Siculiana, storia (pirandelliana) di una discarica pubblica oggi privata

Ci sono notizie che non raccontano i fatti realmente accaduti. Questo succede quando una vicenda nasce distorta sin dalle prima battute. Succede, così, che l’interpretazione, spesso interessata, finisce col prendere il posto della verità. Per diventare un”altra verità. Su questo gioco della verità e della ragione – sulla “Ragione degli altri” – Luigi Pirandello ha costruito storie e personaggi mirabili. E non è un caso che questa storia che ora vi raccontiamo va in scena proprio nell’Agrigentino, terra dove ragione e verità sono interscambiabili con la follia (lucida, ma sempre follia) e con la menzogna. La storia è quella di una discarica che vede la luce in un paese della provincia di Agrigento: Siculiana.

Cominciamo dalla fine. Partiamo, insomma, dalla ‘Ragione degli altri’, da un’inchiesta giudiziaria che da quasi sette anni tiene sulla graticola personaggi che la menzogna aveva trasformato in ‘cattivi’. Uomini che la Giustizia terrena, questa volta, ha ritrasformato in quello che sono sempre stati: e cioè persone a modo che hanno avuto il solo torto di difendere la verità e di tutelare – cosa ‘gravissima’ in Sicilia – interesse pubblico. (a sinistra, la discarica di Siculiana, foto tratta da cattolicaeracleaonline.it)

Cominciamo con il Gup di Palermo, Guglielmo Ferdinando Nicastro, che oggi ha assolto l’ex sindaco di Siculiana, Giuseppe Sinaguglia, il funzionario comunale Luigi Meli e l’ex dirigente dell’ufficio tecnico Pasquale Amato, accusati di abuso di ufficio aggravato e concorso esterno in associazione mafiosa. Il pubblico ministero, Rita Fulantelli, aveva chiesto, invece, per tutti, la condanna a 4 anni di reclusione. La pena richiesta era ridotta di un terzo per effetto del rito abbreviato.

Questa strana vicenda giudiziaria fa parte di un filone della maxi inchiesta antimafia “Marna”.Un’inchiesta che ha portato all’arresto e alla successiva condanna di decine di presunti mafiosi. Secondo l’accusa, dal 2005, i fratelli Lorenzo e Giuseppe Catanzaro (quest’ultimo oggi è il vice presidente di Confindustria Sicilia) avrebbero subito gravi pressioni dall’amministrazione comunale di Siculiana. Si ipotizzavano controlli illegittimi per far chiudere la discarica da loro gestita.

I Catanzaro erano, per l’appunto, i gestori di una discarica che era di proprietà del Comune di Siculiana. Come ora vedremo, l’allora Sindaco di Siculiana e i funzionari del Comune difendevano l’interesse pubblico. Tant’è vero che il giudice, oggi, li ha assolti dall’accusa di abuso di ufficio aggravato e concorso esterno in associazione mafiosa. Per l’ex Sindaco, Sinaguglia, in particolare, ha disposto il “non doversi procedere” dall’accusa di concorso esterno, perché l’inchiesta per gli stessi fatti è stata archiviata e mai riaperta.

Noi, adesso, proveremo a raccontare questa storia un po’ più dettagliatamente. Partendo da un elemento, già sottolineato: e cioè che la discarica che ha dato origine a questa vicenda nasce come discarica pubblica. (a destra, Giuseppe Catanzaro) 

Una discarica che, oggi, è diventata privata grazie ai buoni uffici della Regione siciliana. Privata e nelle mani dei fratelli Catanzaro, per l’appunto. 

Il protagonista vero di questa avventura, infatti, è un personaggio che il nostro giornale ha cercato di descrivere più volte ai nostri lettori. Si chiama Giuseppe Catanzaro ed è un grande ‘Professionista dell’Antimafia’. Ruolo che esercita con dedizione insieme con altri due ‘Scienziati’ di Confindustria Sicilia: Antonello Montante, oggi presidente degli industriali siciliani, e Ivan Lo Bello, già presidente di Confindustria Sicilia e oggi vice presidente nazionale, sempre di Confindustria.

Tutto inizia con un’inchiesta sollecitata da Giuseppe Catanzaro che denuncia pressioni, ostacoli e controlli pretestuosi del Comune sulla discarica di Siculiana. Peccato che la discarica era del Comune di Siculiana, che aveva tutti i titoli per effettuare i controlli.  

I fatti risalgono al gennaio del 2007. Il motivo vero del contendere è costituito dal fatto che il Comune di Siculiana, attraverso l’allora Sindaco, Giuseppe Sinaguglia, dichiara alla Commissione Antimafia che un gruppo imprenditoriale intende impadronirsi della discarica pubblica attraverso un considerevole ampliamento.

In quel momento della commissione nazionale Antimafia fa parte, tra gli altri, il parlamentare nazionale del Pd, Giuseppe Lumia, altro ‘Professionsita dell’Antimafia’ del quale il nostro giornale descrive spesso le ‘gesta eroiche’. 

Tornando ai fatti di Siculiana, il Sindaco non è d’accordo. Non capisce perché una discarica pubblica debba diventare privata. Teme, e non ha torto, che a rimetterci saranno i cittadini. Il gruppo Catanzaro, intanto, si muove grzie all’intercessione politica di un parlamentare prima regionale e poi nazionale: Giuseppe Scalia, all’epoca dei fatti esponente di Aleanza nazionale e, contemporaneamente, molto vicino all’allora presidente della Regione siciliana, Totò Cuffaro. 

