L'amministrazione locale si è affidata a nove ditte private per ripulire il territorio ma la quantità di materiale da togliere è imponente. La stima ammonta a 12mila tonnellate. Il viaggio di MeridioNews nella cittadina pedemontana. Guarda il video
Sotto la cenere, reportage da Giarre dopo l’eruzione «In mezz’ora la stessa quantità di rifiuti di un anno»
La migliore misura anti-Covid-19, nel Catanese, l’ha fornita a sorpresa l’Etna. A Giarre infatti, è impossibile camminare senza mascherina e non guasterebbero nemmeno gli occhiali di protezione. Colpa della cenere vulcanica, che domenica 7 marzo ha ricoperto diversi centri etnei, costringendo amministrazioni e cittadini a correre ai ripari. A partire dalla pulizia urgente dei tetti e delle strade per evitare problemi peggiori. Le avvisaglie erano arrivate nei giorni precedenti con dieci eruzioni in quindici giorni.
A Giarre si stimano circa
12mila tonnellate di cenere vulcanica da raccogliere e smaltire. Per un totale di più di 2000 viaggi da effettuare con i camion delle nove ditte private finora coinvolte attraverso affidamento in somma urgenza. Tra le strade della cittadina si lavora con spazzatrici meccaniche e soffiatori. Sui marciapiedi è un susseguirsi di sacchi di plastica pieni di cenere.
Eppure i problemi sono si fermano a strade e tetti: a cadere dal cielo
sono stati infatti anche lapilli, abbastanza grandi da provocare danni e che, triturati dal peso delle auto, diventano polvere che rende l’aria pesante. Il presidente della Regione
Nello Musumeci ha già dichiarato lo stato di crisi e annunciato la richiesta dello stato d’emergenza. Ma ancora una volta la burocrazia si dimostra troppo lenta rispetto alla natura e anche disordinata, senza un approccio coordinato come richiesto invece dai 16 sindaci coinvolti nell’emergenza.