Chiuse le indagini sulla strage di Altavilla Milicia, in provincia di Palermo. Per le torture che hanno portato alla morte di Antonella Salomone e dei suoi due figli Kevin (di 16 anni) ed Emmanuel (di .4 anni) sono indagati Angelo Barreca (marito della donna e padre delle altre due vittime) e Massimo Carandente e Sabrina […]
Chiuse le indagini sulla strage di Altavilla, ma Barreca potrebbe non subire il processo
Chiuse le indagini sulla strage di Altavilla Milicia, in provincia di Palermo. Per le torture che hanno portato alla morte di Antonella Salomone e dei suoi due figli Kevin (di 16 anni) ed Emmanuel (di .4 anni) sono indagati Angelo Barreca (marito della donna e padre delle altre due vittime) e Massimo Carandente e Sabrina Fina, la coppia di fanatici religiosi. A loro tre, come scrive Repubblica Palermo, è stato notificato il provvedimento. Insieme a loro, è accusata di triplice omicidio e soppressione di cadavere anche Miriam Barreca (figlia e sorella della vittime) che all’epoca dei fatti era ancora minorenne. Per gli inquirenti, tutti avrebbero agito «in preda a una forma di delirio mistico» e «in esecuzione della volontà di Dio per allontanare i demoni presenti all’interno del nucleo familiare».
Un delirio che li avrebbe portati a compiere sevizie utilizzando un asciugacapelli rovente, alcuni attrezzi da camino incandescenti e pure una padella. Torture che, come è emerso dalle autopsie sui cadaveri, sarebbero durate diversi giorni all’interno della casa in contrada Granatelli sulle cui pareti sono state trovate diverse frasi prese dalla Bibbia. Stando a quanto ricostruito nel corso delle indagini, la donna è stata uccisa e il suo corpo bruciato e quel che restava è stato seppellito in giardino. «Ho dovuto bruciare il suo corpo in nome di Cristo», dirà poi il marito a un appuntato. Dentro la fossa sono stati trovati anche arnesi da cucina, tazze da collezione e bomboniere di ceramica. Il figlio maggiore è morto per asfissia da incaprettamento. Quando il suo corpo è stato ritrovato aveva le mani e i piedi legati dietro la schiena con una catena arrugginita, delle corde e dei cavi elettrici. Una posizione che gli avrebbe impedito di respirare. Il bambino di quattro anni, invece, dopo le torture anche con delle siringhe di caffè amaro, è stato ucciso con un phon.
Dopo la chiusura delle indagini, adesso si deve attendere. Da una parte, bisogna aspettare la decisione del giudice per l’udienza preliminare del tribunale per i minorenni Nicola Aiello in merito alla capacità di intendere e di volere di Miriam Barreca nel momento della strage. Suo padre è già stato dichiarato infermo di mente. Motivo per cui dal carcere è stato trasferito in una residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems), una struttura sanitaria che ospita persone affette da patologia psichiatrica. Ora, però, si attende di capire se lo è completamente, come sostiene il gip e anche l’avvocato Giancarlo Barracato che lo difende, oppure solo parzialmente come ritiene invece la procura. A pronunciarsi sulle condizioni psichiche di Angelo Barreca dovrà essere la corte di Cassazione. Se verrà riconosciuto totalmente incapace di intendere e di volere e, quindi, non imputabile, uscirà dal processo.