Sequestro petrolchimico, a breve avvisi di garanzia «Risposta a industrie e ministro, dicevano “tutto ok”»

«Siamo partiti due anni fa da esposti presentati da cittadini, associazioni e Comuni. Ma in tutti questi mesi le segnalazioni e le informazioni non si sono mai arrestate. È una prima risposta che si riesce a dare alla popolazione in questa materia molto complessa». Francesco Paolo Giordano, procuratore capo di Siracusa, è al giro di boa dell’inchiesta sull’inquinamento dell’aria causato dal polo petrolchimico. Le indagini, durate due anni, sono state contrassegnate da audizioni, acquisizioni di dati e documenti (tra cui tutti quelli prodotti dall’Arpa di Siracusa) e dalle perizie di tre esperti nazionali: il chimico Mauro Sanna, l’ingegnere chimico e funzionario Ispra Nazareno Santilli e Rino Felici, dell’Arpa Lazio. Oggi giungono al culmine con il sequestro degli impianti Esso, Isab Nord e Isab Sud. A breve arriveranno anche gli avvisi di garanzia: sono state infatti iscritte nel registro degli indagati poco meno di una decina di persone. 

Gli accertamenti avrebbero dimostrato «un significativo contributo al peggioramento della qualità dell’aria dovuto alle emissioni degli impianti». Di conseguenza il gip di Siracusa ha imposto alle due società un lungo elenco di prescrizioni: interventi che vanno dalla riduzione delle emissioni nell’atmosfera (solo per Esso), all’adeguamento degli impianti esistenti, passando la realizzazione di quelli mancanti e l’aggiornamento del sistema di monitoraggio, con la supervisione dell’Arpa. «Le prescrizioni – sottolinea Giordano a MeridioNews – mirano ad applicare le migliori tecnologie disponibili per ridurre al minimo le emissioni». Un aggiornamento che, per le società, è un obbligo di legge. Adesso Esso e Isab hanno 15 giorni di tempo per decidere se aderire alle prescrizioni. Intanto Esso italiana fa sapere che «il provvedimento, subordinato a misure che sono allo studio dei nostri tecnici, lascia attualmente la raffineria nel suo normale assetto operativo». Mentre Isab sottolinea di «essersi sempre comportata in aderenza alle autorizzazioni che ci sono state rilasciate».

Per chi si batte contro l’inquinamento del quadrilatero industriale Siracusa-Augusta-Priolo-Melilli e spesso è stato costretto a rimanere chiuso in casa a causa dell’aria irrespirabile, è un momento storico, la prima volta in cui formalmente le denunce vengono riconosciute valide da un’istituzione. «È una felicità amara – commenta don Palmiro Prisutto, il parroco di Augusta, in prima linea nella denuncia dell’inquinamento – perché arriva in ritardo e perché c’è da aspettarsi la feroce reazione di chi è stato colpito. Si difenderanno con le unghie e con i denti. È in atto uno scontro tra magistratura e lobby industriali perché la politica non ha agito». Il sequestro riporta all’attenzione il rischio di dover scegliere tra salute e lavoro. «Il lavoro è un problema perché non si sono mai volute creare alternative al petrolchimico, ma una chiusura degli impianti senza le bonifiche sarebbe un danno enorme». 

La decisione del gip di Siracusa arriva pochi mesi dopo un’altra sentenza a suo modo storica. Quella con cui la Corte d’Appello di Roma ha riconosciuto il diritto degli eredi di un operaio di Priolo, morto per mesotelioma, alla rendita per malattia professionale, perché esposto all’amianto. Come lo sono stati, ha sottolineato il giudice, anche tutti gli altri lavoratori del petrolchimico e tutta la popolazione. Eppure, appena due settimane fa, il Cipa (il consorzio industriale formato dalle società del petrolchimico) – che gestisce una rete di centraline per il controllo dell’inquinamento – annunciava il miglioramento della qualità dell’aria negli ultimi dieci anni. «Non posso dire di aver contribuito a trasformare la zona industriale in un eden – ha sottolineato in quell’occasione Salvatore Sciacca, presidente del Cipa – ma di aver aiutato a trasformarla in un luogo dove si può vivere serenamente».

È a lui che Enzo Parisi, referente di Legambiente Siracusa, oggi risponde. «Il sequestro odierno è una risposta al mondo industriale che attraverso il professore Sciacca ci aveva rassicurato, dicendo che era tutto a posto, che non c’era alcun inquinamento ma solo puzza». Il Movimento 5 stelle chiede da anni le dimissioni di Sciacca, che è anche direttore del registro tumori di Catania, Messina ed Enna. Richiesta adesso rilanciata pure dalle deputate del Pd Sofia Amoddio e Marika Cirone Di Marco.

Ma Parisi ricorda come anche nelle sfere più alte ci sia stata la tendenza a girare la testa rispetto alla situazione ambientale del Siracusano. «Oggi – dice l’ambientalista – arriva una risposta anche al ministro dell’Ambiente Galletti che, replicando poco tempo fa a un’interrogazione parlamentare, diceva che a Siracusa era tutto ok e che non aveva ricevuto la lettera con cui l’Arpa chiedeva un intervento normativo, vista la grave situazione nel quadrilatero industriale». Il riferimento è alla lettera, inviata nell’ottobre del 2016 dall’Arpa di Siracusa al ministero e all’Ispra, in cui si denunciava la presenza di inquinanti non convenzionali di natura industriale il cui impatto non è legalmente valutabile, perché non sono attualmente previsti dalle tabelle della normativa vigente. Una lettera che il ministro sostiene di non avere mai ricevuto, ma che dall’Arpa confermano di avere inviato.  

Salvo Catalano

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