Solo il 5 per cento delle imprese punta sulla formazione Bene il settore commercio, l’immobiliare fanalino di coda

In Sicilia sono soltanto 138 le imprese (poco più del cinque per cento) che hanno attivato un percorso formativo professionale con FondItalia. Per un totale di meno di due milioni di euro investiti. Numeri che pongono l’Isola circa metà della classifica nazionale. Secondo i dati Ocse, la formazione professionale in Italia è cresciuta del 113 per cento, ma non tutte le regioni hanno mostrato la stessa attitudine verso questa opportunità, come accaduto in Sicilia. 

«Anche quest’anno abbiamo previsto la pubblicazione di un unico avviso Femi – spiega a MeridioNews Egidio Sangue, vicepresidente e direttore di FondItalia – articolato in sei sportelli per consentire la programmazione a lungo termine delle attività formative e per promuovere la crescita e la qualificazione professionale dei lavoratori a supporto dello sviluppo e dell’innovazione delle imprese. La dotazione iniziale – aggiunge Sangue – è stata aumentata progressivamente superando i 14 milioni di euro, grazie all’incremento delle risorse sulla base dei trasferimenti Inps che si sono resi disponibili».

La Sicilia, pur non trainando la formazione, rientra comunque tra le prime dieci regioni con imprese e lavoratori che hanno beneficiato dei corsi di formazione in periodo pandemico. Le aziende beneficiarie siciliane incidono per il 6 per cento sul totale italiano (138 imprese su 2.227 beneficiarie in un anno) così come i lavoratori (1.434 sui 24.206 formati in un anno). Numeri lontani dalla Lombardia, dove le imprese beneficiarie incidono per il 30 per cento sul totale italiano (659) e i lavoratori il 25 per cento (6.187) o la Puglia che è la seconda in Italia per numero di imprese beneficiarie (292 per un’incidenza del 13 per cento) e anche per destinatari (4.784 per un’incidenza del 20 per cento).

In particolare, la classifica siciliana dei settori dei percorsi di formazione vede al primo posto – con 51 aziende – il commercio all’ingrosso e al dettaglio oltre alla riparazione di autoveicoli, seguito dalle costruzioni con 20 aziende e dalle attività manifatturiere con 13 aziende. Tra gli oltre 1.400 lavoratori destinatari dei corsi, 345 provengono dal commercio e della riparazione, 270 dalle costruzioni e 85 dalle attività manifatturiere. Fanalino di coda le attività immobiliari con un solo iscritto. Nonostante la pandemia, la formazione in aula si conferma la modalità maggiormente richiesta (92 per cento del monte ore) anche se è sempre ammessa la teleformazione, conforme ai provvedimenti emanati dalle autorità ai fini del contenimento del contagio dal virus Covid-19.

«FondItalia rappresenta un riferimento importante per le aziende aderenti, soprattutto per le piccole e microimprese – sottolinea il presidente di FondItalia Francesco Franco – promuovendo formazione di qualità e facilitazioni per le aziende aderenti. Anche quest’anno abbiamo previsto l’abolizione permanente dell’apporto proprio, ossia il cofinanziamento da parte delle imprese che optino per aiuti di importanza minore. Abbiamo messo in campo – continua – nuove risorse per favorire la ripresa delle imprese nell’ottica di promuovere l’innovazione attraverso la realizzazione di nuove metodologie organizzative e produttive». Le aree prioritarie, definite dal comitato tecnico-scientifico del fondo, sono: aggiornamento e mantenimento delle competenze; adozione di nuovi modelli di gestione aziendale (risorse umane, qualità, tecniche di produzione) e amministrazione; sviluppo delle abilità personali; introduzione di elementi di innovazione tecnologica; promozione della conoscenza del contesto lavorativo; diffusione delle competenze linguistiche; supporto all’internazionalizzazione e green economy. «FondItalia – conclude Franco – offre un’adeguata assistenza alle imprese per mettere a punto percorsi formativi in grado di sostenere l’occupazione dei lavoratori e per favorire una ripartenza del sistema produttivo del Paese, conclude Franco.

Piero Burrugano

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