Questa volta a mettere in pericolo il ritorno al lavoro di 24mila persone, 8mila solo a Palermo, sono i problemi di liquidità della Regione. A risolvere la vertenza che si trascina da tempo non è bastata la firma della delibera del Cipe che sbloccava 88 milioni di euro. Da domani scattano presidi davanti le prefetture. I lavoratori pronti ad occupare le aule consiliari
Sforato il patto di stabilità, nuovi guai per i forestali Sindacati: «Ennesima beffa, proteste ad oltranza»
Dopo la delibera Cipe il patto di stabilità. L’eterna telenovela dei forestali siciliani si arricchisce di una nuova puntata. E il finale sembra sempre meno a lieto fine. Dopo mesi di annunci e rinvii, proteste e sit-in la scorsa settimana la ratifica da parte del governo della delibera sui finanziamenti pareva aver definitivamente concluso la vertenza che si trascina da tempo. Neppure il tempo di esultare che sulle teste dei 24mila lavoratori, 8mila solo a Palermo, è caduta la nuova tegola. Questa volta a mettere in pericolo il loro ritorno al lavoro sono i problemi di liquidità di Palazzo d’Orleans. L’assessore al Bilancio Baccei avrebbe avvertito i suoi e inviato a Roma l’autorizzazione allo sforamento del patto di stabilità. Nell’attesa di una risposta positiva, però, ai forestali non resta che scendere di nuovo in piazza con presidi ad oltranza in tutte le città dell’Isola. «Facciamo un appello ai sindaci perché ci sostengano in questa battaglia di civiltà – dice Fabrizio Colonna, segretario della Fai Cisl Sicilia -. Chiederemo degli incontri ai prefetti e ai questori per sensibilizzare il Governo su questa emergenza».
Resta, comunque, un dato. «Un tira e molla che nasconde una precisa volontà politica: utilizzare una vertenza delicata per beghe politiche che nulla hanno a che vedere con i lavoratori, sulla cui pelle si continua pericolosamente a giocare» denuncia Colonna. La protesta, assicurano dalla federazione cislina dell’agroalimentare, andrà avanti ad oltranza e i lavoratori si dicono persino pronti ad occupare le aule consiliari. «Siamo allibiti per l’ennesima beffa perpetrata dalla classe dirigente politica, amministrativa e burocratica della Regione», denunciano Cisl e Fai puntando il dito contro «la spocchia degli onorevoli dalla pancia piena che parlano di privilegiati riferendosi a precari e forestali molti dei quali, con l’unico reddito da lavoro, sostentano le loro famiglie». Un esercito che la Sicilia potrebbe porre al servizio del territorio. «Da anni chiediamo – dice Colonna – un utilizzo migliore di questo personale, per renderlo ancora più produttivo. Si tratta di persone con competenze specifiche che potrebbero essere poste a tutela di una terra massacrata, messe in campo per la difesa non solo dagli incendi, ma anche da frane e dal rischio idrogeologico. Un lavoro che potrebbe evitare i disastri che si ripetono puntuali ogni anno».
Una battaglia che vede uniti i confederali. In difesa dei lavoratori, ma soprattutto nelle critiche all’esecutivo targato Crocetta. «Questo governo appare completamente incapace di mantenere gli impegni e procede tra contraddizioni e approssimazione – dice Claudio Barone, leader della Uil -. La politica pensa solo a litigare per le poltrone. Se metà di questo tempo e impegno lo dedicasse, invece, a risolvere i problemi della gente staremmo tutti meglio». Nè è più tenero il segretario generale della Cgil Sicilia, Michele Pagliaro. «L’assessore Baccei – denuncia – non poteva certo ignorare una situazione talmente grave da rischiare di determinare contraccolpi anche in altri settori legati alla spesa pubblica. Richiamiamo alla responsabilità il governo che deve acquisire consapevolezza del fatto che ci troviamo in una situazione di allarme sociale». Perché i lavoratori sono sempre più esasperati e il rischio, neppure tanto nascosto, è che la protesta esploda in forme difficili da gestire. «I lavoratori si sentono presi in giro – dice ancora Barone -, per questo chiediamo alla politica di assumersi le proprie responsabilità e mandare subito i forestali al lavoro senza inventare ancora cavilli su cavilli». Anche perché lo stallo, avverte il segretario generale della Flai Sicilia, Salvatore Tripi, sta determinando «forte tensione tra i lavoratori che rischiano di subire penalizzazioni economiche nell’ordine del 30%. Il governo trovi soluzioni immediate». Che durino, però, più del tempo di un rimpasto.