Durante una campagna di scavo archeologico, condotta dalla soprintendenza ai Beni culturali in convenzione con l’università di Catania, sono stati portati alla luce i resti di un’antica necropoli di età imperiale romana, oltre ai resti di una struttura quadrangolare, probabilmente un tempio, databile all’incirca allo stesso periodo. Notevole il valore della scoperta secondo gli studiosi, che ne annunciano l’unicità in tutta la provincia etnea.
A portare avanti gli scavi sono stati, oltre agli esperti, diversi studenti dell’ateneo che, a titolo volontario, si sono messi a lavoro per passione e voglia d’imparare. Nella riserva naturale del fiume Fiumefreddo, precisamente in territorio di Calatabiano nella contrada Pianotta, la soprintendenza di Catania, rappresentata dalla dottoressa Maria Teresa Magro, ha condotto scavi archeologici in collaborazione con il professor Edoardo Tortorici, archeologo e docente di Topografia antica all’università di Catania. La stessa Magro sottolinea l’importanza del sito e del suo contenuto, spiegando come prima di tutto ad emergere sia stata una necropoli di età imperiale romana, forse di età severiana (193-235 d.C.).
A stupire la docente è stata la monumentalità delle tombe, probabilmente per persone di alto rango, testimoniata da antiche pitture oltre a un anello in oro. Secondo Magro, inoltre, tutto il complesso «doveva far parte di una statio», un punto di sosta per i viaggiatori, soprattutto alla luce della presenza, a poca distanza, dell’antica via Pompeia, tracciato che collegava Messina a Siracusa, e dei resti di un complesso termale emerso durante scavi svolti diversi decenni prima.
«Questa scoperta – specifica Magro – ha un valore straordinario per il territorio, che adesso ha la possibilità di diventare un’area archeologica, oltre che riserva naturale. Dopo le feste proseguiremo lo scavo assieme, tra gli altri, ai membri dell’Archeoclub di Giarre, e una volta terminato faremo di tutto per poter aprire al pubblico l’intera area. Questo progetto non ha comportato nessun onere per l’ente, e allo stesso tempo abbiamo dato l’opportunità a numerosi futuri archeologi di fare tirocinio ed imparare il mestiere acquisendo tecniche e metodi di lavoro».
Ad est della necropoli sono invece emersi i resti quadrangolari del podio di una struttura ancora da interpretare «Deve ancora essere indagata con esattezza – spiega il professor Tortorici – Ampia circa sei metri per sei, abbiamo scavato fino ad 80 centimetri di profondità senza ancora raggiungere il piano di calpestio. La struttura poteva essere un piccolo edificio di culto, un sacello o una tomba a forma di tempio, ma per informazioni più certe dovremo attendere la fine dello scavo». Tortorici sottolinea che durante lo scavo sono state utilizzate tecniche all’avanguardia, come l’uso di un drone per i rilevamenti fotografici.
Fondamentale anche l’aiuto degli studenti universitari del corso triennale in Beni Culturali e della magistrale in Archeologia, che hanno lavorato senza alcun incentivo economico, mossi dalla sola voglia d’imparare. «È stato molto importante vivere quest’esperienza – racconta una studentessa, Roberta Colonna –, ho imparato moltissimo. Lavorare con il freddo del mese di dicembre non è stato il massimo, ma i sacrifici non ci spaventano». «Lavoriamo di sabato, quindi decidiamo di mettere a disposizione il nostro unico giorno libero per andare allo scavo – aggiunge un’altra studentessa, Giulia Vitale –. Io, come altri, vivo a Catania, quindi ci sono da mettere in conto le spese per gli spostamenti. So però che tutto questo rappresenta un investimento per il mio futuro, qui s’impara facendo quello che si ama di più».
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