Tra i dubbi sui banchi a rotelle e il rischio di doversi assentare a causa dei pochi autobus a disposizione, con la paura di contrarre il virus. «Vogliamo una scuola a nostra misura e non siamo disposti a fare passare in secondo piano la serenità e la sicurezza», dicono
Studenti in piazza contestano le condizioni delle scuole «Paura non solo dei contagi ma anche che crolli il tetto»
«Basta imposizioni sulla nostra pelle, ora parliamo noi». Questo il messaggio che hanno lanciato ieri studenti e studentesse catanesi, in vista della ripresa della didattica in presenza in una manifestazione in cui sono state sollevate perplessità sulla gestione dei rientri in classe e sulle strutture scolastiche. «Vogliamo una scuola a nostra misura e che metta al centro la qualità della vita e le prospettive di chi la attraversa – sottolinea una studentessa – Noi ci aspettiamo che chi di competenza si prenda carico di invertire la rotta: ma noi dobbiamo far valere le nostre idee unendo le forze».
La protesta ha visto la partecipazione del Cas (Coordinamento studenti e studentesse di Catania e provincia) che, poche settimane fa, ha lanciato una petizione contenente sette richieste. Nei punti presi in esame dagli studenti c’è l’acquisto dei banchi a rotelle, l’assenza di misure necessarie per la tutela delle persone, dai trasporti pubblici alle mascherine. «Spesso se vedi un autobus affollato – lamentano Aurelio – per la paura del contagio sei costretto a saltare un giorno di scuola, perché sai che ne passerà solo uno». Tra i temi affrontati c’è anche l’edilizia scolastica: «Inutile che continuino a prometterci ristrutturazioni e cambiamenti verso la messa in sicurezza – dichiara Andrea Zorzanello – I numeri ci raccontano una realtà diversa: un esempio fra tanti è che 44.486 scuole pubbliche su 50.804 censite non sono a norma antisismica».
Adesso, studenti e studentesse assicurano che continueranno a fare sentire la loro voce. «Non smetteremo di ribadire che non siamo disposti a vivere la nostra esperienza scolastica pieni di paura – osserva dichiara Francesco D’Agostino dell’istituto Turrisi Colonna con il terrore che, da un momento all’altro, possa crollare il tetto o essere contagiato per gli spazi non adatti, non siamo disposti a far passare in secondo piano la nostra serenità e sicurezza».