conferenza di Catania. A questa situazione, si aggiunge la difficoltà di reperire, in molte case circondariali, locali da adibire allo studio personale dei detenuti e alla carenza di personale. Problematiche che, ancora oggi, «rendono comunque difficile garantire il diritto allo studio universitario», sottolineano.
«Ci aspettiamo che le criticità denunciate vengano rapidamente affrontate e risolte dall’amministrazione penitenziaria perché – affermano da Antigone – al di là di apprezzabili dichiarazioni di principio, la soffocante burocrazia penitenziaria non può e non deve diventare il comodo alibi per disattendere le norme dell’ordinamento penitenziario e della Costituzione».