I tifosi etnei si sono dati appuntamento oggi pomeriggio a San Cristoforo per riabbracciare il tifoso condannato per l'omicidio dell'ispettore capo di polizia Filippo Raciti, morto dopo gli scontri del derby Catania-Palermo del 2007. Guarda il video
Speziale torna libero, festa ultras del Catania sotto casa Cori, fumogeni e striscioni. «Bentornato tra la tua gente»
Cori, fumogeni e striscioni per sottolineare quello che hanno sempre considerato un clamoroso errore giudiziario. Gli ultras del Calcio Catania si sono dati appuntamento a metà pomeriggio sotto casa di Antonino Speziale nel quartiere San Cristoforo. Obiettivo: festeggiare il tifoso rossazzurro, uscito dal carcere per fine pena dopo la condanna a otto anni e otto mesi per l’omicidio dell’ispettore di polizia Filippo Raciti, morto negli scontri del derby Catania-Palermo del febbraio 2007. Speziale, 31 anni, è arrivato in città già questa mattina. Pacche e strette di mano con gli amici del quartiere e l’abbraccio con genitori e nipoti.
A partire dalle 16 è toccato ai tifosi etnei. Prima qualche birra in un bar centro scommesse sotto casa e poi i fumogeni rossazzurri, il traffico in tilt per circa dieci minuti e tanti cori. Uno di questi ha rimarcato il fatto che Speziale è da sempre considerato dai supporter etnei come un capro espiatorio per la morte di Raciti. «La mia condanna è stata un’ingiustizia e chi ha sbagliato pagherà con la giustizia», sono state le prime parole del 31enne all’uscita dal carcere di Messina questa mattina. Di lui si è recentemente occupato il programma televisivo Le Iene, con alcuni servizi e testimonianze esclusive.
Speziale è assistito dall’inizio della vicenda dall’avvocato Giuseppe Lipera. Lo stesso aveva più volte chiesto di anticipare l’uscita dal carcere con la concessione degli arresti domiciliari, ma la richiesta è stata sempre respinta. Insieme al tifoso etneo per l’omicidio Raciti è stato condannato anche Daniele Micale. Quest’ultimo, condannato a 11 anni e all’epoca dei fatti maggiorenne, dalla fine del 2018 è in libertà. Entrambi, secondo l’accusa e le sentenze, lanciarono un sotto lavello che colpì mortalmente Raciti dopo averlo raggiunto al fegato.