Siracusa, Presti esporta il modello Librino «Nelle periferie la libertà passa dalla cultura»

«La Mazzarona sta a Siracusa come lo Zen a Palermo e Librino a Catania». Ma, per una volta, il nome del quartiere a Sud del capoluogo etneo viene scelto come simbolo di bellezza. E non di degrado. Ne è soddisfatto Antonio Presti, mecenate fondatore di Fiumara d’Arte che da anni lavora per la riqualificazione di Librino. Tra le sue attività più famose c’è senza dubbio la Porta della bellezza, installazione che ha trasformato un anonimo cavalcavia con l’aiuto di giovani e bambini delle scuole della zona e che ha colto nel segno anche fuori dai confini etnei. E precisamente a Siracusa, dove Presti è stato chiamato dagli amministratori locali, coinvolgendo anche l’Universita di Catania, per cominciare insieme un percorso culturale simile a quello librinese. «Si tratta di un discorso politico-civile su come restituire la conoscenza ai ragazzi  – commenta il mecenate – Perché in questi luoghi solo così si creano gli strumenti del cambiamento».

La Mazzarona è un quartiere della periferia nord-est di Siracusa, nella circoscrizione Grottasanta. La zona, con pochi servizi e l’aspetto di un dormitorio, ha molti punti in comune con Librino. «Gli abitanti della Mazzarona sono circa 30mila – spiega Presti – Un’utenza più piccola di quella di Librino (quasi un terzo, ndr) ma lo spirito è lo stesso. Come quello di tutte le periferie d’Italia». Dove a soffrire sono per lo più i giovani e i giovanissimi, senza modelli alternativi. «A Catania abbiamo iniziato un percorso che restituisce il diritto alla cittadinanza con una politica didattica e sociale che serve ad educare le nuove generazioni. Alla Mazzarona, così come a Librino, dobbiamo spiegare che per resistere non bisogna chiedere ma fare».

Fare arte, in questo caso. Forse con un’altra Porta della bellezza – «il laboratorio emozionale che a Siracusa è piaciuto di più» – oppure con una scultura, corsi di terracotta o fotografia. Il piano pratico non è stato ancora definito, ma il dialogo è già aperto. «A cominciare dal rapporto con le scuole e la chiesa del quartiere», racconta Presti. Che guarda sempre al futuro: «La forza di questi progetti e la vittoria dell’esperimento a Librino è la continuità. Per questo vorrei istituire una fondazione o un’accademia nel quartiere e far sì che discorsi come questi non restino solo a livello comunale e politico». Dove gli umori cambiano spesso, così come i protagonisti. A Catania, Siracusa «oppure ovunque vogliano replicare questo modello, non c’è problema».

L’importante, per Presti, è che il significato resti lo stesso: «Puntare al rispetto di questi luoghi e non soltanto al recupero». Un messaggio anche per Catania e la sua giunta comunale impegnata nel progetto dell’istituzione della zona franca urbana anche a Librino. «Un’occasione per l’economia locale – commenta il mecenate – Ma ricordiamoci che non sono solo i soldi che danno un futuro o ribaltano l’immagine di un quartiere». Oggi a Catania, domani a Siracusa. «Se un bambino nasce alla Mazzarona, deve essere libero e solo la cultura può riuscire a farlo. Quando cinque anni fa è stata inaugurata la Porta della bellezza a Librino, nessuno poteva immaginare che i più strenui difensori di quest’opera sarebbero diventati gli abitanti di Librino – conclude Presti durante la presentazione del progetto – “Guai a chi tocca la Porta”, continuano a dire fino ad oggi. Questo succederà anche qui con la nuova opera che realizzeremo».

[Foto di Google maps]


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Chiamato nel capoluogo aretuseo per riqualificare il quartiere dormitorio della Mazzarona, il mecenate Antonio Presti, che da 15 anni lavora nella zona gemella etnea, non si è tirato indietro. Con un'altra Porta della bellezza oppure con dei corsi, purché si tratti di «restituire ai giovani il diritto alla cittadinanza», spiega. Un impegno a lungo termine, «perché la forza di questi progetti è la continuità. E far sì che non restino solo a livello comunale e politico»

Chiamato nel capoluogo aretuseo per riqualificare il quartiere dormitorio della Mazzarona, il mecenate Antonio Presti, che da 15 anni lavora nella zona gemella etnea, non si è tirato indietro. Con un'altra Porta della bellezza oppure con dei corsi, purché si tratti di «restituire ai giovani il diritto alla cittadinanza», spiega. Un impegno a lungo termine, «perché la forza di questi progetti è la continuità. E far sì che non restino solo a livello comunale e politico»

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