Il Movimento studentesco catanese denuncia inefficienze nel sistema di smaltimento dei liquami delle facoltà di Farmacia e Chimica e chiede chiarezza all'Università di Catania. «Se non avremo risposte, faremo un esposto alla Magistratura». «E' tutto in regola», replica dell'Ateneo
Sicurezza all’Università di Catania Tante domande, poche certezze
«Interrogarsi sempre sullo stato della sicurezza all’Università come in tutti i posti di lavoro», questo il messaggio lanciato dall’architetto Daniele Leonardi, rappresentante dei lavoratori per la sicurezza nell’Università, durante la conferenza stampa indetta dal Movimento studentesco catanese per segnalare le inadeguatezze strutturali e impiantistiche degli edifici dell’Ateneo.
A prendere la parola durante l’incontro di questa mattina, davanti alla facoltà di Farmacia, sono stati Gabriele Centineo della Cgil, l’architetto Daniele Leonardi e Matteo Iannitti del Movimento studentesco. Che denuncia inefficienze all’interno delle facoltà di Chimica e Farmacia nella Cittadella Universitaria e quella di Biologia in via Androne. Nei primi due casi, il sospetto è che ci siano state e continuino ad esserci irregolarità nello smaltimento dei residui delle sostanze inquinanti usate nei laboratori.
«Chiediamo alla magistratura di verificare se esiste un effettivo stato di inquinamento e alle parti politiche e civili di Catania di intervenire affinché venga fatta luce sulle anomalie che riguardano la sicurezza all’Università», dice Iannitti. «Ma la nostra denuncia non vuole essere motivo di scontro con l’amministrazione universitaria. Anzi, saremo vicini al rettore e al direttore amministrativo se per gli interventi di adeguamento necessari chiederanno fondi straordinari alla Provincia», continua.
Di fatto le segnalazioni giunte dai ragazzi fino ad ora riguardano la mancanza di alcune certificazioni e autorizzazioni necessarie nei locali di Biologia in via Androne e nel nuovo edificio di Farmacia. Ma anche l’inadeguatezza del depuratore della Cittadella Universitaria che «depotenziato nel corso degli anni», dice, nel corso della conferenza stampa del movimento, l’architetto Leonardi, «non ha correttamente funzionato da filtro agli scarichi fognari». Le acque bianche e quelle nere del complesso D dell’edificio di Chimica, «fino a poco tempo fa, non passavano affatto dal depuratore ma erano direttamente collegate alla rete urbana e finivano poi per essere sversate a mare», spiega. Quindi senza essere depurate. «L’umidità rilevata ad occhio nudo nelle pareti esterne ed interne dello stesso edificio – aggiunge Matteo Iannitti – «dimostra l’esistenza di perdite nel sistema fognario per cui, nonostante le diverse segnalazioni degli RLS (responsabile dei lavoratori per sicurezza) dell’Università, ancora oggi non è stato disposto nessun intervento».
Un altro punto sollevato è stato poi quello dell’impianto fognario dell’edificio 2 della Cittadella, oggetto di indagine giudiziaria per il caso Farmacia. Le condutture dove scorrono le acque bianche e quelle nere dei bagni e dei laboratori, in questo caso, finirebbero per congiungersi erroneamente in certi punti. «Ma, proprio grazie all’intervento dell’area prevenzione e sicurezza» – dice Leonardi – «sono stati disposti dei lavori di adeguamento che presto verranno effettuati». Lavori che anche la Procura di Catania tiene sotto controllo con propri ispettori.
Capire se l’inquinamento chimico che ha interessato l’edificio di Farmacia e se l’ipotesi di disastro ambientale ipotizzata dai magistrati possa essere in parte imputabile ai problemi della rete fognaria, non è però cosa facile. Ma il dubbio c’è e riguarda anche l’edificio di Chimica. Qui, viste le perdite delle condutture, «il terreno è certamente contaminato» dice Leonardi. Ma di che tipo di contaminazione parliamo? Ipotizzando che le condizioni di lavoro all’interno dei laboratori di Chimica fossero le stesse che a Farmacia, i residui delle provette utilizzate durante gli esperimenti e sversate nei lavandini, sarebbero finite insieme alle acque fognarie. Inquinando le falde acquifere sottostanti e anche quelle cittadine. Ma l’architetto su questo punto non si sbilancia. «Per capire se gli errori commessi in passato abbiano causato un eventuale inquinamento chimico bisognerebbe effettuare specifiche analisi al terreno». Certo dell’inquinamento sembra invece Gabriele Centineo: «Il sito di Chimica è certamente contaminato ma, a seconda delle sostanze rilevabili, non è detto che questo comporti un rischio biologico per la salute di chi vi lavora – dice. Di certo sarebbe necessaria una bonifica del terreno».
Intanto dall’Università giunge un documento datato 14 novembre 2011. A firmarlo il dirigente dell’area per la prevenzione e sicurezza Paolo Ricci insieme all’architetto Daniele Leonardi, “fonte” del Movimento studentesco. Nel documento girato dall’ufficio stampa dell’Ateneo agli organi di stampa, le denunce messe per iscritto dagli studenti vengono passo passo smontate. «Il depuratore della Cittadella in esercizio è pienamente operativo, svolge correttamente la sua funzione e rispetta i limiti di legge», si legge nella nota. A dimostrarlo i «periodici certificati di analisi emessi da laboratorio accreditato e dai controlli effettuati dagli uffici competenti del Comune di Catania». Lo stesso Leonardi, in conferenza stampa, ha più volte cercato di smorzare i toni allarmistici dei ragazzi.
«Chiediamo che la Procura intervenga per chiarire le responsabilità presenti ma anche passate sugli scandali che riguardano la sicurezza all’Università», dice Iannitti. «E stiamo valutando l’idea di un esposto alla magistratura». Dall’altra parte, invece, Leonardi tranquillizza: «Allo stato attuale non possiamo parlare di pericolo ma di un potenziale rischio. Incontri come questo aiutano a rimanere vigili e accertarsi sempre che dove c’è da intervenire chi di dovere intervenga tempestivamente».