Lo scontro tra il Sindaco di Siculiana, Sinaguglia, e il gruppo Catanzaro, si consuma sui terreni dove ha sede la discarica. Sinaguglia pensa di difendere gli interessi della collettività. Non vuole che la discarica pubblica finisca nelle mani dei privati.

L’azione dell’allora Sindaco di Siculiana si scontra con il progetto mastodontico di ampliamento della discarica comunale messo in campo dal gruppo Catanzaro. Un progetto che avrebbe consentito, nel tempo – cosa che si è puntualmente verificata – di sotterrare i rifiuti di mezza Sicilia.

Qui la storia si complica. Forse per capire cosa è avvenuto bisognerebbe chiedere ‘lumi’ all’onorevole Pippo Scalia. Sembra, infatti, che è grazie ai suoi buoni uffici che la discarica di Siculiana, da comunale, diventa pubblica attraverso  un intervento legislativo della Regione siciliana. Con il parere positivo dell’Agenzia regionale dei rifiuti che, all’epoca dei fatti, è gestita da Felice Crosta.

Quello che noi ricordiamo è che, a un certo punto, il Comune di Siculiana, a seguito di autorevoli interventi in sede di Commissione nazionale Antimafia, viene sciolto per mafia. Una vicenda giudiziaria che travolge il Sindaco ed i suoi funzionari e tecnici processati per concorso esterno in associazione mafiosa.

Questa, grosso modo, è la fase in cui prende il sopravvento la pirandelliana ‘Ragione degli altri’.

Per essere più chiari, il Sindaco di Siculiana contesta ai fratelli Catanzaro di avere operato nei terreni di proprietà del Comune. Stando alle indagini, lo avrebbero accusato di avere firmato un’ordinanza che vietava all’impresa Catanzaro di entrare con i loro mezzi dentro i terreni di proprietà comunale.

Cosa era successo? I fratelli Catanzaro, come già ricordato, da ex gestori della discarica comunale, vorrebbero ampliarla e gestirla, diventandone i titolari. Anche il Comune di Siculiana, nel frattempo, ha portato avanti un proprio progetto per ampliare e gestire direttamente la discarica, che ad avviso del Sindaco, deve restare pubblica.

Siamo davanti a uno scontro tra due progetti: uno pubblico e uno privato. Stranamente – ma questo nessuno lo dice – l’Antimafia militante è schierata con i privati. L’Antimafia imprenditrice, insomma… 

Il progetto del Comune è già in fase avanzata, se è vero che l’amministrazione di Siculiana ha già pagato le indennità di esproprio ai proprietari dei fondi dove avrebbe dovuto vedere la luce la nuova discarica comunale.

A questo punto si inseriscono i fratelli Catanzaro, che entrano con le loro ruspe nei terreni già espropriati dal Comune di Siculiana. Per tutta risposta, il capo dell’ufficio tecnico del Comune, l’ingegnere Pasquale Amato, oggi assolto, attraverso un’ordinanza ferma le ruspe dei fratelli Catanzaro che, di certo per ‘sbaglio’, si erano introdotte nei terreni di proprietà del Comune.

La storia, a questo punto, da amministrativa, diventa giudiziaria. Il Tribunale di Agrigento, a seguito di una denuncia presentata dai fratelli Catanzaro, convoca l’ingegnere Pasquale Amato per capire come mai ha firmato l’ordinanza che blocca i Catanzaro.

Chiarito in sede legale che l’intervento del Comune è del tutto legale ed è teso a salvaguardare il proprio territorio ed a realizzare il proprio progetto di discarica comunale, i fratelli Catanzaro vanno oltre. Così in questa storia entra anche la mafia. 

Che c’entra la mafia? Forse i fratelli Catanzaro, in quei giorni, subivano richieste di ‘pizzo’. E’ probabile che gli inquirenti abbiano messo insieme le richiesta della mafia con l’azione del Comune che mirava, invece, a tutelare l’interesse pubblico. Fatto sta che l’allora Sindaco e i funzionari del Comune di Siculana, per sette anni, sono stati sopra la ‘graticola’ della Giustizia del nostro stano Paese.   

Oggi, con l’assoluzione, è stato chiarito che l’allora Sindaco e i funzionari del Comune di Siculiana hanno fatto solo il proprio dovere, nell’interesse della collettività. Il finale, per loro, non è da ‘Ragione degli altri’, ma dà loro ragione.

I Catanzaro, intanto, sono diventati i titolari della più grande discarica della Sicilia. Ed è giusto così. Sono ‘Professionisti dell’Antimafia’. Giuseppe Catanzaro è, addirittura, il vice presidente di Confindustria Sicilia. In ogni caso, sulla discarica, nulla da dire: è una delle migliori della Sicilia ed è gestita benissimo.

Ad essere messa male, molto male, invece, è la collettività siciliana che, grazie a un Governo regionale inutile e dannoso – parliamo, ovviamente del Governo Lombardo – si ritrova con la raccolta differenziata quasi a zero e on molte discariche, guarda caso, gestite da privati. Come quella di Siculiana, nata pubblica e diventata privata.

Con i Comuni indebitati fino al collo. Indovinate verso di chi? Offriamo un viaggio a Siculiana a chi indovina…

 


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